Descrizione 1
Marina Vitullo
L’indicatore fa riferimento allo stock di carbonio, ovvero la quantità di carbonio fissata in Italia nei diversi serbatoi forestali, e alla variazione di stock di carbonio (carbon sink), che tiene conto del carbonio assorbito e alla quantità rilasciata (emissioni) per effetto di incendi, prelievi e mortalità naturale degli ecosistemi forestali nazionali. Il carbon stock e il carbon sink rappresentano indicatori efficaci per valutare lo stato delle risorse forestali di una nazione, essendo influenzati dalla produttività delle foreste e, in senso negativo, dai disturbi sia naturali sia antropici cui sono soggette (incendi, prelievi, parassiti e patogeni, mortalità naturale, ecc.). Gli stock di carbonio nelle foreste italiane sono in aumento, segnando un bilancio positivo tra le emissioni e gli assorbimenti di gas serra (carbon sink). Ciò è legato da una parte alle politiche di conservazione e di tutela delle foreste; dall'altra, a causa di complessi motivi economici e sociali, a una riduzione del volume dei prelievi legnosi. Maggiore preoccupazione destano le emissioni legate agli incendi. L'andamento del carbon sink, nel periodo 1990-2022 è fortemente condizionato dalla riduzione di assorbimento di gas serra connesse alle superfici percorse annualmente dagli incendi. È particolarmente evidente, infatti, l'effetto delle perdite di biomassa dovute a incendi nel 1990, 1993, 2007 e nel 2017 sul trend del carbon sink. Da ciò si intuisce il ruolo chiave degli incendi sul contributo che le foreste nazionali possono dare al ciclo globale del carbonio.
Le foreste hanno un ruolo importante nel ciclo globale del carbonio. Le foreste, infatti, rappresentano il bioma con la più alta densità di carbonio, da poche decine fino a diverse centinaia di tonnellate di anidride carbonica (CO2) per ettaro; inoltre, esse sono il bioma più diffuso sul pianeta, estendendosi su 3,9 miliardi di ettari, circa il 30% delle terre emerse. Si stima che le foreste globali immagazzinino oltre 1.100 miliardi di t di carbonio (GtC) nei loro diversi serbatoi (biomassa viva e morta e suolo). Inoltre scambiano grandi masse di carbonio con l'atmosfera attraverso l'assorbimento di CO2 con la fotosintesi e il rilascio attraverso la respirazione delle piante e del suolo e i vari tipi di disturbo cui sono soggette (incendi, uragani, attacchi di patogeni e parassiti, pascolo, prelievi legnosi e interventi selvicolturali). L'indicatore fa riferimento al carbon stock, vale a dire alla quantità di carbonio fissata in Italia nei diversi serbatoi forestali, e alla variazione di stock di carbonio (carbon sink), che tiene conto del carbonio assorbito e alla quantità rilasciata (emissioni) per effetto di incendi, prelievi e mortalità naturale degli ecosistemi forestali nazionali. Il carbon stock e il carbon sink rappresentano indicatori efficaci per valutare lo stato delle risorse forestali di una nazione, essendo influenzati dalla produttività delle foreste e, in senso negativo, dai disturbi sia naturali sia antropici cui sono soggette (incendi, prelievi, parassiti e patogeni, mortalità naturale, ecc.). Essi sono utili per valutare anche il livello di conservazione e di sostenibilità della gestione forestale. Il carbon stock e il carbon sink, inoltre, indicano il contributo che le foreste nazionali possono dare alla mitigazione dell'effetto serra e al raggiungimento degli obiettivi di contenimento delle emissioni di gas climalteranti che il nostro Paese ha assunto nell'ambito dell'Accordo di Parigi, della Convenzione Quadro delle Nazioni Unite sui Cambiamenti Climatici (United Nations Framework Convention on Climate Change, UNFCCC).
Fornire una stima della capacità di fissazione di carbonio da parte delle foreste italiane e del loro ruolo nelle strategie di mitigazione dei cambiamenti climatici e di raggiungimento degli impegni internazionali, dal Protocollo di Kyoto all'accordo di Parigi, e nell'ambito degli impegni comunitari del Quadro 2030 per il clima e l'energia.
Convenzione Quadro delle Nazioni Unite sui Cambiamenti Climatici (UNFCCC)
Linee guida Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC)
Accordo di Parigi
Regolamento (UE) 2018/841
Regolamento (UE) 2018/842
Regolamento (UE) 2018/1999 relativo alla governance dell'Unione dell'energia, il quale reca istituti e procedure per conseguire gli obiettivi dell'Unione per il 2030 in materia di energia e di clima.
L’UNFCCC, riconoscendo che i cambiamenti climatici sono una delle minacce più serie per l’umanità, ha definito un quadro operativo per arginare il continuo aumento della concentrazione in atmosfera dei gas serra. La stessa UNFCCC - riconoscendo la funzione di mitigazione dell’effetto serra da parte delle foreste - richiede alle nazioni di adottare misure per migliorare e conservare gli ecosistemi, e segnatamente le foreste, che possono agire come riserve e assorbitori (sink) di gas a effetto serra. Nell’ambito della Convenzione Quadro delle Nazioni Unite sui Cambiamenti Climatici (UNFCCC) e dal 2024 nell’ambito dell’Accordo di Parigi, ogni Paese deve compilare annualmente l’Inventario nazionale delle emissioni e degli assorbimenti dei gas a effetto serra, non inclusi nel Protocollo di Montreal, riportando la serie storica, dal 1990, delle emissioni nel National Inventory Report – NIR, secondo le linee guida redatte a livello internazionale dall’Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC) e adottate dalla Conferenza delle Parti (COP) della Convenzione. Il settore LULUCF (Land Use, Land Use Change and Forestry), uno dei quattro settori dell’Inventario nazionale, riporta le stime relative agli assorbimenti e alle emissioni di gas serra derivanti dalle attività di uso delle terre, cambiamento di uso delle terre e gestione forestale. Tra i diversi usi delle terre, quello forestale è senz’altro il più rilevante, a causa degli ingenti serbatoi di carbonio e dei relativi flussi di gas serra generati dalla gestione forestale e dai cambiamenti di utilizzo delle terre da e verso l’uso forestale.
Le politiche su clima ed energia hanno subito una profonda revisione a seguito della sottoscrizione dell’Accordo di Parigi, il cui obiettivo è il contenimento dell’aumento della temperatura media globale ben al di sotto dei 2°C e cercando di limitare l’aumento a 1.5°C rispetto ai livelli preindustriali.
Nell’ambito dell’Accordo di Parigi l’obiettivo, per l’Unione Europea, è la riduzione delle emissioni di gas serra di almeno il 55% rispetto all’anno 1990, entro il 2030. Tale obiettivo è ripartito tra i settori Emissions Trading System (ETS) e non-ETS.
Il regolamento (UE) 857/2023 Effort Sharing ha fissato gli obiettivi di riduzione delle emissioni rispetto ai livelli del 2005 per gli Stati Membri per i settori non-ETS (-43.7% per l’Italia), mentre il regolamento (UE) 839/2023 LULUCF: definisce gli impegni per il settore LULUCF nel quadro 2030 per il clima e l’energia, prevendo una neutralità tra assorbimenti ed emissioni al 2025 ed un target per il 2030. Nell’ambito del regolamento (UE) 839/2023 LULUCF, l’Italia ha trasmesso il Piano Nazionale di contabilizzazione forestale dell’Italia, redatto da ISPRA con il contributo del Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali, che include il livello di riferimento proposto per le foreste per il periodo dal 2021 al 2025.
Descrizione 2
ISPRA, 2024. Italian Greenhouse Gas Inventory 1990-2022 - National Inventory Report 2024 - Annual Report for submission under the UN Framework Convention on Climate Change and the European Union’s Regulation (UE) 2018/1999. ISPRA, Rapporti 398/2024 https://emissioni.sina.isprambiente.it/wp-content/uploads/2024/05/NIR2024-Rapporto-398-2024.pdf
ISPRA, 2024. Le emissioni di gas serra in Italia. Obiettivi di riduzione al 2030. ISPRA, Rapporti 399/2024 https://emissioni.sina.isprambiente.it/wp-content/uploads/2024/05/Rapporto-399-2024-Le-emissioni-di-gas-serra-in-Italia.pdf
IPCC 2006, 2006 IPCC Guidelines for National Greenhouse Gas Inventories, Prepared by the National Greenhouse Gas Inventories Programme, Eggleston H.S., Buendia L., Miwa K., Ngara T. and Tanabe K. (eds). Published: IGES, Japan.
Federici S, Vitullo M, Tulipano S, De Lauretis R, Seufert G, 2008. An approach to estimate carbon stocks change in forest carbon pools under the UNFCCC: the Italian case. iForest 1: 86-95 URL: http://www.sisef.it/iforest/contents/?id=ifor0457-0010086
Gasparini, P., Di Cosmo, L., Pompei, E. (Eds.), 2013. Il contenuto di carbonio delle foreste italiane. Inventario Nazionale delle Foreste e dei serbatoi forestali di Carbonio INFC2005. Metodi e risultati dell’indagine integrativa. Consiglio per la Ricerca e la sperimentazione in Agricoltura.
MATTM, 2019, National Forestry Accounting Plan, https://www.minambiente.it/sites/default/files/archivio/allegati/clima/nfap_final_resubmission_2019_clean.pdf Inventario Nazionale delle Foreste e dei serbatoi forestali di Carbonio: www.infc.it; https://www.inventarioforestale.org/
Carabinieri, Comando unità forestali, ambientali e agroalimentari: https://www.carabinieri.it/arma/oggi/organizzazione/organizzazione-per-la-tutela-forestale-ambientale-e-agroalimentare
United Nations Framework Convention on Climate Change: www.unfccc.int
ISTAT: www.istat.it
Qualificazione dati
ISPRA, Inventario delle emissioni in atmosfera (http://www.sinanet.isprambiente.it/it/sia-ispra/serie-storiche-emissioni)
Nazionale; Regionale
1990-2022
Qualificazione indicatore
Le stime del carbonio presente nei diversi serbatoi forestali sono state effettuate tramite l'uso del modello For-est (Federici et al., 2008) basato sulla metodologia IPCC, per i seguenti serbatoi di carbonio: biomassa epigea e ipogea, necromassa e lettiera.
Tale modello, usato per stimare l'evoluzione nel tempo degli stock dei serbatoi forestali italiani, è stato applicato a scala regionale (NUT2), utilizzando, come input per il modello, i dati di superficie e i dati quantitativi, per regione e categoria inventariale, degli inventari forestali nazionali (1985, INFC2005 e INFC2015) realizzati dal Comando unità forestali, ambientali e agroalimentari, Carabinieri; i dati delle superfici forestali percorse da incendi dal Comando unità forestali, ambientali e agroalimentari - Carabinieri; i dati relativi ai prelievi legnosi forniti dall'ISTAT.
Dettagli sulle metodologie e sui dati utilizzati per la stima delle emissioni e degli assorbimenti sono riportati nel NIR (ISPRA, 2024).
Nel 2022 la quantità di carbonio fissato nelle foreste italiane (carbon stock) è stata pari a circa 679,2 milioni di tonnellate di carbonio (MtC). Di queste, 511.4 Mt C (75,3% del totale) sono stoccate nella biomassa epigea, 102,9 Mt C (15,1% del totale) nella biomassa ipogea, 16,0 Mt C nella necromassa (2,4% del totale) e 48,9 MtC nella lettiera (7,2% del totale) (Figura 1).
La ripartizione, a livello regionale, dello stock di carbonio (Figura 2) è fortemente correlata alla frazione di superficie coperta da foreste.
Gli stock di carbonio nelle foreste italiane sono in aumento, segnando un bilancio positivo tra le emissioni e gli assorbimenti di gas serra (carbon sink). Ciò è legato da una parte alle politiche di conservazione (con bassi indici di deforestazione) e di tutela delle foreste; dall'altra, a causa di complessi motivi economici e sociali, a una riduzione del volume dei prelievi legnosi (anche se negli ultimi anni, soprattutto a causa degli alti prezzi dell'energia, si è registrata una ripresa dei prelievi di legna a fini energetici). Un aumento del carbonio sequestrato si registra in quelle aree usate in precedenza per altri scopi e convertite poi in foreste, per via degli interventi di riforestazione (terreni già in precedenza forestali) e afforestazione (terreni in precedenza non forestali), di carattere sia intenzionale, sia naturale (colonizzazione naturale da parte di specie forestali su ex-coltivi o altro). Maggiore preoccupazione destano le emissioni legate agli incendi, che hanno un impatto sulla variazione di carbonio stoccato nei diversi serbatoi forestali.
Dati
Figura 1.29_Carbon stock in Italia_ ripartizione nei diversi serbatoi forestali
Figura 1.30_Carbon stock dei diversi serbatoi forestali_ ripartizione per regione
Figura 1.31_La variazione di stock di carbonio (carbon sink) nei diversi serbatoi forestali in Italia
Il carbonio sequestrato dai serbatoi forestali italiani è aumentato in maniera costante, principalmente a causa dell'espansione delle superfici coperte da foreste, dovuta prevalentemente a una ricolonizzazione di aree marginali e di terre non più coltivate. Nel 2022, la variazione di stock di carbonio (carbon sink) delle foreste italiane è stata pari a 6,2 MtC (pari a 22,6 Mt di CO2); tale variazione tiene conto degli accrescimenti e delle perdite (dovute ai prelievi legnosi, agli incendi e alle cause naturali). L'andamento del carbon sink, nel periodo 1990-2022 (Figura 3), è fortemente condizionato dalle superfici percorse annualmente dagli incendi, e dalla conseguente riduzione degli assorbimenti di carbonio. È particolarmente evidente, infatti, l'effetto delle perdite di biomassa dovute a incendi nel 1990, 1993, 2007 e nel 2017 sul trend del carbon sink. Da ciò si intuisce il ruolo chiave degli incendi sul contributo che le foreste nazionali possono dare al ciclo globale del carbonio.