Descrizione 1
Anna Maria Blumetti, Luca Guerrieri
L'indicatore fornisce informazioni su eventi di fagliazione superficiale associati alla riattivazione di faglie capaci che interessano il territorio italiano, generalmente in occasione di forti terremoti, ma anche a seguito di terremoti di magnitudo relativamente bassa, se questi sono superficiali, come avviene in contesti vulcano-tettonici, quale ad esempio quello dell’Etna. Proprio nell’area etnea, a seguito del terremoto di Fleri del 26 dicembre nel 2018 (Mw 4.9, H=1 km; INGV), si è riattivato, come altre volte nel recente passato, il sistema di faglie Fiandaca - Acicatena - Aciplatani.
Lungo la faglia di Fiandaca è stata documentata una fagliazione superficiale per una lunghezza di circa 5 km. La rottura lungo la faglia di Aciplatani non è stata invece cosismica, ma è comparsa alcune ore dopo l’evento sismico, con fratture aperte pochi cm che dopo alcuni giorni dall’evento hanno raggiunto una lunghezza totale di circa 700 metri. Questi movimenti asismici, cioè non legati a sismi, di dicono per creep, e sono comuni in alcuni settori dell’apparato etneo.
Il danneggiamento legato all’evento sismico è stato localizzato essenzialmente lungo le zone di fagliazione superficiale, che erano state interessate dallo stesso fenomeno più volte in passato, anche molto recentemente, a dimostrazione dell’importanza di evidenziare le aree ove sono presenti faglie capaci e di tenerne conto nella pianificazione territoriale.
Le faglie che si sono riattivate nel 2018 erano già contenute nel database ITHACA, l'inventario delle faglie capaci in Italia realizzato da ISPRA, che fornisce lo stato delle conoscenze sulla distribuzione nel territorio nazionale delle faglie potenzialmente in grado di produrre fagliazione in superficie.
L'indicatore fornisce lo stato delle conoscenze sulla distribuzione nel territorio nazionale delle faglie capaci, cioè di quelle fratture della crosta terrestre potenzialmente in grado di riattivarsi in un prossimo futuro (in associazione a eventi sismici) o che si muovono lentamente con continuità (creep asismico), dislocando o comunque deformando la superficie del terreno (fagliazione superficiale).
Le informazioni relative a queste faglie, quali giacitura, geometria, cinematica, terremoti associati e tasso di deformazione medio, sono raccolte in un catalogo (ITHACA - ITaly HAzard from CApable faults) realizzato e gestito da ISPRA, costituito da un database, periodicamente aggiornato, e da una cartografia di dettaglio gestita in ambiente GIS.
Le dislocazioni lungo le faglie capaci sono in grado di produrre danneggiamenti, anche rilevanti, alle strutture antropiche che le attraversano. L'indicatore riporta inoltre, in maniera analitica, eventi di fagliazione superficiale o di deformazione del suolo in corrispondenza di faglie capaci eventualmente occorsi nel periodo analizzato.
L'informazione sull'ubicazione e sulle caratteristiche delle faglie capaci è di grande importanza pratica per la pianificazione territoriale, che ne dovrebbe tenere adeguatamente conto; le strutture antropiche (infrastrutture, costruzioni) dovrebbero essere possibilmente collocate ad adeguata distanza dalle faglie capaci o essere progettate con opportuni accorgimenti tecnici in grado di accomodare la deformazione tettonica.
Indirizzi e criteri generali per gli studi di Microzonazione Sismica della Commissione tecnica per la microzonazione sismica, Dipartimento della Protezione Civile (2009).
Linee guida per la gestione del territorio in aree interessate da Faglie Attive e Capaci (FAC), versione 1.0, Dipartimento della protezione civile (2015).
Il problema della fagliazione superficiale è stato considerato negli Indirizzi e criteri per la microzonazione sismica, approvati dalla Conferenza delle Regioni e Province Autonome (2008) e pubblicati dal Dipartimento di Protezione Civile nel marzo 2009. In tali indirizzi, si raccomanda la necessità di effettuare studi di dettaglio di tipo sismotettonico e paleosismologico (attraverso l'escavazione e l'analisi di trincee esplorative) finalizzati a fornire una cartografia della zona di faglia (traccia principale e fascia di rispetto o setback), alla scala 1:5.000. Successivamente il Dipartimento di Protezione Civile (2015) ha emanato le “Linee guida per la gestione del territorio in aree interessate da Faglie Attive e Capaci (FAC)”, definite come quelle faglie per le quali sia testimoniata l’attività, con deformazione che arriva alla superficie topografica, negli ultimi 40.000 anni.
Vengono inoltre individuate le Faglie Potenzialmente Attive e Capaci (FPAC) per le quale gli studi dimostrano un’attività durante il Pleistocene medio - superiore, che nella microzonazione di livello 3 devono essere investigate con indagini appropriate al fine di identificarne l’eventuale attività negli ultimi 40.000 anni.
Relativamente alla singola FAC, nella microzonazione di livello 1, deve essere costruita una microzona omogenea tale da comprendere la supposta traccia del piano di rottura principale e i probabili fenomeni deformativi del terreno ad esso correlati. Questa zona viene denominata “Zona di Attenzione” per FAC e rimanda obbligatoriamente a livelli di approfondimento specifici, propri del livello 3, ove verranno costruite delle zone di Suscettibilità e di Rispetto per FAC.
Descrizione 2
Bella D., Tringali G., Boso D., Livio F., Ferrario M.F., A. M. Michetti, Porfido S, Blumetti A. M., Di Manna P., Vittori E. (2019) - Surface faulting and environmental effects accompanying the Dec. 26, 2018, Mw 4.9 Fleri earthquake, Mt. Etna volcano Italy. Abstract Volume, XX INQUA Congress, Dublin, 25-31 July 2019.
https://app.oxfordabstracts.com/events/574/submissions/89724/abstract-book-view
Un limite di tale indicatore è rappresentato dalla difficoltà di rappresentare in modo omogeneo i dati a scala nazionale, a causa dell'assenza di studi di pari dettaglio e qualità.
Aggiornamento delle ricerche.
Qualificazione dati
Catalogo ITHACA-ITaly HAzard from CApable ISPRA
La Figura 1 inquadra il pattern della fagliazione superficiale del terremoto di Fleri del 26 dicembre nel contesto delle faglie attive e capaci note in letteratura e presenti nel database ITHACA (ITaly HAzard from CApable faults) relativamente all’area Etnea.
La Figura 2 mostra una casa nella zona di Santa Maria la stella, resa inagibile dalla fagliazione superficiale cosismica del terremoto del 26/12/2018. Questa casa è costruita lungo la faglia di Fiandaca. Da notare come la rottura principale sia localizzata circa a metà di un pendio (si tratta di una cosiddetta “scarpata d faglia”) che è l’espressione morfologica della faglia capace, censita e mappata con molta precisione nel database ITHACA di ISPRA. A seguito dell’evento, l’abitazione, oltre ad essere stata attraversata dalle fratture visibili in foto, si è inclinata di alcuni gradi, cosa che non può essere recuperata da alcun intervento edilizio.
La Figura 3 mostra le fratture dall’altra parte della strada rispetto alla Figura 2. Anche questo scatto mostra come le fratture si localizzino in corrispondenza di una scarpata che è una scarpata di faglia.
Le Figure 4 e 5 documentano altri siti affetti dalla fagliazione superficiale associata al terremoto di Fleri del 26 dicembre nel 2018.
2000-2018
Qualificazione indicatore
Analisi bibliografiche e studi in sito
Nel 2018, a seguito del terremoto di Fleri del 26 Dicembre (Mw 4.9, H=1 km; INGV) si è riattivato il sistema di faglie Fiandaca - Acicatena – Aciplatani, dando luogo a vistosi fenomeni di fagliazione superficiale.
In particolare lungo la faglia di Fiandaca sono state mappate rotture orientate N - S, NNW - SSE, e NW – SE, pressoché continue, per una lunghezza di circa 5 km, caratterizzate da aperture da 20 cm a circa 1,5 metri e da dislocazioni sia verticali, sia orizzontali, con componente destra, rispettivamente di 10 - 30 cm e 2 - 15 cm.
La rottura lungo la faglia di Aciplatani non è stata invece cosismica, ma è comparsa alcune ore dopo l’evento sismico, caratterizzata da fratture aperte pochi cm. Queste, alcuni giorni dopo l’evento hanno raggiunto una lunghezza di circa 700 metri. Questi movimenti non legati a sismi si definiscono "per creep" e sono comuni in alcuni settori dell’apparato etneo. Lungo la faglia di Aciplatani eventi di rotture in superficie per creep sono un fenomeno ricorrente e sono stati riportati in passato (1879, 1886 e 1899).
Il danneggiamento legato all’evento sismico è stato localizzato essenzialmente lungo le zone di fagliazione superficiale, zone che erano state interessate dallo stesso fenomeno più volte in passato (la faglia di Fiandaca, ha generato fagliazione in superficie durante i sismi 07/01/1875, 8/08/1894, 07/12/1907, 07/05/1914, 03/08/1931, 19/06/1984, 19/10/1984, 25/10/1984, 11/11/1997), a dimostrazione dell’importanza di evidenziare le aree soggette a faglie capaci e di tenerne conto nella pianificazione territoriale.
L’evento di fagliazione superficiale osservato in occasione del terremoto del 2018 nell’area etnea ha interessato faglie attive e capaci già conosciute e comprese in ITHACA, il catalogo delle faglie capaci che interessano il territorio italiano.
In generale, lo stato attuale delle conoscenze sulle faglie capaci è nel complesso discreto, ma è ancora necessario approfondire e ampliare le ricerche per giungere al dettaglio indispensabile per una soddisfacente valutazione della pericolosità legata alla fagliazione superficiale e una conseguente pianificazione territoriale che ne possa tenere adeguatamente conto. Il database è in periodico aggiornamento. L'indicatore è legato a un fenomeno naturale di origine endogena sul quale l'uomo non può avere alcun controllo. È pertanto sulla vulnerabilità del territorio che l'attenzione deve concentrarsi e concretizzarsi in scelte di pianificazione responsabili.