Descrizione 1
Nicolò G. Tria
Dopo il calo registrato tra 2019 e 2020, dovuto alla contrazione dell’attività economica per via della pandemia, nel 2021 la spesa intra-muros per Ricerca & Sviluppo delle imprese industriali torna a crescere, passando da 10,7 a 11,1 mld € (+3,3%), seppur non tornando ai livelli pre-pandemici. Quasi la totalità della spesa (98,2%) è sostenuta dalle imprese del comparto manifatturiero. Guardando alla variazione tendenziale decennale 2012-2021, la spesa complessiva è cresciuta del 32,5%. L’incidenza percentuale della spesa delle imprese sul PIL risulta pari allo 0,86% nel 2021 e 0,78% nel 2022 (dato provvisorio). Tra i paesi industrializzati europei, l’Italia è quella le cui imprese spendono meno in R&S, in proporzione al PIL, rimanendo anche al di sotto della media dell’aerea dell’euro (1,5%). In proporzione al PIL, tra 2012 e 2021, le imprese italiane hanno speso relativamente di più in R&S (+26,5%). La principale fonte di finanziamento sono le imprese stesse.
L'indicatore riporta il valore delle spese intra-muros sostenute dalle imprese industriali (industria in senso stretto) per attività di Ricerca & Sviluppo, che comprende la ricerca di base, la ricerca applicata e lo sviluppo sperimentale. L'attività di ricerca e sviluppo (R&S) è definita come il complesso di lavori creativi intrapresi in modo sistematico sia per accrescere l'insieme delle conoscenze (ivi compresa la conoscenza dell'uomo, della cultura e della società) sia per utilizzare tali conoscenze per nuove applicazioni. Le spese intra-muros sono le spese sostenute per le attività di ricerca e sviluppo svolte dalle imprese con proprio personale e con proprie attrezzature (sono esclusi i progetti esterni). La spesa per R&S intra-muros comprende sia le spese correnti (spese di personale + acquisto di beni e servizi) sia quelle in conto capitale.
Le spese sostenute dalle imprese industriali per Ricerca & Sviluppo rappresentano una fonte di informazione per valutare la capacità di aggiornamento tecnologico e di innovazione competitiva delle stesse.
La rilevazione dei dati relativi alla spesa per ricerca e sviluppo è obbligatoria per gli Stati membri dell'Unione Europea in base al Regolamento (UE) n. 995/2012. A livello europeo, l’indicatore che misura l’incidenza percentuale delle spese per ricerca e sviluppo sul PIL è stato inserito nella Strategia Europa 2020 per una crescita intelligente, sostenibile e solidale. Rispetto all’obiettivo generale di Europa 2020, l’Italia si è posta l’obiettivo di destinare l’1,53% del PIL alla ricerca e sviluppo – obiettivo al quale partecipano tutte le forze economiche, pubbliche e private. Nel 2021 è stato riconfermato l’obiettivo di investimento di lunga data dell’Unione Europea del 3% del PIL dell’UE destinato alla ricerca e sviluppo, posticipandolo tuttavia al 2030. Questo obiettivo fa parte del nuovo Spazio Europeo per la Ricerca (SER), di cui il “patto per la Ricerca & l’Innovazione” è uno dei pilastri. L’indicatore, inoltre, fa parte del core set usato per monitorare il raggiungimento del SDG 9 dell’Agenda 2030, relativo alla costruzione di un’infrastruttura resiliente e alla promozione dell’innovazione e di una industrializzazione equa, responsabile e sostenibile. La spesa per R&S effettuata dalle imprese concorre al raggiungimento dell'obiettivo generale nazionale ed europeo.
Descrizione 2
ISTAT, Rilevazione statistica sulla ricerca e lo sviluppo nelle imprese;
https://siqual.istat.it/SIQual/visualizza.do?id=5000075
ISTAT, Statistiche report, anni vari, “Ricerca e Sviluppo in Italia”;
Eurostat, Statistics explained, anni vari, “Spesa per la protezione dell'ambiente”;
OECD, 2002 (prima ed. 1964). Manuale sulle rilevazioni statistiche delle attività di R&S (Manuale di Frascati).
La spesa in R&S non è necessariamente correlata positivamente al miglioramento delle prestazioni ambientali dell’imprese: essa è riferita a diverse discipline tecnico-scientifiche che possono avere un impatto positivo, neutro o negativo e che può in ogni caso prodursi anche nel lungo periodo. L’indicatore è stato classificato come di “Risposta” secondo il modello DPSIR, ma ciò è da intendersi solo per la parte di spesa in R&S delle imprese che ha un verificato effetto positivo in termini di protezione ambientale. Tuttavia allo stato attuale della metodologia di raccolta delle informazioni questo “di cui” è indistinguibile dall’aggregato. Nel suo complesso l’indicatore va interpretato come puramente contestuale.
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Qualificazione dati
Database ufficiale ISTAT dati.istat.it alla voce “Imprese/Ricerca e Sviluppo/Spesa”
Data browser Eurostat alla voce “Science, technology, digital society/Science and technology/Research and development (R&D)/Research and development expenditure, by sectors of performance”
Nazionale
2012-2021; previsioni 2022-2023
Qualificazione indicatore
I dati di base utilizzati per la costruzione delle tabelle e dei grafici derivano dalle statistiche ufficiali ISTAT e Eurostat e sono presentati tal quali o con minime rielaborazioni, ad esempio il calcolo delle variazioni percentauli.
Nel 2021 la spesa per ricerca e sviluppo (R&S) intra-muros sostenuta dal settore industriale ammonta a 11,1 miliardi di euro, in aumento del 3,3% rispetto al 2020. Il 98,2% della spesa del settore industriale è realizzata dalle attività manifatturiere, l’1,8% dalle attività estrattive, fornitura di energia elettrica, gas e acqua, trattamento e smaltimento dei rifiuti (Tabella 1). La fonte di finanziamento principale della spesa in R&S delle imprese (tutte) si conferma essere le imprese stesse (residenti sul territorio nazionale), pari al 90,6% del totale. Il “resto del mondo” (enti non residenti sul territorio nazionale) partecipa per il 6,3%. Il restante è suddiviso tra “istituzioni pubbliche”, “università” e “istituzioni private non profit” (Tabella 2). Rapportando la spesa al PIL, nel 2021 (0,86%) essa si mantiene al di sotto di quella dei due altri maggiori paesi industriali europei, Francia (1,46%) e Germania (2,09%) nonché al di sotto di quella media dell’area dell’euro (1,52%) (Tabella 4). I dati stimati e provvisori al 2022 confermano questo scarto.
Nel periodo 2012-2021 la spesa intra-muros in R&S delle imprese industriali cresce del 32,5%, passando da 8,3 a 11,1 miliardi di €. La spesa sostenuta dal settore delle attività estrattive, fornitura di energia elettrica, gas e acqua e trattamento e smaltimento di rifiuti, pur rappresentando una parte minoritaria, ha visto più che raddoppiare in dieci anni (+115,3%) la propria quota. Le attività manifatturiere nel complesso registrano una variazione tendenziale di +31,6%. Tutti i comparti industriali hanno subito una contrazione di spesa in R&S nel 2020 in corrispondenza della crisi pandemica e, malgrado la rapida ripresa, il livello del 2021 è ancora leggermente al di sotto del punto di massimo toccato nel 2019 (Tabella 1 e Figura 1). La spesa in proporzione al PIL mostra un andamento in leggera ma costante ascesa tra il 2012 e 2020, passando da 0,68% a 0,93%, per poi calare fino a 0,78% nel 2022, tornando al livello del 2015. L’andamento si mantiene sempre al di sotto di quello dei principali paesi industrializzati europei (1,23 p.p. in meno della Germania) e della media dell’area dell’euro (0,62 p.p. in meno) (Tabella 4 e Figura 2).
Dati
Tabella 1: Spesa per Ricerca & Sviluppo intra-muros delle imprese dell'industria in senso stretto (2012-2021)
Elaborazione ISPRA su dati ISTAT
La valutazione è a prezzi correnti. La fonte di finanziamento è il totale dell'economia. |
Tabella 2: Spesa in Ricerca & Sviluppo dell'industria in senso stretto per fonte di finanziamento (2012-2021)
Elaborazione ISPRA su dati ISTAT
c: dato oscurato per la tutela del segreto statistico |
Valutazioni a prezzi correnti |
Tabella 3: Spesa per R&S intra-muros delle imprese industriali per settore di attività economica (2012-2021)
Elaborazioni ISPRA su dati ISTAT |
Valutazioni a prezzi correnti |
Tabella 4: Spesa per Ricerca & Sviluppo delle imprese in % del PIL, principali paesi industrializzati e aggregati geopolitici europei (2011-2022)
Elaborazione ISPRA su dati EUROSTAT |
b: interruzione nella serie storica; e: dato stimato; p: dato provvisorio |
Tabella 5: Spesa per Ricerca & Sviluppo intra-muros per settore istituzionale (2012-2021; previsioni 2022-2023)
Elaborazione ISPRA su dati ISTAT |
(*) Dati previsionali per gli anni 2022 e 2023. |
Valutazioni a prezzi correnti. |
Concentrando l’attenzione sulle sezioni industriali manifatturiere convenzionalmente più impattanti sull’ambiente, si può osservare (Tabella 3 e Figura 3) che è l’industria dei prodotti chimici a spendere di più in valore assoluto in R&S (512,0 M€ nel 2021, +5,3% rispetto all’anno precedente e con una variazione tendenziale del 44,8% in dieci anni); seguita dall’industria dei prodotti in metallo, esclusi macchinari e attrezzature (364,7 M€ nel 2021, -2,4% rispetto all’anno precedente e con una variazione tendenziale del 31,2% in dieci anni). A seguire, l’industria dei prodotti della lavorazione dei minerali non metalliferi (138,0 M€ nel 2021, +1,6% rispetto all’anno precedente e con una variazione tendenziale del 43,3%); i prodotti della metallurgia (93,8 M€ nel 2021, +8,3% rispetto all’anno precedente e con un andamento in controtendenza rispetto alle altre industrie, -6,7% in dieci anni); infine l’industria della carta e prodotti in carta (66,9 M€ nel 2021, -11,5% rispetto all’anno precedente e con un aumento del 57,7% nel periodo 2012-2021). Le attività di estrazione di minerali da cave e miniere tra tutte sembrano accusare severamente lo shock pandemico del 2020: la spesa in R&S passa da 76,0 M€ nel 2019 a 7,7 M€ nel 2020, per poi tornare a 70,6 M€ nel 2021.