Descrizione 1
Stefania Ercole
La fauna italiana è stimata in oltre 58.000 specie e il numero totale arriva a circa 60.000 taxa se si considerano anche le sottospecie. Questa ricchezza è però minacciata, come mostrano le valutazioni IUCN e le tendenze demografiche delle popolazioni. Delle 672 specie di vertebrati italiani (576 terrestri e 96 marine), 6 sono estinte in Italia e 161 sono minacciate di estinzione (pari al 28% delle specie valutate). I diversi gruppi di vertebrati mostrano percentuali di rischio variabili: 2% nei pesci ossei marini, 19% nei rettili, 21% nei pesci cartilaginei, 23% nei mammiferi, 36% negli anfibi, fino al 48% nei pesci ossei di acqua dolce (considerando le categorie CR+EN+VU). Inoltre le popolazioni di vertebrati terrestri e marini sono complessivamente in declino, rispettivamente per il 27% e 22%.
Gli uccelli nidificanti sono l’unico gruppo per il quale sono state realizzate due valutazioni IUCN, a distanza di 7 anni. Delle 278 specie valutate nell’ultima valutazione del 2019, 5 sono estinte e 67 minacciate (erano 76 nel 2013), pari al 26% delle specie valutate. La metà delle specie di uccelli nidificanti italiani non è a rischio di estinzione imminente.
Tra gli invertebrati sono minacciati di estinzione il 9% dei coralli, l’11% delle libellule, il 21% dei coleotteri saproxilici, il 6% delle farfalle e l’11% degli apoidei valutati. Anche per gli invertebrati si rilevano trend preoccupanti, ad esempio la percentuale di popolazioni di libellule in declino è pari al 16% del totale, 5 volte maggiore di quelle in aumento.
L'indicatore fornisce un quadro sintetico dell'attuale stato delle conoscenze sulla composizione tassonomica e ricchezza della fauna italiana. Descrive inoltre il grado di minaccia per la biodiversità animale sul territorio nazionale, con particolare riferimento alle specie di vertebrati e di 5 gruppi di invertebrati, per i quali vengono mostrate le ripartizioni nelle diverse categorie di rischio di estinzione secondo i criteri IUCN. L'indicatore mostra anche le tendenze demografiche delle popolazioni e l'incidenza dei diversi fattori di pressione che agiscono su questi gruppi.
Fornire un quadro della consistenza e composizione della fauna presente in Italia e del livello di minaccia IUCN dei diversi gruppi tassonomici. Mostrare le tendenze demografiche delle popolazioni e l'incidenza dei fattori di pressione che agiscono sulla fauna italiana.
La tutela della fauna selvatica si basa a livello internazionale sulla Convenzione di Berna (1979) e sulle direttive Natura:
- Direttiva Uccelli 79/409/CEE concernente la conservazione degli uccelli selvatici, recepita in Italia con la L. 157/92 e s.m.i., abrogata e sostituita integralmente dalla versione codificata della Direttiva 2009/147/CE che ne mantiene gli obiettivi fondamentali. La direttiva invita gli Stati membri ad adottare un regime generale di protezione delle specie, che includa una serie di divieti relativi a specifiche attività di minaccia diretta o disturbo;
- Direttiva Habitat 92/43/CEE, il cui regolamento di attuazione è stato approvato con DPR n.357 dell’8/09/97 e s.m.i., che stabilisce misure volte ad assicurare il mantenimento o il ripristino in uno stato di conservazione soddisfacente degli habitat e delle specie di interesse Comunitario elencati nei suoi allegati.
A livello nazionale i riferimenti sono la Legge 157/92 "Norme per la protezione della fauna selvatica omeoterma e per il prelievo venatorio” e le leggi regionali di protezione della fauna selvatica.
A livello europeo la Strategia dell'UE sulla biodiversità per il 2030 (Bruxelles, 20.5.2020, COM(2020) 380 final) indica nuovi target in materia di conservazione delle specie , in quanto la Commissione prescrive agli Stati membri di “evitare il deterioramento delle tendenze e dello stato di conservazione di tutti gli habitat e le specie protetti entro il 2030. Gli Stati membri dovranno inoltre assicurare che almeno il 30 % delle specie e degli habitat il cui attuale stato di conservazione non è soddisfacente lo diventi o mostri una netta tendenza positiva.”
Descrizione 2
Kottelat M., Freyhof J., 2007. Handbook of European freshwater fishes. Publications Kottelat, Cornol, Switzerland).
Pagliano G., 1994. Catalogo degli Imenotteri Italiani. IV. (Apoidea: Colletidae, Andrenidae, Megachilidae, Anthophoridae, Apidae) Memorie della Società Entomologica Italiana 72 331-467.
Ruffo S., Stoch F. (eds), 2005. Checklist e distribuzione della fauna italiana; 10.000 specie terrestri e delle acque interne. Memorie del Museo Civico di Storia Naturale di Verona, 2. serie, Sez. Scienze della Vita, 16: 307 + CD ROM
Stoch F., 2008. La Fauna italiana dalla conoscenza alla conservazione. The Italian fauna from knowledge to conservation. Min. Ambiente Tutela Territorio e del Mare, Dir. Protezione Natura, 37 pp. + 1 carta
Collana di monografie "Fauna d'Italia", relative ai diversi gruppi zoologici presenti sul territorio italiano. Repertorio generale delle specie animali esistenti in Italia pubblicato sotto gli auspici dell'Accademia Nazionale di Entomologia e dell'Unione Zoologica Italiana con il patrocinio del Ministero dell'Ambiente (http://www.comitato.faunaitalia.it/Volpubb.html)
http://www.biogeografia.uniroma2.it/;
http://www.comitato.faunaitalia.it/;
http://www.faunaeur.org/;
http://www.faunaitalia.it/checklist/;
http://www.socentomit.it/;
http://www.uzionlus.it/
L’indicatore risente della difficoltà di reperimento di dati omogenei aggiornati per tutte le specie animali presenti sul territorio nazionale, poiché nonostante siano stati fatti negli ultimi anni studi che hanno implementato le singole checklist, non è possibile ancora un aggiornamento organico della consistenza numerica di tutto il patrimonio faunistico e le conoscenze di base su alcuni gruppi tassonomici risultano ancora insufficienti.
Aumentare i livelli di conoscenza relativi ai gruppi tassonomici meno noti, con particolare riferimento agli invertebrati e al loro stato di conservazione, anche rafforzando i programmi di monitoraggio a livello nazionale. Eseguire valutazioni IUCN ripetute per valutare i trend.
Qualificazione dati
Consultazione di fonti bibliografiche; elaborazione dei dati da esse ricavabili.
Nazionale
2005; 2009; 2012; 2013; 2014; 2015; 2017; 2018; 2019 (date delle fonti di riferimento).
Qualificazione indicatore
L'indicatore è costituito da diversi sub-indicatori elaborati a partire dalle fonti suddette. Il quadro complessivo evidenzia i principali gruppi tassonomici della fauna italiana e le valutazioni IUCN italiane del rischio di estinzione delle classi di vertebrati e di alcuni gruppi di invertebrati. La valutazione del rischio è basata sulle “Categorie e Criteri della Red List IUCN” versione 3.1, le “Linee guida per l'uso delle categorie e criteri della Red List IUCN” versione 10 e le Linee guida per l'applicazione delle categorie e criteri IUCN a livello regionale” versione 3.0.
Le categorie di rischio IUCN vanno da: “Minor Preoccupazione” (LC, Least Concern), adottata per le specie che non rischiano l'estinzione nel breve o medio termine, fino alle categorie “Estinto” (EX, Extinct), applicata alle specie per le quali si ha la certezza che anche l'ultimo individuo sia deceduto, ed “Estinto in Ambiente Selvatico” (EW, Extinct in the Wild), assegnata alle specie per le quali non esistono più popolazioni naturali, ma solo individui in cattività. Tra le categorie LC ed EX o EW si trovano le categorie IUCN che identificano specie a rischio, ovvero che corrono un crescente rischio di estinzione nel breve o medio termine: “Vulnerabile” (VU, Vulnerable), “In Pericolo” (EN, Endangered) e “In Pericolo Critico” (CR, Critically Endangered), e talvolta viene utilizzata anche la categoria “In Pericolo Critico-Possibilmente Estinta” CR(PE). Le specie incluse in queste 4 categorie rappresentano delle priorità di conservazione, perché senza interventi specifici mirati a neutralizzare le minacce nei loro confronti e in alcuni casi a incrementare le loro popolazioni, sono destinate all’estinzione.
Oltre alle categorie citate, a seguito della valutazione IUCN, le specie possono essere classificate “Quasi Minacciate” (NT, Near Threatened) se sono molto prossime a rientrare in una delle categorie di minaccia, o “Carenti di Dati” (DD, Data Deficient) se non si hanno sufficienti informazioni per valutarne lo stato. Le specie appartenenti a questa categoria sono una priorità per la ricerca e le indagini di campo finalizzate alla raccolta di nuovi dati. Per le sole valutazioni non effettuate a livello globale (incluse quelle effettuate nelle Liste Rosse Italiane, quindi) si aggiungono due categorie: “Estinto nella Regione” (RE, Regionally Extinct), che si usa per le specie estinte nell'area di valutazione (ovvero il territorio italiano), ma ancora presenti in natura altrove, e “Non Applicabile” (NA, Not Applicable), che si usa quando la specie in oggetto non può essere inclusa tra quelle da valutare (per esempio se è introdotta o se la sua presenza nell'area di valutazione è marginale). L'ultima categoria è quella “Non Valutata” (NE, Not Evaluated), cui appartengono, ad esempio, le specie di uccelli presenti, ma non nidificanti in Italia (svernanti, migratori) e le specie domestiche.
Ad oggi sono state pubblicate le valutazioni IUCN per tutti i vertebrati italiani e per 5 gruppi di invertebrati ovvero antozoi (comunemente noti come coralli), odonati (libellule), coleotteri saproxilici, lepidotteri ropaloceri (farfalle) e api minacciate (si precisa che la lista si riferisce alle “api minacciate” poiché non considera tutte le specie, ma solo quelle con indizi di declino).
Per i vertebrati sono state valutate tutte le specie di pesci d’acqua dolce, anfibi, rettili, uccelli nidificanti, mammiferi e pesci cartilaginei, native o possibilmente native in Italia, nonché quelle naturalizzate in Italia in tempi preistorici, per un totale di 672 specie di vertebrati italiani, di cui 576 terrestri e 96 marine (Rondinini et al., 2013). Per gli uccelli nidificanti sono state fatte 2 valutazioni IUCN a distanza di 7 anni (Rondinini et al., 2013, Gustin et al, 2019). Non sono state valutate le specie di uccelli presenti non nidificanti in Italia (svernanti, migratori) segnalate come NE (Non Valutata); le specie domestiche, occasionali, di recente colonizzazione e quelle di certa introduzione in tempi storici sono state classificate NA (Non Applicabile). Sono state inoltre valutate le 407 specie di pesci ossei marini, nativi o possibilmente nativi in Italia; le rimanenti 51 specie di osteitti occasionali, marginali, o non native dei nostri mari sono state classificate NA (Relini et al., 2017).
Lo stato di conservazione della fauna italiana deve considerarsi scarso considerando gli elevati livelli di minaccia a cui sono soggette nel loro complesso le specie animali. Delle 672 specie di vertebrati italiani, 6 sono estinte in Italia e 161 sono minacciate di estinzione (pari al 28% delle specie valutate). Tra gli invertebrati sono minacciati di estinzione il 9% dei coralli, l’11% delle libellule, il 21% dei coleotteri saproxilici, il 6% delle farfalle e l’11% degli apoidei valutati.
Il trend è negativo poiché le tendenze demografiche delle popolazioni faunistiche analizzate sono prevalentemente in declino, o al più stabili: le popolazioni di vertebrati terrestri e marini sono in declino rispettivamente per il 27% e 22%, e in generale le specie in declino sono circa il doppio di quelle in aumento sia in ambito terrestre sia marino. Anche per gli invertebrati si rilevano trend preoccupanti, ad esempio la percentuale di popolazioni di libellule in decremento è pari al 16% del totale, 5 volte maggiore di quelle in aumento.
Dati
Tabella 1. Composizione tassonomica della fauna italiana
Elaborazione ISPRA su dati presenti in: Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio, Direzione per la protezione della natura, Politecnico di Milano, 2005. GIS NATURA Il GIS delle conoscenze naturalistiche in Italia; Blasi C., Boitani L., La Posta S., Manes F. e Marchetti M. (eds.), 2005. Stato della Biodiversità in Italia. Palombi Editore.
Anno di aggiornamento dei dati 2005
Tabella 2: Composizione tassonomica della fauna marina italiana
Elaborazione ISPRA su dati: SIBM (2009) - Checklist della Flora e della Fauna dei mari italiani (Parte I) a cura di G. Relini. Biol. Mar. Mediterr., 15 (suppl. 1) 436pp.; SIBM (2010) - Checklist della Flora e della Fauna dei mari italiani (Parte II) a cura di G. Relini. Biol. Mar. Mediterr., 17 (suppl. 1): 387-828 + indici
Anni di aggiornamento dei dati 2009 e 2010 (vedi Fonte). I valori percentuali inferiori a 0,1% sono riportati come 0,0%.
Tabella 3: Numero di specie di vertebrati presenti in Italia (esclusi i pesci ossei marini e gli uccelli non nidificanti)
Elaborazione ISPRA su dati presenti in: Rondinini, C., Battistoni, A., Peronace, V., Teofili, C. (compilatori), 2013. Lista Rossa IUCN dei Vertebrati Italiani. Comitato Italiano IUCN e Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, Roma
*Solo pesci ossei di acqua dolce; **Solo uccelli nidificanti
Anno di aggiornamento dei dati 2013
Figura 1: Ripartizione percentuale nelle categorie IUCN dei cinque gruppi di invertebrati ad oggi valutati.
Audisio et al., 2014. Lista Rossa IUCN dei Coleotteri Saproxilici Italiani. Comit. ital. IUCN e MATTM. Balletto et al., 2015. Lista rossa IUCN delle Farfalle Italiane - Ropaloceri. Comit. ital. IUCN e MATTM. Quaranta et al., 2018. Lista Rossa IUCN delle api italiane minacciate. Comit. ital. IUCN e MATTM. Riservato et al., 2014. Lista Rossa IUCN delle libellule Italiane. Comit. ital. IUCN e MATTM. Salvati et al., 2014. Lista Rossa IUCN dei coralli Italiani. Comit. ital. IUCN e MATTM.
RE: Regionally Extinct, Estinta nella Regione; CR (PE): Critically Endangered (Possibly Extinct), in Pericolo Critico (Possibilmente Estinta); CR: Critically Endangered, In Pericolo Critico; EN: Endangered, In Pericolo; VU: Vulnerable, Vulnerabile; NT: Near Threatened, Quasi Minacciata; LC: Least Concern, Minor Preoccupazione; DD: Data Deficient, Carente di Dati; DD/LC (fusione di 2 categorie IUCN) = DD+LC.
Tra parentesi è riportato l'anno di pubblicazione delle valutazioni. Sono escluse dalle valutazioni le specie appartenenti alle categorie Non Applicabile (NA, Not Applicable).
Figura 2: Ripartizione percentuale nelle categorie IUCN dei vertebrati italiani, esclusi gli uccelli.
Elaborazione ISPRA su dati tratti da: Relini et al., 2017. Lista Rossa IUCN dei Pesci ossei marini Italiani. Comit. ital. IUCN e MATTM. Rondinini et al., 2013. Lista Rossa IUCN dei Vertebrati Italiani. Comit. ital. IUCN e MATTM.
RE: Regionally Extinct, Estinta nella Regione; CR: Critically Endangered, In Pericolo Critico; EN: Endangered, In Pericolo; VU: Vulnerable, Vulnerabile; NT: Near Threatened, Quasi Minacciata; LC: Least Concern, Minor Preoccupazione; DD: Data Deficient, Carente di Dati.
Tra parentesi è riportato l'anno di pubblicazione delle valutazioni. Dalle valutazioni sono escluse le specie appartenenti alle categorie Non Applicabile (NA) e Non Valutata
Figura 3: Ripartizione percentuale nelle categorie IUCN degli uccelli nidificanti nelle due valutazioni IUCN nazionali realizzate.
Elaborazione ISPRA su dati tratti da: Rondinini et al., 2013. Lista Rossa IUCN dei Vertebrati Italiani. Comit. ital. IUCN e MATTM. Gustin et al., 2019. Lista Rossa IUCN degli uccelli nidificanti in Italia. Comit. ital. IUCN e MATTM.
RE: Regionally Extinct, Estinta nella Regione; CR: Critically Endangered, In Pericolo Critico; EN: Endangered, In Pericolo; VU: Vulnerable, Vulnerabile; NT: Near Threatened, Quasi Minacciata; LC: Least Concern, Minor Preoccupazione; DD: Data Deficient, Carente di Dati
Dal calcolo sono escluse le specie NA (Non applicabile) e NE (non valutate). Le specie valutate sono 253 nel 2013 e 257 nel 2019.
Figura 4: Tendenze demografiche dei vertebrati italiani e di 3 gruppi di invertebrati.
Elaborazione ISPRA su dati tratti da: Balletto et al., 2015. Lista rossa IUCN delle Farfalle Italiane - Ropaloceri. Comit. ital. IUCN e MATTM. Gustin et al., 2019. Lista Rossa IUCN degli uccelli nidificanti in Italia. Comit. ital. IUCN e MATTM. Relini et al., 2017. Lista Rossa IUCN dei Pesci ossei marini Italiani. Comit. ital. IUCN e MATTM. Riservato et al., 2014. Lista Rossa IUCN delle libellule Italiane. Comit. ital. IUCN e MATTM. Rondinini et al., 2013. Lista Rossa IUCN dei Vertebrati Italiani. Comit. ital. IUCN e MATTM. Salvati et al., 2014. Lista Rossa IUCN dei coralli Italiani. Comit. ital. IUCN e MATTM.
Figura 5: Principali tipologie di pressione a cui sono soggetti i gruppi faunistici valutati dalle Liste Rosse Italiane
Elaborazione ISPRA su dati tratti da: Audisio et al., 2014. Lista Rossa IUCN dei Coleotteri Saproxilici Italiani. Comit. ital. IUCN e MATTM. Balletto et al., 2015. Lista rossa IUCN delle Farfalle Italiane - Ropaloceri. Comit. ital. IUCN e MATTM. Gustin et al., 2019. Lista Rossa IUCN degli uccelli nidificanti in Italia. Comit. ital. IUCN e MATTM. Quaranta et al., 2018. Lista Rossa IUCN delle api italiane minacciate. Comit. ital. IUCN e MATTM. Relini et al., 2017. Lista Rossa IUCN dei Pesci ossei marini Italiani. Comit. ital. IUCN e MATTM. Riservato et al., 2014. Lista Rossa IUCN delle libellule Italiane. Comit. ital. IUCN e MATTM. Rondinini et al., 2013. Lista Rossa IUCN dei Vertebrati Italiani. Comit. ital. IUCN e MATTM. Salvati et al., 2014. Lista Rossa IUCN dei coralli Italiani. Comit. ital. IUCN e MATTM.
L'anno di aggiornamento dei dati riportati per ciascun gruppo è quello in cui è stata pubblicata la relativa Lista Rossa (vedi Fonti). Si sottolinea che per non tutti i gruppi nelle Liste Rosse è stata utilizzata la categoria "Nessuna" pressione.
L’Italia ha una grande ricchezza in termini di specie animali, con un'elevata incidenza di specie endemiche: la fauna italiana è stimata in oltre 58.000 specie, di cui circa 55.000 di invertebrati e 1.812 di protozoi (Tabella 1), che insieme rappresentano circa il 98% della ricchezza di specie totale, nonché 1.258 specie di vertebrati, che rappresentano il 2%. Se si considerano anche le sottospecie, il numero totale arriva a circa 60.000 taxa. Il phylum più ricco è quello degli artropodi, con oltre 46.000 specie, in buona parte appartenenti alla classe degli insetti (Tabella 1). Va sottolineata anche la ricchezza di specie della componente marina della fauna, che annovera 10.313 entità (Tabella 2). Tra i vertebrati, a parte pesci cartilaginei e uccelli, gruppi di specie molto mobili la cui distribuzione travalica i confini nazionali, diverse classi annoverano specie endemiche italiane; in particolare, tassi significativi di endemismo si trovano negli anfibi (31,8%) e nei pesci ossei di acqua dolce (18,3%) (Tabella 3).
Ad oggi sono state pubblicate le Liste Rosse italiane IUCN per 5 gruppi di invertebrati (coralli, libellule, coleotteri saproxilici, farfalle e api), per tutti i vertebrati e per gli uccelli nidificanti sono state realizzate 2 valutazioni (Figure1-3).
Tra gli invertebrati sono estinte/probabilmente estinte 1 libellula, 2 coleotteri, 1 farfalla e 5 apoidei. Risultano minacciati di estinzione (cat. CR+EN+VU) il 9% dei coralli (pari a 10 specie), l’11% delle libellule (10 specie), il 21% dei coleotteri saproxilici (418 specie), il 6% delle farfalle (18 specie) e l’11% degli apoidei valutati (16 specie). La percentuale di specie per le quali non si dispone di informazioni è molto elevata nei coralli (60%, pari a 67 specie DD) e negli apoidei selvatici, poiché su 151 specie indiziate di declino, 117 sono risultate carenti di dati o non minacciate (Figura 1).
Delle 672 specie di vertebrati italiani (576 terrestri e 96 marine), 6 sono estinte in Italia (2 storioni, 3 uccelli e un pipistrello) mentre 161 specie sono minacciate di estinzione (di cui 138 specie terrestri e 23 specie marine), pari al 28% delle specie valutate. Il 50% circa dei vertebrati italiani non è a rischio imminente, mentre per il 12% i dati non sono sufficienti a fornire una valutazione. I diversi gruppi di vertebrati mostrano percentuali di rischio di estinzione variabili, infatti considerando le categorie CR+EN+VU, le percentuali variano dal 2% nei pesci ossei marini, 19% nei rettili, 21% nei pesci cartilaginei, 23% nei mammiferi, 36% negli anfibi, fino al 48% nei pesci ossei di acqua dolce (Figura 2).
Gli uccelli nidificanti sono l’unico gruppo per il quale sono state realizzate 2 valutazioni (Rondinini et al., 2013, Gustin et al, 2019), a distanza di 7 anni, e ciò consente di valutare la tendenza nel tempo del rischio di estinzione per questo gruppo. Delle 278 specie valutate nel 2019, 5 sono “Estinte nella regione” (una in tempi recenti). Le specie minacciate di estinzione (CR+EN+VU) sono un totale di 67 (erano 76 nel 2013), pari al 26% delle specie valutate (percentuale calcolata sul totale di 278 specie escluse le 21 specie NA) (Figura 3). La metà delle specie di uccelli nidificanti italiani non è a rischio di estinzione imminente. Escludendo i cambiamenti non genuini intercorsi tra il 2012 e il 2019 nelle valutazioni (per esempio, i cambiamenti dovuti alle migliori conoscenze), nel complesso il rischio di estinzione degli uccelli nidificanti italiani è diminuito; in particolare, 17 specie non sono più a rischio di estinzione, ma 6 specie sono entrate in una categoria di rischio maggiore (Gustin et al, 2019). Tale diminuzione non è però così rilevante analizzando la distribuzione percentuale delle categorie IUCN delle due valutazioni a confronto (Figura 3).
L’analisi delle tendenze demografiche delle popolazioni (valutate nelle Liste Rosse per alcuni gruppi faunistici) mostra che i vertebrati terrestri e marini sono in declino rispettivamente del 27% e 22%, mentre i pesci ossei marini mostrano tendenze migliori (Figura 4). Sia sulla terraferma, sia in ambito marino, le specie in declino sono circa il doppio di quelle in aumento, mentre la percentuale di specie con popolazioni stabili è molto più alta sulla terraferma (43% contro appena il 4% in mare). Complessivamente le popolazioni degli uccelli nidificanti italiani sono stabili nel 28% dei casi o in aumento (34%). Circa un quarto (24%) delle popolazioni sono in declino, mentre per il 14% delle specie la tendenza demografica è sconosciuta (Gustin et al, 2019). I dati sulla tendenza delle popolazioni dei coralli sono scarsi (assenti per il 68% delle specie), delle rimanenti specie l’11% è in declino, il 20% è stabile e quasi nessuna in crescita. La percentuale di popolazioni di libellule in declino è pari al 16% del totale, 5 volte maggiore di quelle in aumento (3%). Per le farfalle le tendenze demografiche (stimate sulla base del numero di siti dai quali le specie sono scomparse in periodi più o meno recenti) indicano che le popolazioni sono per la maggior parte stabili, che 9% delle specie mostra sensibili diminuzioni nel numero dei siti occupati, mentre l’1% è attualmente in aumento.
Una sintesi delle principali tipologie di pressione che agiscono sui diversi gruppi faunistici trattati nell’indicatore è visibile in Figura 5. Per leggere correttamente tali dati si ricorda che il numero di specie valutate per ciascun gruppo è molto variabile. La lettura complessiva del grafico permette di evidenziare che la forma di pressione comune a più gruppi tassonomici e più frequente è l’aumento delle zone urbane e commerciali e la perdita e frammentazione di habitat, seguita dall’inquinamento.
Nel seguito si prenderanno in esame più nel dettaglio le pressioni che agiscono sui diversi gruppi.
Le principali pressioni per i vertebrati terrestri (esclusi gli uccelli, rappresentati a parte) sono perdita e degradazione di habitat (che interessa circa 120 specie) e l’inquinamento (poco meno di 80 specie). È interessante notare il ridotto numero di specie minacciate dal prelievo (poco più di 20 specie) e dalla persecuzione diretta (meno di 10), e quasi 60 specie di vertebrati terrestri non sono minacciate da alcuna pressione.
La principale minaccia per gli uccelli nidificanti è il cambiamento dei sistemi naturali, seguito da inquinamento, cambiamenti climatici, agricoltura e acquacoltura (Figura 5). Il numero di specie autoctone minacciate dalle specie aliene invasive è invece ancora piuttosto ridotto. Per oltre 30 specie le minacce per l’uso delle risorse biologiche sono legate al bracconaggio. Il cambiamento climatico è una minaccia per un numero ancora maggiore di specie, specialmente nelle zone umide e nelle regioni montane in generale (Gustin et al., 2019).
Per i vertebrati marini (esclusi i pesci ossei) la minaccia più rilevante è la mortalità accidentale (segnalata per 65 specie), questo dipende dal fatto che il set di dati non comprende gli osteitti e che la maggior parte delle specie valutate (squali, razze e chimere) hanno scarso interesse commerciale (Rondinini et al, 2013); segue il prelievo, pressione rilevante per 16 specie di vertebrati marini.
Per i pesci ossei marini la principale forma di pressione è, invece, il prelievo eccessivo, sia diretto per le specie che costituiscono oggetto di pesca, sia indiretto per le specie che sono catturate in modo accessorio o accidentale dagli attrezzi usati per la pesca di altre specie ittiche (bycatch). Seguono per importanza, lo sviluppo urbano delle aree costiere e l'inquinamento delle acque che comporta. La maggior parte dei pesci ossei marini comunque non è soggetta ad alcuna minaccia di particolare rilievo (Relini et al., 2017), ma ciò non è rilevabile in Figura 5 non essendo stata utilizzata la categoria “Nessuna pressione” nella Lista Rossa.
La minaccia principale per i coralli italiani è la mortalità accidentale dovuta all'utilizzo di attrezzi da pesca che possono danneggiare meccanicamente le colonie o degradare l’ambiente in cui vivono. Per molte specie questa minaccia interagisce con caratteristiche biologiche (fattori intrinseci) quali la scarsa capacità di dispersione o l'adattamento alla vita su fondali rocciosi eterogenei la cui disponibilità diminuisce al crescere della profondità e dell’estensione dei fondali fangosi, che le rendono intrinsecamente vulnerabili (Salvati et al., 2014). Una specie, il corallo rosso, è a rischio di estinzione a causa del prelievo diretto.
Le libellule sono minacciate dalla perdita di habitat (rilevante per 10 specie) e dall’inquinamento (9 specie); oltre che da fattori intrinseci, come la scarsa tolleranza al disturbo antropico (Riservato et al., 2014). Le principali minacce ai coleotteri saproxilici italiani sono la perdita e frammentazione di habitat idonei, l’inquinamento luminoso, la predazione da parte di corvidi invasivi e la possibile competizione esercitata da specie xilofaghe e saproxilofaghe importate. Più della metà delle specie non sembra manifestare minacce di particolare rilievo (Audisio et al., 2014), ma ciò non è rilevabile in Figura 5 non essendo stata utilizzata la categoria “Nessuna pressione” nella Lista Rossa.
Le farfalle sono minacciate dai cambiamenti dei sistemi naturali, dalla perdita di habitat dovuta a cambiamenti dell'uso del suolo (es. cattiva gestione dei prati pascolo o abbandono dei pascoli con conseguente riforestazione), dalle pratiche agronomiche e dai cambiamenti climatici, che agiscono in modi diversi sulle popolazioni di farfalle. Per 10 specie anche il collezionismo è una minaccia, poiché l’Italia è ancora sede di prelievi non leciti da parte di collezionisti e raccoglitori commerciali, per lo più stranieri.
Per le api le principali pressioni sono legate all’espansione e intensificazione dell’agricoltura, all’urbanizzazione, ai cambiamenti di uso del suolo e, per alcune specie, alla riforestazione naturale dovuta all’abbandono delle aree rurali. Inoltre alcune specie (11) potrebbero essere sensibili al cambiamento climatico (Figura 5). Si ricorda, per completezza di informazione, il declino diffuso e generalizzato dell'ape domestica (Apis mellifera) dovuto sia all'acaro parassita Varroa destructor, sia all’uso di agrofarmaci, alla modifica di indirizzi colturali, all’urbanizzazione, inquinamento, cambiamenti climatici e diffusione di malattie e nemici naturali veicolati dall’introduzione di nuove specie (Quaranta et al., 2018).