Descrizione 1
Renato Marra Campanale
Un sistema economico funziona anche grazie agli impieghi energetici.
Il consumo totale di energia delle unità residenti indica la quantità di energia utilizzata dalle attività economiche e dalle famiglie per le attività di produzione e di consumo, distinguendone gli usi energetici da quelli non energetici.
Il consumo totale di energia in Italia nel 2021 è pari a 7,05 exajoule, con una riduzione rispetto al 2008 del 17,1%. Il consumo totale è finalizzato per la quasi totalità agli usi energetici. Sempre nel 2021, oltre due terzi degli usi energetici totali sono imputabili alle attività produttive. Fra queste, le prime sei per usi energetici (poco più della metà degli usi totali) contribuiscono a poco meno del 7% del Prodotto interno lordo italiano . Il 31% degli usi energetici totali è dovuta ai consumi delle famiglie (principalmente riscaldamento/raffrescamento e trasporto).
ISPRA stima inoltre la footprint energetica interna, che permette di analizzare gli usi energetici dal lato della domanda finale interna e di evidenziarne l'ammontare diretto e indiretto incorporato nei beni e nei servizi offerti sul mercato interno dalle filiere produttive italiane.
I conti dei flussi di energia (Physical energy flow accounts, PEFA) contabilizzano i flussi di energia, in terajoule, dall'ambiente all'economia (input energetici naturali, ad esempio i combustibili - solidi, liquidi e gassosi - fossili), all'interno dell'economia (prodotti energetici, ad esempio i prodotti delle raffinerie e degli impianti di produzione di energia), e dall'economia all'ambiente (residui, cioè perdite di energia e altri residui energetici). Questi dati energetici ricadono da un punto di vista concettuale nella contabilità economico-ambientale. Essi sono quindi prodotti in coerenza con i principi, le definizioni e le classificazioni dei conti economici nazionali, così da essere già predisposti per analisi integrate con dati ambientali ed economici. I dati PEFA sono complementari alle statistiche energetiche derivate dai bilanci energetici nazionali. Le loro peculiarità si possono riassumere nei concetti seguenti, coerenti con i conti economici nazionali e con lo standard statistico internazionale “System of Environmental-Economic Accounting - Central framework”(SEEA-CF): - i tre tipi di flussi di energia (input, prodotti e residui); - il quadro rappresentativo (accounting framework) delle tavole delle risorse e degli impieghi di tali flussi in termini fisici; - il principio di residenza, cioè la contabilizzazione dei flussi di energia delle attività delle unità residenti, a prescindere quindi dal territorio dove tali flussi si verificano. L'indicatore Consumo totale di energia delle unità residenti (“net domestic energy use”), derivato dai conti PEFA, misura la quantità di energia utilizzata dalle attività economiche e dalle famiglie per la produzione e il consumo. Esso può essere ulteriormente scomposto distinguendo gli usi energetici da quelli non energetici, quale l'uso di prodotti petroliferi per la produzione di plastiche. Il Consumo totale di energia delle unità residenti è confrontabile con l'indicatore più rilevante delle statistiche energetiche di fonte bilanci energetici nazionali, il “Gross inland energy consumption” (GIEC). Si noti che il GIEC include gli usi energetici per scopi non energetici. Per questo motivo anche l'indicatore qui presentato include tale componente. Si ribadisce, infine, che il Consumo totale di energia delle unità residenti è basato sul principio di residenza, mentre il GIEC risponde al principio del territorio. Accanto al Consumo totale di energia delle unità residenti e ai fini di una valutazione più completa dei flussi di energia connessi al funzionamento di un'economia, è opportuno tenere conto, oltre che dei flussi diretti dell'indicatore appena citato, anche di quelli indiretti attraverso la stima degli usi energetici “incorporati” nei beni e servizi per gli usi finali (consumi, investimenti ed esportazioni). Parlare di queste stime equivale a parlare della “footprint energetica interna” di un sistema economico (esportazioni escluse). Queste ultime stime derivano dall'applicazione del modello economico input-output e gli indicatori derivati vengono generalmente definiti “demand-based” in quanto descrivono il fenomeno a partire dall'attivazione della domanda finale. In particolare, il modello utilizzato redistribuisce gli usi energetici delle attività economiche (usi diretti) ai beni e servizi prodotti (usi diretti e indiretti). In altri termini, i risultati descrivono la quantità di energia necessaria lungo la filiera produttiva dei beni e dei servizi prodotti per gli usi finali, a prescindere dall'attività economica dove l'uso energetico abbia avuto luogo.
Gli indicatori derivati dai conti dei flussi di energia, come il Consumo totale di energia delle unità residenti, offrono una visione complementare rispetto alle statistiche energetiche che originano dai bilanci energetici nazionali. L’indicatore “domestic energy footprint” attribuisce al consumatore finale le risorse energetiche dirette e indirette utilizzate per produrre beni e servizi. Tali informazioni possono aiutare i policy makers a preparare politiche mirate alle filiere produttive.
Regolamento (UE) n. 691/2011 relativo ai conti economici ambientali europei, come modificato dal Regolamento (UE) N. 538/2014
Descrizione 2
- Manual of Physical Energy Flow Accounts. Eurostat, Luxembourg, 2014 (https://ec.europa.eu/eurostat/documents/1798247/6191537/PEFA-Manual-2014-v20140515.pdf); - System of Environmental-Economic Accounting 2012 - Central Framework. United Nations, New York, 2014 (https://seea.un.org/content/seea-central-framework)
Qualificazione dati
Istat: http://dati.istat.it/Index.aspx --> Conti nazionali --> Conti ambientali --> Conti dei Flussi fisici di energia
Nazionale
2008-2021
Qualificazione indicatore
L’indicatore deriva dai conti dei flussi di energia, costruiti nel rispetto dei principi, concetti, definizioni e classificazioni propri dei conti economici nazionali. Per approfondimenti possono essere consultati: i seguenti manuali metodologici - Manual of Physical Energy Flow Accounts. Eurostat, Luxembourg, 2014 (https://ec.europa.eu/eurostat/documents/1798247/6191537/PEFA-Manual-2014-v20140515.pdf) - System of Environmental-Economic Accounting 2012 - Central Framework. United Nations, New York, 2014 (https://seea.un.org/content/seea-central-framework).
Nel 2021, così come accade anche per gli anni precedenti, il consumo totale di energia delle unità residenti (7,05 exajoule), è finalizzato per la quasi totalità agli usi energetici (95,5%); la restante parte è destinata agli usi non energetici (Tabelle 1, 2, 3).
Il consumo totale di energia delle unità residenti in Italia nel 2021 subisce una riduzione rispetto al 2008 del 17,1% delineando un trend positivo (Tabella 1).
Dati
Figura 2: Attività economiche con i maggiori usi energetici e loro contributo al Pil (valori percentuali). Italia, 2021
Elaborazioni ISPRA su dati Istat
Elaborazioni su Valore aggiunto a prezzi correnti e Consumo totale di energia delle unità residenti (Net domestic energy use)
Tabella 1: Consumo totale di energia delle unità residenti. Italia, 2008-2021
Istat
Tabella 2: Consumo totale di energia (usi energetici) delle unità residenti. Italia, 2008-2021
Istat
Tabella 3: Consumo totale di energia (usi non energetici) delle unità residenti. Italia, 2008-2021
Istat
Tabella 4: Domestic energy footprint. Italia, 2020
Elaborazioni su dati Istat
Per domestic energy footprint si intende l'energia utilizzata lungo le filiere produttive interne dei beni e servizi per soddisfare la domanda interna (consumi finali e investimenti).
Il consumo totale di energia delle unità residenti (net domestic energy use) è finalizzato per la quasi totalità agli usi energetici (oltre il 95% lungo tutto il periodo 2008-2021); la parte residuale è destinata agli usi non energetici. I consumi di energia possono essere ulteriormente scomposti evidenziandone l'origine nelle attività economiche o nelle famiglie: nel 2021, il 69% degli usi energetici totali derivano dalle attività produttive (Tabella 1).
Sempre nel 2021, la metà degli usi energetici totali deriva da sei attività (classificazione NACE: D - Fornitura di energia elettrica, gas, vapore e aria condizionata; H49 - Trasporto terrestre e trasporto mediante condotte; C20 - Fabbricazione di prodotti chimici; C19 - Fabbricazione di coke e prodotti derivanti dalla raffinazione del petrolio; C24 - Attività metallurgiche; C23 - Fabbricazione di altri prodotti della lavorazione di minerali non metalliferi) che contribuiscono a poco meno del 7% del Prodotto interno lordo italiano (Tabella 1 e Figura 2).
I consumi per le sole finalità energetiche (Tabella 2) sono ripartiti fra attività economiche (oltre due terzi) e famiglie (circa un terzo). Dal 2008 al 2021 i consumi delle prime si riducono del 21%, quelli delle famiglie dell’8%. Per le attività economiche, nel periodo 2008-2021oltre la metà dei consumi proviene dall’Industria manifatturiera (C), dalla Fornitura di energia elettrica, gas, vapore e aria condizionata (D) e dai Trasporti e magazzinaggio (H). Va rilevato che la quota sul totale dell'industria manifatturiera si riduce nel periodo di circa 4 punti percentuali passando dal 28% del 2008 al 24% del 2021, unitamente al consumo totale di energia per usi energetici di quest'attività (-30%). Fra le attività della manifattura, lungo tutto il periodo 2008-2021, circa il 60% dei consumi energetici proviene da: Fabbricazione di coke e prodotti derivanti dalla raffinazione del petrolio (C19), Attività metallurgiche (C24), Fabbricazione di altri prodotti della lavorazione di minerali non metalliferi (C23) e Fabbricazione di prodotti chimici (C20). I consumi totali di energia per usi energetici delle famiglie si ripartiscono dal 2008 al 2021 in modo variabile fra riscaldamento/raffreddamento, trasporto e altri usi: gli usi finalizzati al riscaldamento/raffreddamento aumentano la loro quota sul totale del consumo delle famiglie dal 40% nel 2008 al 53% nel 2021; gli usi energetici per il trasporto delle famiglie diminuisce la propria quota dal 42% al 38%; gli altri usi sono caratterizzati da due fasi il cui discrimine è il 2013-2014, in cui passano dal 19% sul totale al ’9% (Tabella 2).
Per quanto riguarda i consumi destinati agli usi non energetici, l'attività dedita alla Fabbricazione di prodotti chimici (C20) ne è la responsabile principale, con una quota media sul totale di oltre il 60% dal 2008 al 2021 (Tabella 3).
L’impronta energetica interna (escluse dunque le importazioni) per gli usi energetici totali permette di analizzare gli usi energetici dal lato della domanda finale interna prescindendo dai contributi energetici esteri (Figura 3 e Tabella 4). Le stime presentano una riallocazione dell'ammontare complessivo secondo la prospettiva della produzione alle categorie degli usi finali interni (consumi finali, investimenti), ad esclusione quindi delle domanda estera (cioè le esportazioni): i risultati ammontano a 6,1 exajoule nel 2010 e 4,8 exajoule nel 2020 (Figura 3).
Se si escludono gli usi energetici diretti delle famiglie (principalmente riscaldamento e trasporti), che non subiscono variazioni nei due approcci di analisi (produzione e consumo), si nota che la componente principale della footprint energetica interna è data dalla spesa per i consumi finali delle famiglie sia nel 2010 che nel 2020 (Figura 3; la Tabella 4), soprattutto per gli usi energetici che i consumi dei seguenti beni e servizi attivano lungo le rispettive catene del valore dei seguenti prodotti e servizi (classificazione CPA): D35 - Energia elettrica, gas, vapore e aria condizionata; I - Servizi di alloggio e di ristorazione; C10-12 - Prodotti alimentari, bevande e prodotti a base di tabacco; G47 - Servizi di vendita al dettaglio, escluso quello di autoveicoli e di motocicli; G46 - Servizi di vendita all'ingrosso per conto terzi; H49 - Servizi di trasporto terrestre e di trasporto mediante condotte. Quasi il 60% degli usi energetici attivati dagli investimenti deriva dai Lavori di costruzione(F); oltre i due terzi degli usi energetici attivati dalla spesa per i consumi finali delle amministrazioni pubbliche derivano dai Servizi sanitari (Q86) e dai Servizi di pubblica amministrazione e difesa; servizi di assicurazione sociale obbligatoria (O84).
È importante notare che i beni e servizi 'top ranking' nella Tabella 4, cioè i prodotti con la footprint energetica più grande, sono beni e servizi essenziali che tutti i cittadini richiedono per necessità fondamentali, quali servizi abitativi, alimentari, shopping e mobilità. La transizione climatica ed energetica, ed ecologica in generale, incontra diversi limiti nel ridurre gli usi di questi prodotti. Ci si può invece concentrare sulla loro organizzazione e sulla loro offerta mediante filiere produttive meno energivore. Le stime qui presentate, frutto di elaborazioni mediante il modello economico input-output, forniscono uno strumento che permette analisi approfondite delle filiere produttive al fine di identificarne le fasi su cui intervenire per migliorare l'efficienza energetica.
Inoltre, nel 2020 1,43 exajoule sono attivati dagli usi energetici finalizzati alla produzione interna di beni e servizi per le esportazioni.