Descrizione 1
Eleonora Di Cristofaro, Palomba Francesca
L’indicatore descrive le emissioni di gas serra (CH4, N2O, CO2) in atmosfera prodotte dal settore agricolo, dovute principalmente alla gestione degli allevamenti e all’uso dei fertilizzanti e permette di valutare il peso del settore rispetto al totale di emissione nazionale e il raggiungimento degli obiettivi di riduzione. L'andamento delle emissioni di gas serra del settore agricoltura a partire dal 1990 è in tendenziale diminuzione; tuttavia, ulteriori interventi di riduzione dovranno essere intrapresi per raggiungere gli obiettivi stabiliti nell’ambito della Convenzione Quadro delle Nazioni Unite sui Cambiamenti Climatici (United Nations Framework Convention on Climate Change, UNFCCC), del Protocollo di Kyoto e delle Direttive europee. In particolare, l’obiettivo al 2030 per l’Italia fissato dal Regolamento Effort Sharing (2023/857/EC) è pari a -43,7% di riduzione delle emissioni complessive di gas serra dei settori agricoltura, civile, trasporti, rifiuti e impianti industriali non inclusi nella Direttiva EU-ETS (European Union Emission Trading Scheme), rispetto ai livelli del 2005. Nel 2022, le emissioni di gas serra dall’agricoltura hanno un peso marginale rispetto al totale delle emissioni dei settori del Regolamento Effort Sharing, pari all’11,2%; mentre la riduzione delle emissioni di gas serra del settore agricoltura rispetto al 2005 è pari a -12,2%.
La fermentazione enterica dovuta al processo digestivo, in particolare dei ruminanti, la gestione delle deiezioni prodotte dal bestiame, i processi fisico-chimici e biologici che avvengono nei suoli agricoli, la gestione delle risaie e la combustione dei residui agricoli liberano in atmosfera due importanti gas serra: metano (CH4) e protossido di azoto (N2O). Sono imputabili, inoltre, al settore agricoltura le emissioni di anidride carbonica (CO2) derivanti dall’applicazione al suolo di urea e calce e all'uso di altri fertilizzanti contenenti carbonio. L’indicatore rappresenta le emissioni di questi gas serra di origine agricola, calcolate a partire da indicatori statistici di attività e fattori di emissione, secondo la metodologia di riferimento sviluppata dall'Intergovernmental Panel on Climate Change Change (IPCC, 2006). Le emissioni di CH4 e N2O vengono convertite in equivalenti quantità di biossido di carbonio (CO2 eq.) moltiplicando le emissioni dei due gas per il relativo potenziale di riscaldamento globale (GWP, Global Warming Potential), pari a 265 per N2O e 28 per CH4.
Stimare le emissioni nazionali di gas serra prodotte dal settore agricolo, al fine di verificarne l'andamento e il raggiungimento gli obiettivi di riduzione definiti dalla normativa vigente. L'indicatore è utile, inoltre, per valutare il contributo dell'agricoltura al totale nazionale delle emissioni di gas serra.
- Convenzione Quadro delle Nazioni Unite sui Cambiamenti Climatici (1992) ratificata con legge n. 65 del 15/01/94;
- Protocollo di Kyoto (1997) ratificato con legge n. 120 del 01/06/02;
- Delibera CIPE del 19/12/2002; Emendamento di Doha al Protocollo di Kyoto (2012);
- Accordo di Parigi (2016);
- Regolamento europeo (1999/2018);
- Decisione Effort Sharing (406/2009/EC);
- Regolamento Effort Sharing (842/2018/EC);
- Regolamento Effort Sharing (2023/857/EC).
A livello europeo, gli obiettivi di riduzione delle emissioni complessive di gas serra al 2020 sono fissati dal Regolamento europeo (525/2013), relativo al Meccanismo di Monitoraggio delle emissioni di gas serra dell’Unione Europea, abrogato dal Regolamento europeo 1999/2018 relativo alla governance dell'Unione dell'energia e dell'azione per il clima, che prevede istituti e procedure per conseguire gli obiettivi e traguardi dell'Unione dell'energia, e in particolare i traguardi dell'Unione fissati per il 2030 in materia di energia e di clima. L'Unione Europea e i suoi Stati membri, nell’ambito della Convenzione Quadro delle Nazioni Unite sui Cambiamenti Climatici (United Nations Framework Convention on Climate Change, UNFCCC), del Protocollo di Kyoto e successivamente in base all’Emendamento di Doha al Protocollo di Kyoto del 2012 e all’Accordo di Parigi del 2016, hanno stabilito di ridurre le loro emissioni collettive del 20% entro il 2020 e del 40% entro il 2030, rispetto ai livelli del 1990. Considerando le emissioni complessive derivanti dai settori non EU-ETS (European Union Emissions Trading Scheme - EU ETS), che oltre al settore agricoltura includono trasporti, civile, rifiuti e impianti industriali non inclusi nella Direttiva EU-ETS, l’obiettivo di riduzione per l’Italia al 2020 stabilito dalla Decisione Effort Sharing (406/2009), pari a -13% rispetto alle emissioni di gas serra del 2005 è stato raggiunto. L’obiettivo di riduzione al 2030 è stato modificato al rialzo, da -33% a -43,7%, in base al Regolamento Effort Sharing (2023/857/EC), che ha sostituito il precedente Regolamento Effort Sharing (842/2018/EC). Gli obiettivi specifici dei singoli Stati membri sono aumentati in linea con l’approvazione della variazione dell’obiettivo europeo di riduzione delle emissioni di gas serra dal 40% al 55% entro il 2030 rispetto ai livelli del 1990 e in linea con i nuovi obiettivi di riduzione dei settori Effort Sharing, al livello europeo dal 30% al 40% entro il 2030, rispetto al 2005. Per il raggiungimento degli obiettivi al 2030 dedicati all’energia e al clima, è stata predisposta dal MASE a giugno 2023 una bozza del Piano Nazionale Integrato per l’Energia e il Clima (PNIEC), la cui versione definitiva sarà trasmessa alla Commissione europea entro il 30 giugno 2024.
Descrizione 2
- AA.VV., 2021. Strategia italiana di lungo termine sulla riduzione delle emissioni dei gas a effetto serra. https://www.mase.gov.it/sites/default/files/lts_gennaio_2021.pdf
- CE, 2020. Raccomandazioni della Commissione per il piano strategico della PAC dell’Italia SDW (2020) 396 final. https://www.reterurale.it/PAC_2023_27/PianoStrategicoNazionale
- Cóndor R.D., Di Cristofaro E., De Lauretis R., 2008. Agricoltura: inventario nazionale delle emissioni e disaggregazione provinciale. Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale. Rapporto ISPRA 85/2008. Roma, Italia. URL: https://www.isprambiente.gov.it/it/pubblicazioni/rapporti/agricoltura-inventario-nazionale-delle-emissioni-e
- Cóndor R.D., 2011. Agricoltura: emissioni nazionali in atmosfera dal 1990 al 2009. Rapporto ISPRA 140/2011. Roma, Italia. URL: https://www.isprambiente.gov.it/it/pubblicazioni/rapporti/agricoltura-emissioni-nazionali-in-atmosfera-dal
- IPCC, 2006. 2006 IPCC Guidelines for National Greenhouse Gas Inventories, Prepared by the National Greenhouse Gas Inventories Programme, Eggleston H.S., Buendia L., Miwa K., Ngara T. and Tanabe K. (eds). Published: IGES, Japan. URL: https://www.ipcc-nggip.iges.or.jp/public/2006gl/vol4.html
- ISPRA, 2024 [a]. Italian Greenhouse Gas Inventory 1990-2022. National Inventory Report 2024. Rapporto ISPRA 398/2024. URL: https://emissioni.sina.isprambiente.it/inventario-nazionale/
- ISPRA, 2024 [b]. Serie storiche delle emissioni di gas serra 1990-2022. URL: https://emissioni.sina.isprambiente.it/inventario-nazionale/
- ISPRA, 2024 [c]. Le emissioni di gas serra in Italia: obiettivi di riduzione al 2030 Rapporto ISPRA 399/2024. URL: https://www.isprambiente.gov.it/files2024/pubblicazioni/rapporti/rapporto-399-24-le-emissioni-di-gas-serra-in-italia.pdf
- ISTAT, 2024. Dati annuali sulla consistenza del bestiame, sulla produzione di latte, sui mezzi di produzione, sulle coltivazioni. Istituto Nazionale di Statistica. URL: http://dati.istat.it/
Qualificazione dati
ISPRA, Inventario delle emissioni in atmosfera (http://emissioni.sina.isprambiente.it/inventario-nazionale/)
Nazionale
1990-2022
Qualificazione indicatore
L'indicatore rappresenta la stima delle emissioni nazionali di gas a effetto serra prodotte dal settore agricolo (Cóndor et al., 2008; Cóndor, 2011), elaborate secondo la metodologia descritta nelle linee guida dell'IPCC (IPCC, 2006). Le emissioni del settore agricoltura si riferiscono alle seguenti categorie emissive: fermentazione enterica, gestione delle deiezioni animali, coltivazione delle risaie, suoli agricoli, combustione dei residui agricoli, applicazione al suolo di urea e calce e uso di altri fertilizzanti contenenti carbonio. La stima delle emissioni viene effettuata nell'ambito della realizzazione dell'inventario nazionale delle emissioni in atmosfera attraverso l'uso di appropriati fattori di emissione e/o modelli di stima. Le emissioni di gas serra vengono quindi convertite in termini di CO2 eq., moltiplicando le emissioni di ciascun gas serra per il relativo potenziale di riscaldamento globale. Nel National Inventory Report - NIR (ISPRA, 2024 [a]) è descritta la metodologia di stima e i dati usati, sono riportati i dati di emissione, l’analisi dei trend e delle categorie emissive principali, le attività di controllo e qualità dei dati, la pianificazione delle attività di miglioramento delle stime. Ogni anno i dati di emissione (ISPRA, 2024 [b]), comunicati tramite il Common Reporting Format (CRF) e il NIR, vengono inviati al Segretariato dell'UNFCCC.
L’ obiettivo di riduzione al 2030 fissato dal Regolamento Effort Sharing (2023/857/EC) per l’Italia è pari a -43,7% di riduzione delle emissioni complessive di gas serra dei settori agricoltura, civile, trasporti, rifiuti e impianti industriali non inclusi nella Direttiva EU-ETS, rispetto ai livelli del 2005. Nel 2022, le emissioni di gas serra derivanti dall’agricoltura sono state pari a 30,8 Mt CO2 eq., il cui peso rispetto ai settori della Decisione Effort Sharing è pari all’11,2% (si veda indicatore “Emissioni di gas serra nei settori ETS ed ESD”); rispetto al 2005 la riduzione relativa al solo settore agricolo è pari a -12,2%. Nel 2022, le emissioni di gas serra derivanti dall’agricoltura rappresentano il 7,4 % delle emissioni totali di gas serra (Tabella 1). L’analisi per gas evidenzia come il 67,7% delle emissioni derivi dalle emissioni di metano, il 31,5% dalle emissioni di protossido di azoto e solo lo 0,8% dipenda dall’anidride carbonica (Figura 2)
La riduzione delle emissioni di gas serra derivanti dall’agricoltura nel 2022 rispetto al 1990 è stato pari al 18,9%, passando da 38,0 Mt CO2 eq. nel 1990 a 30,8 Mt CO2 eq. nel 2022. Analizzando la variazione per gas serra, le emissioni di CH4, N2O e CO2 sono diminuite rispettivamente del 15,4%, 24,3%, 53,9% (Tabella 1). Dall'esame della variazione per categoria emissiva, le emissioni prodotte da fermentazione enterica (CH4) e dalla gestione delle deiezioni animali (CH4 e N2O) sono diminuite rispettivamente del 15,2% e del18,0%, quelle derivanti dalla coltivazione del riso (CH4) e dai suoli agricoli (N2O) hanno registrato una riduzione del 26,4% e del 22,5%, rispettivamente (Figura 1). Tale andamento è attribuibile fondamentalmente alla contrazione del numero di capi allevati per alcune specie zootecniche, alla riduzione dell’uso di fertilizzanti azotati sintetici e delle superfici e produzioni agricole. La Politica Agricola Comune (PAC), in particolare, con le misure previste dai sostegni diretti agli agricoltori e agli interventi di mercato, ha avuto un ruolo significativo nella contrazione delle emissioni dei gas serra di origine agricola (il sistema delle quote latte, per esempio, ha vincolato la produzione di latte, portando a una riduzione del numero di capi e a un aumento della produttività per capo). Un ulteriore impulso in tal senso è derivato dall’implementazione dei Piani di Sviluppo Rurale (PSR) chiamati ad affrontare le quattro ‘sfide’ previste dell’Health Check della PAC: cambiamenti climatici; energie rinnovabili, gestione delle risorse idriche e biodiversità. La maggior parte dei PSR ha privilegiato misure specifiche per azioni a favore della riduzione delle emissioni di gas serra. Da una valutazione fatta su tutti i PSR, probabilmente, il principale contributo alla riduzione delle emissioni di gas serra (e del protossido di azoto, in particolare) verrà dalla diminuzione del surplus di azoto. Con la riforma della PAC del 2013, l'attenzione alla sostenibilità ambientale è dimostrata dall’introduzione del pagamento Greening, in base al quale il 30% della dotazione nazionale disponibile per i pagamenti diretti agli agricoltori è subordinato all'osservanza di determinate pratiche agricole sostenibili. Inoltre almeno il 30% degli stanziamenti europei per lo sviluppo rurale dovrà essere riservato a determinate misure di gestione sostenibile delle terre e alla lotta ai cambiamenti climatici. L’orientamento generale della riforma della PAC post 2020 va verso una maggiore ambizione in materia climatico-ambientale con l’ottica di contribuire al conseguimento degli obiettivi di riduzione delle emissioni di gas serra che si è data l’Unione Europea. Secondo il Regolamento Europeo 2021/2115, emanato nell’ambito di attuazione della PAC 2023-2027, gli Stati membri devono redigere un Piano Strategico Nazionale, contenente gli interventi, e relativi costi preventivati, da effettuare per concorrere al raggiungimento di 9 obiettivi specifici e un obiettivo trasversale della futura PAC (CE, 2020).
Dati
Tabella 1: Emissioni di gas serra dovute all’agricoltura per tipo di gas serra
ISPRA
Nel 2022, l’agricoltura è responsabile del 7,4% delle emissioni totali di gas serra, espressi in CO2 eq., ed è pertanto la seconda fonte di emissioni di gas serra dopo il settore energia (81,8%).
Nel 2022, le emissioni di gas serra da agricoltura subiscono un decremento pari al 6,4% rispetto all’anno precedente; l’analisi per tipo di gas serra e per la corrispondente categoria emissiva evidenzia come le emissioni derivanti dalla fermentazione enterica (che comporta emissioni di CH4) incidano per il 47,1%, i suoli agricoli (N2O) per il 25,9%, la gestione delle deiezioni (CH4 e N2O) per il 21,2%, di cui quelle derivanti da CH4 sono il 15,6% e quelle da N2O il 5,6%, la coltivazione delle risaie (CH4) per il 5%, applicazione di urea e calce e altri fertilizzanti contenenti carbonio (CO2) per lo 0,8%, la combustione dei residui agricoli (N2O e CH4) per llo 0,03% (Figura 2).
Le emissioni di metano dipendono dal processo digestivo degli animali e in particolare dalla fermentazione enterica (69,5%), dal trattamento e dallo stoccaggio dei reflui zootecnici (23,0%), dalla coltivazione del riso (7,4%) e dalla combustione dei residui agricoli (0,04 %). Le emissioni di protossido di azoto dipendono dalla gestione dei reflui zootecnici (17,8%), dai suoli agricoli (che includono le emissioni determinate dall’applicazione al suolo di fertilizzanti sintetici e organici, dall’incorporazione dei residui colturali, dai suoli organici), che complessivamente rappresentano l’82,2% delle emissioni di protossido di azoto, e dalla combustione dei residui agricoli (0,02%). Complessivamente il comparto degli allevamenti contribuisce per circa il 79,3% alle emissioni totali del settore agricoltura.
La forte riduzione delle emissioni di N2O e CO2 nel 2022 rispetto al 1990 è dovuta in particolare alla riduzione del dato sui fertilizzanti sintetici elaborato dall'ISTAT. I dati si riferiscono alle quantità vendute nel Paese, che si ipotizza siano distribuite sui suoli agricoli. Secondo Assofertilizzanti-Federchimica, i dati dei fertilizzati relativi al 2022 sono inferiori alla media annuale (per azoto, fosforo e potassio) perché seguono un biennio (2020-2021) in cui le quantità acquistate erano aumentate e si riferiscono a un anno in cui gli alti prezzi di mercato hanno spinto gli operatori a ritardare gli acquisti in previsione di un calo dei prezzi, evento che si è effettivamente verificato nel 2023.