Descrizione 1
Daniela Romano
L'indicatore rappresenta l'andamento delle emissioni nazionali di composti organici persistenti per settore di provenienza, dal 1990 al 2022. L’obiettivo del conseguimento di valori di emissione inferiori a quelli del 1990, è stato conseguito sia per gli IPA (-30%) sia per diossine e furani (-43%), seppure con andamenti differenti.
Gli Idrocarburi Policiclici Aromatici (IPA), le diossine e i furani sono composti organici che derivano da attività di produzione energetica, impianti termici e processi industriali. Altre fonti minori di emissione sono il traffico e l'incenerimento di rifiuti organici. Gli IPA sono rilasciati in atmosfera anche da sorgenti naturali quali eruzioni vulcaniche, incendi boschivi e dall'attività di alcune specie di microrganismi. Questi gruppi di sostanze hanno rilevanza sanitaria per la loro tossicità e persistenza nell'ambiente (danno luogo a fenomeni di bioaccumulo) e, in quanto agenti cancerogeni di diversa intensità, sono infatti classificati dall'IARC come cancerogeni certi la 2,3,7,8 Tetraclorodibenzo-para-diossina, probabili gli IPA e possibili le diossine e i furani.
La stima delle emissioni nazionali totali e disaggregate per processo produttivo di IPA, diossine e furani, permette di valutare l'andamento emissivo nel periodo in esame e confrontarlo con l'obiettivo previsto dal Protocollo di Aarhus.
Il Protocollo di Aarhus sugli inquinanti organici persistenti (1998), nell'ambito della Convenzione di Ginevra sull'inquinamento atmosferico transfrontaliero a lunga distanza (1979), indica come obiettivo la riduzione delle emissioni di diossine, furani e IPA al di sotto dei livelli raggiunti nel 1990 (o, in alternativa, ogni altro anno compreso tra il 1985 e il 1995).
Descrizione 2
ISPRA, 2024. Italian Emission Inventory 1990-2022. Informative Inventory Report 2024
ISPRA, Pantaleoni M., Taurino E., De Lauretis R.. Emissioni in atmosfera di PCB e HCB in Italia dal 1990 al 2006, 2008.
R. De Lauretis, Dioxin and furan Italian national and local emission inventories, in “Dioxin’99, 19th International Symposium”, vol.41 pp 487-490, Venezia, 1999
Pastorelli G., De Lauretis R., De Stefanis P., Fanelli. R, Martines C., Morselli L., Pistone L., Viviano G., Sviluppo di fattori di emissione da inceneritori di rifiuti urbani lombardi e loro applicazione all’inventario nazionale delle diossine, su Ingegneria Ambientale ANNO XXX N.1 Gennaio 2001, 2001
Qualificazione dati
Utilizzati i dati ISPRA dell’Inventario nazionale delle emissioni in atmosfera (http://emissioni.sina.isprambiente.it/inventario-nazionale/).
Nazionale
1990 - 2022
Qualificazione indicatore
Stima realizzata nell'ambito della preparazione dell'inventario nazionale delle emissioni in atmosfera. Per quanto riguarda gli IPA l'unità di misura è la tonnellata (t). Per quanto riguarda le diossine e i furani, le emissioni sono riportate in grammi di equivalente tossico secondo la classificazione di tossicità I-Teq (g I-Teq). Per gli inquinanti atmosferici la metodologia utilizzata è quella indicata dall'Agenzia Europea dell'Ambiente (EMEP/EEA Guidebook - 2019). Per la descrizione della metodologia di stima si fa riferimento all'Informative Inventory Report – IIR 2024 (https://www.isprambiente.gov.it/it/pubblicazioni/rapporti/; https://www.ceip.at/status-of-reporting-and-review-results/2024-submission). Per garantire la consistenza e compatibilità dell'inventario, l'aggiornamento annuale delle emissioni comporta la revisione dell'intera serie storica sulla base della maggiore informazione e dei più recenti sviluppi metodologici.
I valori emissivi di IPA si attestano nel 2022 a 63 t, mentre per diossine e furani si osserva un livello pari a 304 gI-Teq. Nel 1990 i livelli emissivi erano pari a 90 t per gli IPA e 529 gI-Teq per diossine e furani. L'obiettivo fissato dal Protocollo di Aarhus, riduzione delle emissioni di diossine, furani e IPA al di sotto dei livelli raggiunti nel 1990, è stato conseguito da entrambe le sostanze (Tabelle 1 e 2).
Le emissioni di IPA e diossine e furani, dal 1990 al 2022, si riducono rispettivamente del 30% e 43%, delineando dunque un trend positivo (Tabelle 1, 2 e Figura 1).
Dati
Tabella 1: Emissioni di IPA - Idrocarburi Policiclici Aromatici per settore
ISPRA
A: Combustione energia e industria di trasformazione; B: Combustione non industriale; C: Combustione industriale; D: Processi produttivi; F: Uso di solventi; G: Trasporti stradali; H: Altre sorgenti mobili; I: Trattamento smaltimento rifiuti; L: Agricoltura.
I valori di emissione sono stati aggiornati coerentemente con l'aggiornamento annuale dell'inventario nazionale delle emissioni.
Tabella 2: Emissioni di Diossine e Furani per settore
ISPRA
A: Combustione energia e industria di trasformazione; B: Combustione non industriale; C: Combustione industriale; D: Processi produttivi; F: Uso di solventi; G: Trasporti stradali; H: Altre sorgenti mobili; I: Trattamento smaltimento rifiuti; L: Agricoltura.
I valori di emissione sono stati aggiornati coerentemente con l'aggiornamento annuale dell'inventario nazionale delle emissioni.
Per quanto riguarda le emissioni di diossine e furani, dal 1990 si evidenzia una generale decrescita per tutti i settori, tranne per i processi produttivi (+20%) (Tabella 2). Nel 2022 le emissioni di diossine e furani derivano: per il 33% dai processi di combustione non industriale, per il 27% dai processi produttivi, dal settore dei rifiuti per il 17%, per il 20% dai processi di combustione nell'industria e per quote minori dal settore del trasporto stradale (3%), dai processi di combustione per la produzione di energia (2%). Una diminuzione marcata si osserva tra il 1995 e il 2002 e tra il 2008 e il 2011 per l'uso di tecnologie di abbattimento nella principale industria nazionale di produzione dell'acciaio (Tabella 2, Figura 1). Le emissioni di IPA presentano nel 2022 una riduzione complessiva rispetto al 1990 pari al 30%. Nel dettaglio si rileva un andamento abbastanza costante dal 1990 al 1999, seguito da una brusca caduta tra il 1999 e il 2000 e una ripresa a partire dal 2005. Il forte calo che si verifica tra il 1999-2000 è da imputarsi principalmente ai miglioramenti tecnologici nei processi produttivi (acciaierie), che vedono ridurre le loro emissioni complessivamente dell’85%, nel periodo 1990-2022. Per contro, le emissioni del settore della combustione non industriale crescono in maniera rilevante durante il periodo in esame (+58%), accentuate dall’ingente aumento di consumo di legna a uso riscaldamento. Questi due settori coprono nel 2022 rispettivamente il 12% e l’80% delle emissioni di IPA totali (Tabella 1, Figura 1).