Descrizione 1
Francesca Assennato, Alice Cavalli, Michele Munafò, Nicola Riitano, Andrea Strollo
I servizi ecosistemici sono intesi come flussi di benefici che le persone ricevono dagli ecosistemi, in questo senso, i beni e dunque anche i prodotti agricoli sono considerati come “mezzo” attraverso il quale si fruisce del contributo degli ecosistemi al benessere umano. La produzione di cibo in particolare viene classificata come servizio di approvvigionamento e rappresentata dalla produzione agricola potenziale. La valutazione del servizio è basata sull’identificazione dei processi/funzioni del suolo che ne presiedono la fornitura strettamente dipendenti dalle caratteristiche dei suoli, dalle tipologie di colture e pratiche agronomiche e dalle condizioni climatiche. La produzione di cibo subisce un rilevante impatto delle diverse forme di degrado del suolo, tra le quali il consumo di suolo è uno dei maggiori fattori. L'indicatore fornisce una misura dell'impatto del consumo di suolo sulla produzione agricola con una fotografia aggiornata annualmente. A causa del consumo di suolo tra il 2012 e il 2021 si perde annualmente un quantitativo di oltre 4 milioni di quintali di prodotti agricoli non più prodotti.
L’indicatore fornisce la stima della perdita di produzione potenziale determinata dal consumo di suolo dal 2012 all’anno osservato. Trattandosi di un valore di produzione annua, la perdita così determinata si ripete per ciascuno degli anni successivi a quello osservato. La produzione agricola potenziale è calcolata a partire dai dati di capacità produttiva e tipologia di produzione ottenuti attraverso l’elaborazione delle informazioni del 6° Censimento dell'Agricoltura di ISTAT del 2010 (2013) e successiva integrazione con carta della copertura 2012 di ISPRA. La capacità produttiva così stimata per le diverse porzioni di territorio viene considerata stabile nel periodo successivo, ciò che varia è la trasformazione delle porzioni di territorio soggette a consumo di suolo. In questi termini, ciò che viene rilevato è esclusivamente l’effetto della perdita di superfici determinata dal consumo di suolo e la valutazione può essere considerata indipendente sia dalla variazione delle pratiche agricole sia dai fattori climatici. Per rappresentare la variabilità inter-annuale e confrontare tra loro i diversi anni, si riporta anche un valore di perdita media annuale sul periodo di osservazione, calcolata dividendo la perdita di produzione del periodo osservato per il numero di anni, ciò per singola classe di coltura (seminativi, vigneti, frutteti e frutti minori, oliveti, foraggere). Si rappresenta inoltre il trend (positivo o negativo) di questa media annuale rispetto all’anno precedente e il rapporto della perdita media annuale dell’ultimo anno con la produzione iniziale (2012).
Fornire informazioni sulla perdita della capacità di produrre alimenti e biomassa in relazione alla riduzione del suolo agricolo dovuta all'impermeabilizzazione, che rappresenta uno dei principali impatti antropici sul suolo.
Non esistono obiettivi specifici fissati dalla normativa nazionale per il consumo di suolo e in particolare per il consumo di suolo agricolo, fatta eccezione per l’obiettivo di azzeramento del consumo di suolo al 2050 in Europa e di neutralità rispetto al degrado del suolo posto dal SDG 15- target 15.3.1 al 2030 (Parlamento Europeo, 2013), ribadito dalla recente Strategia dell’UE per il suolo per il 2030 (EC, 2021) nonché dall’Ottavo Programma di Azione Ambientale, che pongono la salute del suolo come fattore essenziale per conseguire gli obiettivi in materia di clima e di biodiversità del Green Deal europeo. L’indicatore vuole contribuire alla misurazione di questi target individuati in relazione alla perdita di biodiversità e alla governance territoriale definiti a livello europeo e adottati dall’Italia.
Descrizione 2
Dominati, E., Patterson, M., Mackay, A., 2010, A framework for classifying and quantifying the natural capital and ecosystem services of soils. Ecological Economics, 69, 1858 – 1868 MEA, Millennium Ecosystem Assessment, 2005. ECOSYSTEMSAND HUMAN WELL-BEING. World Resources Institute, Washington, DC. 2005 Munafò, M. ed. (2022). Consumo di suolo, dinamiche territoriali e servizi ecosistemici – Edizione 2022 Report SNPA 32/2022 Potschin, M. and R. Haines-Young (2011): Ecosystem Services: Exploring a geographical perspective. Progress in Physical Geography 35(5): 575-594. EC (2021) Strategia dell'UE per il suolo per il 2030, COM(2021) 699 final. Decisione (UE) 2022/591 del Parlamento europeo e del Consiglio del 6 aprile 2022 - 8° Programma di azione per l’ambiente fino al 2030.
La valutazione del servizio di produzione agricola a scala nazionale incontra un importante limite riguardante l'aggiornamento delle informazioni relative sia alla produzione agricola, legate al Censimento agricoltura dell'ISTAT, sia alla disponibilità di una carta di copertura del suolo (ISPRA), al momento disponibile per il 2012, e in corso di elaborazione per il 2018, nonché per gli strati informativi sulla qualità dei suoli, per l’estensione e tipologia delle colture effettive su tutto il territorio nazionale aggiornati con frequenza utile.
Qualificazione dati
ISTAT, 6° Censimento generale dell' agricoltura - http://dati-censimentoagricoltura.istat.it/Index.aspx ISPRA, Carta nazionale copertura del suolo 2012, http://groupware.sinanet.isprambiente.it/uso-copertura-e-consumo-di-suolo/library/copertura-del-suolo/carta-di-copertura-del-suolo ISPRA, Carta nazionale consumo di suolo 2021, http://groupware.sinanet.isprambiente.it/uso-copertura-e-consumo-di-suolo/library/consumo-di-suolo
Nazionale, Regionale
2012, 2020, 2021
Qualificazione indicatore
Seguendo la principale letteratura in materia di servizi ecosistemici a partire dal Millennium Ecosystem Assessment e in particolare lo schema a cascata proposto nell’ambito del “Common International Classification of Ecosystem Services” - CICES (Haines-Young et al. 2011 e successivi aggiornamenti), nonché gli approfondimenti sulla specificità dei servizi relativi alla risorsa suolo (Dominati et al, 2010), la valutazione biofisica del flusso di produzione di cibo agricola è stimata attraverso la produzione agricola potenziale. Il dato di partenza è la produzione agricola effettiva dell’anno di riferimento (in quintali, dati del 6° Censimento dell'Agricoltura di ISTAT del 2010, pubblicati nel 2013) che viene associata ad ogni unità di superficie con i valori in quintali per ettaro (q/ha) di tutte le produzioni. La produzione agricola potenziale è calcolata a partire dai dati ottenuti attraverso l’elaborazione dei dati di produzione effettiva per tipologia di produzione a livello provinciale e successiva integrazione con la carta della copertura 2012 di ISPRA assegnando a ciascuna porzione di territorio una capacità potenziale . Le diverse tipologie di produzione presenti nel database ISTAT sono state associate in raggruppamenti semplificati identificati come “Macro classi” di produzione (seminativi, vigneti, frutteti e frutti minori, oliveti, prati stabili), per renderle coerenti con le classi di copertura presenti nella carta di copertura ISPRA e alle classi considerate nel monitoraggio del consumo di suolo. Le colture che non sono riferibili a una delle cinque classi (es. fiori, piante ornamentali, vivai, fronde, funghi coltivati) non sono state considerate nelle elaborazioni. Per ciascuna macro-classe i dati di produttività (espressi in q/ha) delle diverse coltivazioni sono stati mediati su ciascuna macro-classe, utilizzando come peso la superficie occupata da ciascuna coltura secondo i dati ISTAT. I valori medi di produttività così derivati sono stati poi associati alle superfici in funzione della copertura del suolo. La copertura utilizzata per ogni anno è derivata dalla sovrapposizione della carta di copertura del suolo (ISPRA, 2012) integrata con la carta del consumo di suolo per gli anni successivi. La produzione potenziale così stimata viene considerata stabile nel periodo successivo. Nell’analisi presentata ciò che varia è la trasformazione del territorio determinata dal consumo di suolo, associando la perdita di produzione alla perdita delle superfici. Il consumo di suolo è definito come variazione da una copertura non artificiale (suolo non consumato) a una copertura artificiale del suolo (suolo consumato). Per necessità di semplificazione non si considera per questo indicatore la distinzione fra consumo di suolo permanente (dovuto a una copertura artificiale permanente) e consumo di suolo reversibile (dovuto a una copertura artificiale reversibile) e non si tiene conto le eventuali rinaturalizzazioni. Inoltre, non si esaminano le variazioni di copertura o i cambi di tipologia produttiva all’interno delle singole classi di copertura. Attraverso questa operazione è stato possibile estrarre la variazione di produzione dovuta al consumo di suolo, tra il 2012 e il 2020 e tra il 2012 e il 2021, stimando i quintali di prodotti agricoli di cui si è complessivamente perduta la produzione. Il valore medio annuale, calcolato dividendo la perdita totale dei cambiamenti per il numero di anni intercorsi tra il 2012 e il 2020 e tra il 2012 e il 2021 (rispettivamente 8 e 9), consente di verificare l’andamento del fenomeno e la sua intensità. In particolare, per evidenziare il trend positivo o negativo viene fornito un valore binario, che rappresenta l’aumento o la diminuzione della perdita media annuale. Si specifica che i valori dell’indicatore non sono confrontabili con i risultati dell’edizione precedente in quanto sono state utilizzate versioni aggiornate e migliorate delle carte di copertura e uso del suolo.
La perdita di produzione agricola a causa dell’artificializzazione dei suoli, tra il 2012 e il 2021, ha raggiunto oltre 4 milioni di quintali, con l’ultimo anno che ha aggiunto una perdita di 588 mila quintali (Tabella 1). Il valore della perdita media annuale valutata sui due periodi 2012-2020 e 2012-2021, che rappresenta l’intensità del fenomeno, passa rispettivamente, da 445.274 q/anno a 461.098 q/anno. Il rapporto tra la perdita media annua e il valore della produzione al 2012 si attesta intorno allo 0,1% per alcune regioni (Valle d’Aosta, Veneto, Campania) mentre le altre hanno valori inferiori. La perdita più limitata si presenta in Sardegna e Molise (Tabella 1). I valori della perdita media annua per regione e per classe di coltura (Figura 1), evidenzia la prevalenza della perdita nella classe dei seminativi e valori elevati per Veneto, Lombardia ed Emilia Romagna rispetto alle altre regioni.
L'indicatore mostra un trend negativo, poiché al 2021 si ha una perdita di produzione che cresce di intensità (Tabella 1). A fronte di un valore complessivo in aumento, analizzando le differenti situazioni regionali si evidenzia che in alcune regioni l’intensità diminuisce, rappresentata dal valore -1 (Valle d’Aosta Calabria, Umbria, Marche, Trentino-Alto Adige, Liguria, Basilicata e Sardegna).
Dati
Tabella 1: Perdita biofisica di produzione agricola
Elaborazioni ISPRA su dati ISPRA e ISTAT
Tabella 2: Perdita di produzione nel periodo 2012-2021 per coltura e regione
Elaborazioni ISPRA su dati ISPRA e ISTAT
Tra il 2012 e il 2021 in Italia si stima una perdita potenziale, a causa del consumo di suolo, di circa 4.149.885 quintali di prodotti agricoli che avrebbero potuto fornire le aree perse nel periodo considerato (escludendo le rinaturalizzazioni). I valori più preoccupanti si registrano in Lombardia, Veneto ed Emilia-Romagna con valori superiori a 500 mila quintali e con un trend in aumento. Analizzando le cinque categorie principali di colture (vigneti, frutteti, oliveti, foraggere e seminativi) (Tabella 2) si osserva che la maggiore perdita riguarda la classe dei seminativi, con oltre 2 milioni e 776 mila quintali, seguita dalle foraggere, dai frutteti, dai vigneti e dagli oliveti, con una perdita rispettivamente, di circa 899, 193, 156 e 126 mila quintali. Esaminando la perdita media annua per i soli seminativi, che rappresentano la coltura più soggetta al consumo di suolo, la maggiore perdita si rileva in Emilia-Romagna con più di 45 mila quintali, seguita dal Veneto con circa 44 mila quintali, Lombardia con oltre 32 mila quintali e dalla Campania con 31 mila quintali ( Figura 1). Queste informazioni evidenziano le condizioni, il trend e il tasso di cambiamento in uno dei servizi ecosistemici più rilevanti per la collettività e sono, pertanto, di supporto a politici e decisori nell'ambito della programmazione ai diversi livelli e della pianificazione territoriale. Contribuisce, inoltre, all’Obiettivo di Sviluppo Sostenibile (SDG) 15: Proteggere, ripristinare e promuovere l'uso sostenibile degli ecosistemi terrestri, gestire in modo sostenibile le foreste, combattere la desertificazione e arrestare e invertire il degrado del suolo e arrestare la perdita di biodiversità.