DINAMICA LITORANEA

    Descrizione 1
    Data aggiornamento scheda
    Autori

    Maria Luisa Cassese, Filippo D'Ascola, Valeria Pesarino, Andrea Salmeri

    Abstract
    Immagine
    Abstract

    L’indicatore fornisce la stima su base nazionale e regionale dello stato conservazione delle coste italiane nel 2020 e dei cambiamenti per erosione o per avanzamento subiti dal 2006, utile per la valutazione della vulnerabilità delle aree costiere e del rischio a cui sono esposti centri urbani, infrastrutture e attività socio-economiche che si sviluppano in prossimità della costa. Nel 2020 si riscontra una significativa instabilità su 1.913 km di litorali, di cui 943 km per erosione e 970 km per avanzamento, tuttavia, rispetto ai precedenti rilievi (1950-2000, 2000-2006), si registra a livello nazionale una lieve tendenza a una maggiore stabilità e a un aumento dei tratti di costa in avanzamento.

    Descrizione

    La costa è un’area in continua evoluzione e i suoi cambiamenti si evidenziano soprattutto in corrispondenza di litorali bassi e sabbiosi, con nuovi assestamenti della linea di riva e con superfici territoriali emerse e sommerse dal mare. La dinamica dei litorali dipende essenzialmente dall’azione del mare (moto ondoso, maree, correnti, tempeste), ma è influenzata anche da tutte quelle azioni dirette e indirette, naturali e antropiche, che intervengono sull’equilibrio del territorio costiero modificandone le caratteristiche geomorfologiche. L’estrazione di inerti dagli alvei e gli sbarramenti lungo il corso dei fiumi, la messa in sicurezza degli argini e dei versanti montani per il contenimento del dissesto idrogeologico riducono il flusso di sedimenti alle foci fluviali, destinato alla naturale distribuzione lungo i litorali. Gli insediamenti urbani e produttivi costieri, le infrastrutture viarie terrestri e marittime, incluse le opere di difesa costiera, invadono gli spazi marino - costieri e la loro presenza interagisce con la naturale dinamica dei litorali. L’indicatore fornisce una stima su base nazionale e regionale della costa naturale che ha subito cambiamenti geomorfologici per erosione e per avanzamento verso mare. L’indicatore è il risultato di elaborazioni cartografiche e statistiche dei dati acquisiti nell’ambito delle attività di monitoraggio periodico dello stato e dei cambiamenti della geomorfologia della costa italiana, delle opere marittime e di protezione costiera realizzate in mare e a ridosso della riva avviato in ISPRA nel 2003. Aggiornato a ogni nuovo rilievo, l’indicatore è la sintesi dell’analisi delle variazioni geomorfologiche dei litorali, in termini di suolo perso e recuperato per effetto di tutte le cause dirette e indirette che agiscono in prossimità della costa, riscontrate tra due rilievi successivi.

    Scopo

    Disporre di informazioni sintetiche sull’evoluzione dell’assetto costiero del Paese che siano di supporto alla definizione di strategie nazionali e di piani di protezione e di gestione in linea con le relative direttive europee. L’indicatore, aggiornato periodicamente, è un parametro di base per la valutazione della vulnerabilità delle aree costiere e del grado di rischio a cui sono esposti centri urbani, infrastrutture e attività socio-economiche che si sviluppano in prossimità della costa. L’osservazione del trend di erosione dei litorali è un dato di riferimento sia per determinare le soluzioni e le risorse economiche necessarie per mitigare il fenomeno sia per valutare gli effetti e l’efficacia dei provvedimenti e degli interventi di difesa costiera messi in atto dai vari livelli di gestione (regionale, comunale, autorità di bacino e altro).

    Rilevanza
    È di portata nazionale oppure applicabile a temi ambientali a livello regionale ma di significato nazionale
    È in grado di descrivere il trend senza necessariamente fornire una valutazione dello stesso
    È semplice, facile da interpretare
    È sensibile ai cambiamenti che avvengono nell’ambiente e/o delle attività antropiche
    Fornisce un quadro rappresentativo delle condizioni ambientali, delle pressioni sull’ambiente o delle risposte della società, anche in relazione agli obiettivi di specifiche normative
    Fornisce una base per confronti a livello internazionale
    Misurabilità
    Adeguatamente documentati e di fonte nota
    Aggiornati a intervalli regolari e con procedure affidabili
    Un’ “adeguata” copertura spaziale
    Un’ “idonea” copertura temporale
    Solidità
    È ben fondato in termini tecnici e scientifici
    Presenta attendibilità e affidabilità dei metodi di misura e raccolta dati
    Comparabilità nel tempo
    Comparabilità nello spazio
    Principali riferimenti normativi e obiettivi

    Il D.Lgs. n. 112 del 31 marzo 1998, in attuazione del capo I della Legge n. 59 del 15 marzo 1997, conferisce funzioni e compiti amministrativi dello Stato alle regioni in materia di protezione e osservazione delle zone costiere (art. 70 comma 1 lett. a) e funzioni di programmazione, pianificazione, gestione integrata degli interventi di difesa delle coste e degli abitati costieri (art. 89 comma 1 lett. h), lasciando allo Stato i compiti di rilievo nazionale relativi agli indirizzi generali e ai criteri per la difesa delle coste (art. 88 comma 1 lett. aa). L’indicatore è funzionale alla definizione degli indirizzi generali e a report sullo stato di attuazione delle numerose direttive che richiamano la tutela delle zone costiere.

    DPSIR
    Impatto
    Pressione
    Stato
    Tipologia indicatore
    Descrittivo (tipo A)
    Frequenza di rilevazione dei dati
    Quinquennale
    Fonte dei dati
    ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale)
    Accessibilità dei dati di base

    UUtilizzati dati ISPRA - Progetto "Stato e variazioni delle coste italiane", ed. 2000, 2006, 2020

    Copertura spaziale

    Nazionale; Regioni costiere

    Copertura temporale

    1950-2000, 2000-2006, 2006-2020

    Descrizione della metodologia di elaborazione

    Per il calcolo dell’indicatore è stata definita una metodologia di acquisizione dei dati sulla fascia costiera basata sulla fotointerpretazione e la classificazione delle informazioni rilevabili da mosaici di ortofoto zenitali a colori a risoluzione spaziale sub-metrica. Per la rappresentazione cartografica, l’elaborazione e la descrizione delle caratteristiche geomorfologiche dei litorali e delle strutture artificiali realizzate lungo la riva – porti, opere di protezione e manufatti - sono stati definiti standard uniformemente applicati a tutte le coste italiane. La metodologia di rilievo e di elaborazione, applicata alle coperture territoriali nazionali disponibili, ha consentito la generazione di una serie storica di dati sullo stato delle coste italiane e la costruzione della base dati per il calcolo di indicatori dei cambiamenti in area costiera. Le fonti di riferimento utilizzate per il rilievo cartografico dei dati di base sono per il 2020 i mosaici delle ortofoto a colori disponibili sulle piattaforme Google, per il 2006 e il 2000 il mosaico delle ortofoto rispettivamente del volo IT2006 e del volo IT2000, disponibili sul Portale Cartografico Nazionale. L’analisi dei cambiamenti è effettuata in ambiente GIS mediante sovrapposizione di due assetti della riva rilevati in periodi successivi (2000-2006 e 2006-2020) e procedure di analisi spaziale degli scostamenti dell’ultimo rilievo rispetto al precedente superiori a +/- 25m (1950-2000) e +/- 5 m (2000-2006 e 2006-2020), intervallo ritenuto sufficiente a escludere sia le variazioni naturali dovute all’escursione di marea, sia gli eventuali errori connessi alla trasposizione cartografica e alla qualità e risoluzione delle immagini dai cui sono stati rilevati i dati di base. Nel periodo in esame i tratti di costa che hanno subito scostamenti inferiori a +/-5m rispetto al rilievo precedente sono classificati stabili, mentre i tratti di costa che hanno subito uno scostamento superiore sono classificati come modificati. Nello specifico, i tratti di costa che hanno subito scostamenti verso l’entroterra superiori a 5 m rispetto al rilievo precedente sono classificati in erosione, mentre i tratti di costa che hanno subito uno scostamento verso mare superiore a 5 m sono classificati in avanzamento. Le recenti attività di ISPRA hanno potuto definire un nuovo standard per la digitalizzazione e la caratterizzazione dell’assetto costiero, integrando, laddove opportuno, elaborazioni su dati aggiornati al 2020, standard capace di risolvere le incongruenze di natura tecnica (coregistrazione, georeferenziazione, nitidezza ortofoto) e le incertezze di fotointerpretazione (ombra, mare mosso, presenza di posidonia spiaggiata, zone paludose, foce del Po, laguna), e di limitare i tratti esclusi dall’analisi spaziale alle sole aree caratterizzate da elevata variabilità della dinamica costiera, corrispondenti a parte della foce del Po e della costa friulana.

    Periodicità di aggiornamento
    Sessennale
    Qualità dell'informazione

    L'indicatore è di rilevanza nazionale, la qualità delle informazioni di base utilizzate per l'elaborazione consente la comparabilità nel tempo e nello spazio, comprese valutazioni comparative tra le diverse caratteristiche territoriali e climatiche delle aree costiere del Paese.

    Stato
    Medio
    Trend
    Stabile
    Valutazione/descrizione dello stato

    Nel periodo compreso tra il 2006 e il 2020, il 23% delle coste basse ha subito importanti cambiamenti: 1.913 km di litorali hanno subito nel periodo di riferimento variazioni superiori a 5 metri (Figura 1).

    Valutazione/descrizione del trend

    L’analisi delle variazioni dei litorali rispetto al 2006 evidenzia in termini relativi una diminuzione della stabilità (circa 370 km) che si traduce in un aumento sia dell’erosione (circa 50 km) sia, in maniera più sensibile, dell’avanzamento (circa 130 km).

    Commenti

    I dati riportati in Tabella 1 sono la sintesi degli studi di caratterizzazione delle coste e dei cambiamenti geomorfologici svolti sulla base delle coperture territoriali disponibili a scala nazionale e riferiti ai periodi 1950-2000, 2000-2006 e 2006-2020. La lunghezza della costa è determinata dalla linea di riva rilevata mediante fotointerpretazione da immagini zenitali a colori a risoluzione submetrica e classificata come naturale alta o bassa, come artificiale, quando la riva è delimitata da un manufatto radente, e come fittizia, che è un tratto lineare introdotto in corrispondenza della foce dei fiumi, delle strutture portuali e di tutte le altre opere che interrompono l’assetto naturale della linea di costa. La differenza di lunghezza dell’estensione costiera tra il 2000 e il 2006 è determinata dal cambiamento, di origine naturale e antropica, dell’assetto della linea di riva nel periodo, dall’esclusione delle aree di colmamento artificiale, seppure parzialmente naturali, considerate nel 2000 e dalla disponibilità delle ortofoto del volo IT2006 dell’effettiva morfologia delle aree territoriali mascherate sulle ortofoto del volo IT2000. La maggiore lunghezza della costa italiana del 2020 rispetto al 2006 è dovuta principalmente alla risoluzione di alcune problematiche rimaste in sospeso al 2006. Prima fra tutti la coregistrazione delle immagini del volo IT2006 rispetto alle immagini di Google Maps che in determinate zone (Sicilia, Lazio, Puglia e Marche) manifestavano uno sfasamento anche di decine di metri. Un’accurata analisi di tutta la fascia costiera (sono stati individuati circa 20.000 caposaldi distribuiti sugli oltre 5.000 km di costa bassa non rocciosa) ha permesso di individuare circa 300 km di costa definite da immagini non coregistrate. Una seconda problematica risolta è quella dell’incertezza determinata dal mare mosso o dalle zone d’ombra: in molte zone le immagini erano caratterizzate da mare mosso (circa 340 km) o da zone d’ombra (circa 30 km) che non permetteva la corretta individuazione di una linea di riva considerata attendibile. La soluzione adottata, avendo a disposizione diversi mosaici di immagini recenti, è stata quella di considerare le immagini temporalmente più prossime a quella di riferimento utilizzata in prima istanza, che presentavano mare calmo o le zone non più in ombra. Restano come tratti esclusi dal calcolo spaziale solo alcune aree caratterizzate da alta variabilità nella dinamica litoranea, in particolare l’area meridionale del Delta del Po e parte della costa friulana tra la Laguna di Grado-Marano e la foce dell’Isonzo. I tratti di costa modificati sono leggermente superiori rispetto al precedente rilievo (2000-2006), i tratti di costa in avanzamento (970 km) sono superiori a quelli esposti a processi di erosione e arretramento della riva (943 km). Le percentuali in Tabella 1 sono relative all’estensione totale della costa, comprensiva della costa alta, dei tratti artificiali per la presenza di manufatti a ridosso della riva e dei tratti lineari fittizi introdotti in corrispondenza delle opere portuali e delle foci dei fiumi, ma l’analisi dei cambiamenti è stata condotta sulle sole coste basse e naturali. La costa identificata come stabile è solo quella naturale bassa che può subire variazioni significative, infatti, le spiagge sono i tratti di litorale soggetti a una maggiore e più evidente evoluzione geomorfologia escludendo la costa rocciosa che rappresenta il 50% di tutta l’estensione della costa italiana (Figura 4). La continua movimentazione dei sedimenti a opera del mare (correnti, maree, moto ondoso, tempeste) sottopone questi territori a continui cambiamenti, che si evidenziano con nuovi assestamenti della linea di riva e con superfici territoriali emerse e sommersa dal mare, riscontrabili anche nell’arco di una stagione. L’apporto fluviale di materiale detritico alla foce viene riutilizzato per il naturale ripascimento dei litorali ghiaiosi o sabbiosi e tutti quegli interventi, come opere idrauliche e marittime, che costituiscono uno sbarramento al progressivo apporto di sedimenti alla foce dei fiumi o un ostacolo al flusso litoraneo dei sedimenti si inseriscono nei processi di dinamica litoranea, influenzando ulteriormente la morfologia delle spiagge. Circa i valori di stabilità, si specifica che lungo la gran parte dei settori di spiagge stabili sono presenti opere di protezione, realizzati negli anni per contenere processi erosivi e assicurare un livello di stabilità accettabile per l’incolumità dei beni e delle infrastrutture presenti nell’immediato entroterra. In merito alle variazioni rilevate nei periodi esaminati, tra il 1950 e il 2000 circa il 22% delle coste basse ha subito modifiche superiori a +/-25 metri e i tratti di costa in erosione (946 km) sono superiori a quelli in sedimentazione (868 km) (Tabella 1). Nel periodo compreso tra il 2000 e il 2006, il 22% dei litorali ha subito variazioni superiori a +/-5 metri e i tratti di costa in erosione (895 km) sono ancora superiori a quelle in progradazione (849 km). Nel periodo compreso tra il 2006 e il 2020, il 23% dei litorali ha subito variazioni superiori a +/-5 metri, i tratti di costa in erosione sono 943 km mentre quelli in progradazione 970 km. A tale cambio di tendenza purtroppo non corrisponde in generale a una minore gravità degli effetti distruttivi indotti dall’erosione. Per la metodologia adottata i tratti di costa in erosione sono quelli che hanno subito un arretramento della linea di riva verso l’entroterra di almeno 5 m rispetto al precedente rilievo, tenuto conto che le spiagge italiane sono generalmente lunghe qualche chilometro e ampie alcune decine di metri, arretramenti progressivi anche di pochi metri possono provocare effetti distruttivi che si manifestano con una significativa riduzione dell’ampiezza della spiaggia e in casi estremi con il riposizionamento dell’intera spiaggia verso l’entroterra (esempio in Figura 3). I rilievi periodici hanno evidenziato che l’arretramento della riva e la perdita di superfici marino-costiere sono particolarmente evidenti e profonde in corrispondenza delle foci dei fiumi. Interi arenili sono fortemente arretrati, con una perdita di territorio e del suo valore sia dal punto di vista ambientale sia economico e, ancora, molti sono i casi in cui l’erosione costiera mette in crisi la sicurezza di abitazioni, strade e ferrovie, specie in caso di mareggiate. La Figura 5 evidenzia come i processi di modifica dell’assetto costiero prevalgano rispetto alla stabilità della sola costa bassa sabbiosa, infatti, vengono rappresentate anche le estensioni della costa rocciosa per avere contezza di quanto effettivamente questa sia presente in ogni regione: casi come la Sardegna, la Sicilia o la Puglia sono caratterizzate da una forte componente rocciosa lungo i loro litorali. In riferimento al bilancio complessivo delle coste instabili e dei cambiamenti rilevati nel 2020 rispetto al 2006, dalla Figura 6 è possibile osservare come Veneto, Toscana e Abruzzo manifestano tassi di avanzamento quasi doppi rispetto all’erosione, e in misura minore Calabria, Marche e Sicilia, mentre in Sardegna, Puglia e Lazio il tasso di erosione supera sensibilmente quello di avanzamento, a sottolineare l’entità dei processi dinamici in atto a livello regionale e il tipo di alterazione dominante tra progradazione e arretramento dei litorali. In generale l’erosione aggredisce i litorali di tutte le regioni costiere. La Tabella 2 mostra un’informazione di maggior dettaglio, relativo alle singole regioni in relazione alla tipologia di costa e ai tassi di variazione in forma percentuale rispetto al totale della costa italiana: ad esempio Veneto, Emilia-Romagna e Molise non presentano costa rocciosa, al contrario di Sardegna, Toscana e Campania in cui la componente rocciosa supera il 60% della loro estensione. Pertanto la costa definita come stabile è relativa alla sola costa bassa sabbiosa che effettivamente non manifesta variazioni di +/- 5 m. Liguria, Emilia-Romagna e Molise mostrano sostanzialmente un equilibrio dinamico. Dato più interessante è rappresentato nelle Figure 7A e 7B. La prima mette in evidenza in quali regioni si concentrano i valori di avanzamento della costa. Calabria, Toscana e in particolar modo Sicilia dove i tratti di costa interessati dal processo di coregistrazione hanno un’estensione pari a circa 140 km. La Figura 7B evidenzia quali sono le regioni che contribuiscono all’aumento dell’erosione: Sardegna, Lazio e Puglia, queste ultime come la Sicilia interessate dal medesimo processo di coregistrazione (26 km il Lazio e 40 km la Puglia). Si può notare come in Calabria, in Sicilia e in misura minore in Toscana si registri una diminuzione della costa in erosione (Figura 7A), a vantaggio di un avanzamento importante (Figura 7B). In Sardegna il tasso di erosione aumenta rispetto al 2006 così come in Puglia, nel Lazio e in Emilia-Romagna. Nei casi in cui è registrata una maggiore stabilità, e la conseguente diminuzione dei litorali in erosione, è in genere il probabile e auspicato effetto dei numerosi sforzi compiuti nei decenni precedenti per mitigare i processi di degrado e di regressione dei litorali del Paese e degli ulteriori interventi di protezione e di ripristino eseguiti nel periodo 2006-2020.

    Allegati
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    Figura 1: Chilometri di costa bassa stabile e modificata, per sedimentazione e per arretramento, nel periodo 2006-2020

    Fonte

    ISPRA

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    Figura 2: Costa in erosione e in avanzamento nei periodi esaminati

    Fonte

    ISPRA

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    Figura 3: Fregene Sud - esempio di area costiera in evidente trend erosivo

    Fonte

    ISPRA

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    Figura 4: Distribuzione percentuale delle tipologie della costa italiana

    Fonte

    ISPRA

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    Figura 5: Distribuzione per regione della costa bassa stabile e della costa che ha subito variazioni nel periodo 2006-2020

    Fonte

    ISPRA

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    Figura 6: Distribuzione per regione della costa bassa in erosione e in avanzamento nel periodo 2006-2020

    Fonte

    ISPRA

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    Figura 7A: Distribuzione per regione della costa bassa in erosione nei periodi 2000-2006 e 2006-2020

    Fonte

    ISPRA

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    Figura 7B: Distribuzione per regione della costa bassa in avanzamento nei periodi 2000-2006 e 2006-2020

    Fonte

    ISPRA

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    Tabella 1: Variazioni relative alla sola costa bassa nei periodi 1950-2000, 2000-2006 e 2006-2020

    Fonte

    ISPRA

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    Tabella 2: Dati regionali della costa e variazioni rilevate nel periodo 2006-2020 

    Fonte

    ISPRA

    Legenda

    I dati suddivisi per regione rappresentano la costa totale (naturale+artificiale+fittizia), costa natuale (rocciosa+bassa sabbiosa), costa mobile (solo bassa sabbiosa)

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