AZIENDE IN ACQUACOLTURA E PRODUZIONI

    Descrizione 1
    Data aggiornamento scheda
    Autori

    Valeria Donadelli, Stefania Chiesa

    Abstract
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    Abstract

    L’indicatore stima la dimensione dell’acquacoltura nazionale, come numero di impianti attivi e produzioni e i trend di crescita rispetto agli obiettivi programmati nel Piano Strategico Acquacoltura 2014-2020 e il Programma Operativo del Fondo Europeo per gli affari marittimi, la pesca e l’acquacoltura (FEAMP) 2014-2020. Nel 2020 il Veneto si conferma la prima regione in Italia per numero di impianti (26%), mentre l’Emilia-Romagna è la prima regione per volumi di produzione (26%). Cinque regioni (Veneto, Emilia-Romagna, Friuli-Venezia Giulia, Puglia, Sardegna) ospitano il 71% degli impianti di acquacoltura. Emilia-Romagna, Veneto e Friuli si confermano i principali poli produttivi e insieme a Marche e Toscana coprono il 69% della produzione Nazionale. Nella maggior parte delle regioni costiere prevale l’utilizzo della risorsa idrica salmastra/salata, con impianti localizzati in ambienti di transizione, costieri e marini. Il 2020 è stato un anno fortemente influenzato dalle conseguenze della pandemia da Covid 19: la produzione italiana d’acquacoltura censita è di 122.760 tonnellate, il 61% sono molluschi, il 39% sono pesci. La crostaceicoltura si conferma un settore minoritario, con una produzione di sole 0,5 tonnellate. Le specie non indigene contribuiscono al 49% della produzione nazionale. In conseguenza del calo della produzione registrato nel 2020, le produzioni d’acquacoltura nel periodo 2013–2020 sono diminuite del 13%, disattendendo le stime di crescita indicate dal MiPAAF.

    Descrizione

    L’indicatore stima la dimensione dell’acquacoltura nazionale, come numero di impianti attivi e produzioni di piscicoltura, molluschicoltura e crostaceicoltura. Considera le produzioni complessive per le principali specie e per le specie non indigene allevate in acquacoltura. Le produzioni sono analizzate anche in relazione alla risorsa idrica utilizzata per l’allevamento (acqua dolce o salata/salmastra). L’indicatore è elaborato sulla base dei dati censiti dal Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali (MiPAAF) ai sensi del Regolamento (CE) n. 762/2008 per la raccolta e la trasmissione annuale dei dati statistici (EUROSTAT) sull’acquacoltura da parte degli Stati membri.

    Scopo

    Fornire informazioni utili sulla dimensione e lo stato dell’acquacoltura in Italia per valutare il raggiungimento degli obiettivi di crescita e sviluppo sostenibile dell'acquacoltura, di cui al Piano Strategico Acquacoltura 2014-2020 (PSA, MiPAAF 2015) e al Programma Operativo (PO) del Fondo Europeo per la Pesca e dell’Acquacoltura (FEAMP 2014-2020), secondo la Decisione CE C(2015) 8452), e per stimare i potenziali impatti sull’ambiente.

    Rilevanza
    È di portata nazionale oppure applicabile a temi ambientali a livello regionale ma di significato nazionale
    È in grado di descrivere il trend senza necessariamente fornire una valutazione dello stesso
    È semplice, facile da interpretare
    Fornisce un quadro rappresentativo delle condizioni ambientali, delle pressioni sull’ambiente o delle risposte della società, anche in relazione agli obiettivi di specifiche normative
    Fornisce una base per confronti a livello internazionale
    Ha una soglia o un valore di riferimento con il quale poterlo confrontare
    Misurabilità
    Adeguatamente documentati e di fonte nota
    Aggiornati a intervalli regolari e con procedure affidabili
    Facilmente disponibili o resi disponibili a fronte di un ragionevole rapporto costi/benefici
    Un’ “adeguata” copertura spaziale
    Un’ “idonea” copertura temporale
    Solidità
    È basato su standard nazionali/internazionali e sul consenso nazionale/internazionale circa la sua validità
    È ben fondato in termini tecnici e scientifici
    Presenta attendibilità e affidabilità dei metodi di misura e raccolta dati
    Comparabilità nel tempo
    Comparabilità nello spazio
    Principali riferimenti normativi e obiettivi

    Gli obiettivi europei di crescita e sviluppo sostenibile sono fissati dalla Politica Comune della Pesca (Regolamento 1380/2013/UE) per il periodo 2014-2020 e mirano a promuovere la crescita e aumentare le produzioni dell’acquacoltura negli Stati membri, ridurre la dipendenza europea dalle importazioni di prodotti ittici (-70%) e favorire lo sviluppo dell’acquacoltura nelle aree costiere e rurali. A livello nazionale, gli obiettivi di crescita dell’acquacoltura sono stati fissati nel Piano Strategico Acquacoltura 2014-2020 (PSA), redatto ai sensi dell’art.34 della PCP e nel Programma Operativo del Regolamento per il Fondo Europeo per gli Affari Marittimi e la Pesca (FEAMP, Regolamento 508/2014/EU), approvati dalla Commissione europea nel novembre 2015 (Decisione CE C(2015)8452). Il Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali, Direzione generale della Pesca e dell’Acquacoltura, ha previsto per il 2025 un aumento delle produzioni del 38% rispetto al 2013 (PSA 2014-2020), per un volume di oltre 190.000 tonnellate di prodotti ittici allevati (PO FEAMP. Priorità 2, Obiettivo 4, indicatore 2.1) e un aumento del valore corrispettivo del 44% per un valore di oltre 560 milioni di euro (indicatore 2.1). La crescita è attesa grazie alla diversificazione dei processi di produzione e dei prodotti, la modernizzazione e l’ampliamento degli impianti esistenti e la realizzazione di nuovi insediamenti produttivi, un miglioramento dell’utilizzo dello spazio marino e costiero e l’identificazione di nuove Zone Allocate per l’Acquacoltura (AZA). L’indicatore assume una crescente rilevanza in relazione alle nuove strategie di crescita blu (COM (2012) 494 final), di transizione energetica e sviluppo sostenibile promosse dalla Commissione europea (Green Deal, 2019; Farm to Fork Strategy, 2020). L'utilizzo di specie esotiche (non indigene, non autoctone, aliene) in acquacoltura è un importante mezzo di diversificazione delle produzioni, regolamentato a livello europeo dal Reg. (CE) n. 708/2007, Reg. (CE) n. 535/2008, Reg. (CE) n. 506/2008, Reg. (UE) n. 304/2011 e Reg. (UE) n. 1143/2014. Ai sensi dei suddetti regolamenti è stato attivato in Italia dall’Autorità competente (MiPAAF) il registro delle specie aliene in acquacoltura (http://www.registro-asa.it/it), gestito da ISPRA nel cloud SINANet, che consente agli operatori di presentare domanda per l’introduzione di specie esotiche a fini d’acquacoltura. I regolamenti europei disciplinano anche la traslocazione di specie localmente assenti, per le quali manca ancora un sistema di tracciabilità degli spostamenti a livello nazionale ed europeo. Le specie non indigene sono anche oggetto del Descrittore 2 delle Direttiva Quadro sulla Strategia per l’Ambiente Marino (Direttiva 2008/56/CE). I nuovi criteri e le norme metodologiche relativi al buono stato ambientale (GES) e ai Traguardi ambientali, danno maggiore enfasi alle vie di introduzione piuttosto che agli impatti (Decisione 2017/848/UE; DM MATTM 15 Febbraio 2019).

    DPSIR
    Determinante
    Tipologia indicatore
    Descrittivo (tipo A)
    Riferimenti bibliografici

    COM (2020) 381 final. Una strategia “Dal produttore al consumatore” per un Sistema alimentare equo, sano e rispettoso dell’ambiente. FAO. 2020.The State of World Fisheries and Aquaculture. 2020. Sustainability in action. Rome. FAO. 2022.The State of World Fisheries and Aquaculture. 2020. Towards blue transformation. Rome. ISPRA, anni vari, Annuario dei dati ambientali Marino G., Petochi T., Cardia F. (2020). "Assegnazione di Zone Marine per l'Acquacoltura (AZA). Guida Tecnica", 214 p., Documenti Tecnici ISPRA 2020. https://www.isprambiente.gov.it/it/pubblicazioni/documenti-tecnici/assegnazione-di-zone-marine-perlacquacoltura-aza-guida-tecnica MiPAAF (2014). Piano Strategico per l’Acquacoltura in Italia (2014-2020). pp.282. https://pofeamp.politicheagricole.it/documents/17/2_Programma_operativo_Feamp.pdf.

    Limitazioni

    -

    Ulteriori azioni

    Implementare sistemi digitali e innovativi per la trasmissione dei dati di produzione dalle aziende alle amministrazioni competenti, con risparmio di risorse e migliore affidabilità dei dati ottenuti per il censimento sui dati tecnico-produttivi dell’acquacoltura. Implementare le attività di monitoraggio relative alle introduzioni d’acquacoltura, secondo vettore d’introduzione in Europa e al mondo, compreso il Programma di Monitoraggio della Strategia Marina e sviluppare un sistema di tracciabilità delle movimentazioni dei molluschi bivalvi.

    Frequenza di rilevazione dei dati
    Annuale
    Fonte dei dati
    EUROSTAT (Ufficio Statistico delle Comunità Europee)
    MIPAAF (Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali)
    Accessibilità dei dati di base

    L’indicatore utilizza i dati MiPAAF censiti ai sensi del Regolamento (CE) n. 762/2008, e i dati pubblicati dall’Ufficio statistico dell’Unione Europea (EUROSTAT) https://ec.europa.eu/eurostat/data/database.

    Copertura spaziale

    Nazionale Regionale (20/20)

    Copertura temporale

    1994-2020

    Descrizione della metodologia di elaborazione

    La raccolta dei dati per il biennio 2019-2020 (Reg. (CE) n. 762/2008) ha utilizzato come unità di riferimento l’impresa, figura giuridica regolarmente iscritta alla Camera di Commercio Industria Artigianato e Agricoltura e come unità d’analisi l’impianto, ossia l’unità produttiva che afferisce a un’impresa. Ciascuna impresa può essere costituita da uno o più impianti. Il trend delle produzioni 1994-2020 è stato elaborato utilizzando i dati censiti per il MiPAAF da ICRAM (1994-2002), Idroconsult (2002-2006), UNIMAR (2007-2014), GRAIA (2015-2016) e CREA (2017-2020). Per le annualità 2015-2018, ISPRA ha operato una revisione dei dati raccolti da GRAIA e CREA, con l’integrazione di dati forniti dalle Associazioni di produttori nazionali API e AMA. Sono riportati i volumi di produzione (t) per tipologia produttiva (piscicoltura, molluschicoltura e crostaceicoltura), per regione; i volumi di produzione (t) delle principali specie allevate, i volumi di produzione (t) delle specie non indigene allevate e il numero degli impianti attivi per tipo di risorsa idrica (acqua dolce o marino salmastra) e per regione.

    Periodicità di aggiornamento
    Annuale
    Qualità dell'informazione

    L’indicatore sintetizza in modo semplice e comprensibile i dati di crescita (volume, valore della produzione e numero d’impianti) dell’acquacoltura in Italia nel biennio 2019-2020 censiti dal MiPAAF ai sensi del Regolamento (CE) n. 762/2008. L’indicatore è pertanto confrontabile anche a livello europeo. I dati sono stati censiti negli anni da differenti istituti ed enti, elaborati da ISPRA e calcolati con le stesse modalità per consentire la comparabilità del dato nel tempo e nello spazio. L’indicatore copre tutte le 20 regioni dove insistono attività di acquacoltura e i diversi ambienti d’allevamento in acque dolci, salmastre e marine.

    Stato
    Medio
    Trend
    Stabile
    Valutazione/descrizione dello stato

    La produzione nazionale d’acquacoltura censita per il 2020 è di 122.760 tonnellate di cui 74.990 di molluschi (61%), 47.770 t di pesci (39%) e 0,5 t di crostacei, per un valore complessivo di 392 milioni di euro (Tabella 1). Rispetto al 2018 la produzione ha subito un calo di circa 30.000 tonnellate. Complessivamente le produzioni d’acquacoltura nel periodo 2013-2020 sono diminuite del 13 %. La flessione ha colpito tutti e tre i comparti produttivi ed è da ascrivere alla situazione pandemica mondiale, causata dalla diffusione del virus Covid 19, sommata alle criticità preesistenti per ciascun comparto. La molluschicoltura si conferma il settore produttivo più significativo dell’acquacoltura italiana, con una produzione di 74.990 tonnellate e un valore complessivo di 187 milioni di euro. Per l’allevamento di molluschi bivalvi la crescita risulta in diminuzione, con un decremento delle produzioni del 16% nel periodo 2013-2020, in contrasto con quanto atteso. Dopo il calo di produzione osservato nel 2018, si registrano due nuove flessioni nella produzione sia nel 2019 (-20.222 t) sia nel 2020 (- 9.553 t), da porre in relazione con la crisi pandemica e a tre fattori principali: i) l’incremento della temperatura e degli eventi meteo marini estremi legati ai cambiamenti climatici; ii) la riduzione della qualità ambientale nelle aree di allevamento di molluschi, dovuta a impatti antropici (e.g. contaminazione microbiologica) e eventi climatici (e.g. fioriture algali); iii) le difficoltà burocratico - amministrative nel rilascio/rinnovo delle concessioni demaniali marittime. Nel 2020, la piscicoltura d’acqua dolce si conferma il secondo comparto produttivo con una produzione di 36.483 t (30% della produzione nazionale), mentre la piscicoltura marina ha prodotto 11.287 tonnellate, di cui il 97% è rappresentato da spigola e orata. Al pari della molluschicoltura, anche per la piscicoltura si registra un calo nella produzione sia rispetto al 2013 (circa 4.000 t) che agli ultimi due anni (-12.200 t nel 2018 e – 5.903 nel 2019). Oltre alla situazione pandemica, permangono i problemi legati alle difficoltà nel rilascio di nuove concessioni demaniali da destinare all’acquacoltura per il comparto acque marine e le difficoltà associate alla crisi idrica legata ai cambiamenti climatici e ai nuovi Piani di Tutela delle acque per il comparto acque dolci. La crostaceicoltura si conferma sempre più un settore minoritario, con una produzione di sole 0,5 tonnellate nel 2020, in calo sia rispetto al 2019 (-4,6 t) che al 2018 (-13 t), da attribuire alla sola produzione del gamberetto maggiore (Palaemon serratus). Nel 2020 sono stati censiti 618 impianti. Il 43% del totale degli impianti è dedicato alla piscicoltura, il 57% alla molluschicoltura mentre solo 2 impianti in Italia allevano crostacei. Rispetto alla risorsa idrica utilizzata dalla piscicoltura, nel 2020 il 72% degli impianti utilizza acqua dolce, mentre il 28% acqua marina o salmastra. Il 65 % della produzione nazionale è concentrata prevalentemente nel Nord Italia, sia in termini di impianti sia di volume di produzione. Le specie non indigene sono comunemente utilizzate in acquacoltura e rappresentano un importante fonte di diversificazione e crescita per il settore. Nel 2020 sono state prodotte circa 60.000 mila tonnellate di specie non indigene (Tabella 2), che rappresentano il 49% della produzione nazionale. La maggior parte della produzione è basata su due sole specie, la trota iridea (Onchorhynchus mykiss, 33.231 t) e la vongola verace (Ruditapes philippinarum, 24.337 t). La valutazione dello stato “medio” tiene conto sia degli aspetti ambientali legati all’attività di acquacoltura (e.g. indicatore “Bilancio di azoto e fosforo in acquacoltura”), sia dello stato di stagnazione del periodo osservato in Italia e in tutti i paesi europei produttori e il mancato raggiungimento degli obiettivi di crescita al PSA 2014-2020 per il 2025 (+ 38%).

    Valutazione/descrizione del trend

    In conseguenza del calo della produzione registrato nel 2020 e legato alla crisi pandemica, il trend dell’acquacoltura italiana risulta negativo rispetto al 2019 (-7%) e al 2013 (-13%). La flessione registrata non determina evidentemente un peggioramento in termini ambientali. Pertanto, si è scelto di considerare stabile il trend. Tutti i comparti produttivi hanno risentito del calo nel volume di produzione. La piscicoltura marina registra una diminuzione del 8% rispetto al 2019 e del 13% rispetto al 2013. Minore è stata la flessione del comparto acque dolci (-1% rispetto al 2019 e -6% rispetto al 2013). La molluschicoltura è risultato il comparto con la maggior flessione. Nel 2020 le produzioni sono diminuite del 5% rispetto al 2019 e del 16% rispetto al 2013. Per quanto riguarda il valore delle produzioni d'acquacoltura, che ha superato i 500 miliardi di euro nel 2018, a causa della minore produzione del 2020, risulta in calo rispetto al 2019 (-12%) e al 2018 (-23%) e stabile rispetto al 2013. La riduzione nel numero degli impianti da circa 800 censiti nel 2014 agli attuali 618 è conseguenza della riorganizzazione adottata dalle imprese e della chiusura di alcuni impianti. La serie storica delle produzioni (Figura 5) mostra una decrescita della capacità produttiva per il comparto della piscicoltura dopo il 2001, da ascrivere a una riduzione del numero di impianti e delle produzioni di anguilla in intensivo e a una significativa diminuzione delle produzioni vallive tradizionali in estensivo di spigola, orata, anguilla e muggini non compensate da altri sistemi innovativi e produzioni. La produzione di specie non indigene conferma un trend di crescita positivo. Rispetto al 2013, il volume di produzione è aumentato del 13% nel 2019 e del 3,1 % nel 2020 (cfr. Database Annuario 2015). Mentre la produzione derivante dalla piscicoltura d’acqua dolce si mantiene più o meno stabile, maggiori variazioni si osservano relativamente ai molluschi e sono da ascrivere alle oscillazioni osservate negli anni nei volumi di produzione della vongola verace filippina (R.philippinarum).

    Commenti

    Nel 2020 il Veneto si conferma la prima regione in Italia per numero di impianti (26%) (Figura 2), mentre l’Emilia-Romagna è la prima regione per volumi di produzione (26% sul totale) (Figura 4), senza rilevanti variazioni rispetto al 2019. Cinque regioni (Veneto, Emilia-Romagna, Friuli-Venezia Giulia, Sardegna, Puglia) ospitano il 71% degli impianti di acquacoltura. Emilia-Romagna, Veneto e Friuli si confermano i principali poli produttivi e insieme a Marche e Toscana coprono il 69% della produzione Nazionale. Rispetto al 2019, la Toscana supera la Puglia in termini di produzione. Il rapporto tra volumi di produzione e numero di impianti varia da regione a regione, in particolare in funzione del numero di impianti intensivi, semintensivi ed estensivi di piscicoltura. Nella maggior parte delle regioni costiere prevale l’utilizzo della risorsa idrica salmastra/salata, con impianti localizzati in ambienti di transizione, costieri e marini (Figure 1 e 2). Tutte le regioni che comprendono zone costiere producono sia pesci sia molluschi, ad eccezione della Toscana (Figure 3 e 4). La produzione in Basilicata è da ascrivere solo alla piscicoltura di acqua dolce. La produzione italiana d’acquacoltura censita nel 2019 è di 132.312 tonnellate, di cui 53.693 t di pesci (41%), 78.614 t di molluschi (59%) e 4,6 t di crostacei (0,003%) (Tabella 1). Nel 2020 sono state prodotte 122.760 tonnellate, di cui 74.990 di molluschi (61%), 47.770 t di pesci (39%) e 0,5 t di crostacei. La mitilicoltura e la troticoltura sono i sistemi di allevamento più importanti (Tabella 1), rappresentando rispettivamente il 41% e il 27% della produzione nazionale (2020). Per la molluschicoltura, le maggiori produzioni sono in Emilia-Romagna e in Veneto, che insieme contribuiscono nel 2020 al 65% della produzione nazionale del comparto (Figura 4). Altre produzioni significative si rilevano in Puglia, Marche, Sardegna, Campania e Friuli-Venezia Giulia (Figure 3 e 4). Per la piscicoltura, poco meno del 60 % della produzione nazionale si concentra in 4 regioni: Friuli-Venezia Giulia, Veneto, Lombardia, prevalentemente in sistemi di acqua dolce, e Toscana in ambiente marino. La piscicoltura marina si basa principalmente sulla produzione di due specie, l’orata e la spigola, per una produzione totale nel 2019 di 11.730 tonnellate e di 10.894 tonnellate nel 2020 che rappresentano rispettivamente oltre il 95% della piscicoltura marina e il 9% della produzione nazionale (Tabella1). La Toscana rappresenta il principale polo produttivo per la piscicoltura marina, seguita da Lazio, Sardegna, Sicilia e Puglia. Nell’ambito della piscicoltura, le specie non indigene (Tabella 2) sono allevate esclusivamente in acqua dolce e rappresentano il 75% della produzione totale di pesci. Nel caso della molluschicoltura le specie non indigene (R. philippinarum) contribuiscono per il 33% al volume totale del comparto (Tabella 1). Nel 2020 non risulta siano state allevate specie non indigene di crostacei (dati Eurostat), sebbene alcune segnalazioni su produzioni di Cherax sp. in Sicilia e Paeneus vannamei in Puglia, non autorizzate secondo il Regolamento (CE) n. 708/2007, siano state riportate a livello FAO. ISPRA è impegnata in studi mirati alla verifica della presenza di specie non indigene associate per una valutazione dei rischi e dei potenziali impatti, la messa punto di un sistema di tracciabilità delle movimentazioni dei molluschi bivalvi e l’attuazione di misure di mitigazione. Il settore della molluschicoltura è quello che presenta più criticità e oscillazioni nei volumi di produzione e richiede azioni di supporto specifiche per ridurre gli impatti dei cambiamenti climatici, migliorare la qualità ambientale nelle aree destinate alla vita dei molluschi e superare le difficoltà burocratico - amministrative nel rilascio e rinnovo delle concessioni demaniali marittime. I dati riferiti ai volumi di produzione dal 1994 al 2001 includono nel computo, oltre ai molluschi allevati, anche i molluschi bivalvi raccolti su banchi naturali, per una produzione annua stimata tra 25.000-30.000 tonnellate nel periodo. Tuttavia, anche non considerando i molluschi raccolti su banchi naturali, i volumi di produzioni di molluschi allevati hanno fatto segnare fluttuazioni continue negli ultimi 20 anni, nella maggior parte dei casi da ascrivere alla qualità ambientale delle acque destinate alla vita dei molluschi, spesso non ottimali, che hanno effetti sulle produzioni. Considerata l’importanza della molluschicoltura, come fonte di alimenti con una bassa impronta ambientale (Strategia Farm to Fork, 2020) e come servizio di regolazione nell’ambiente marino costiero (cfr Indicatore Bilancio di azoto e fosforo), è auspicabile trovare soluzioni alle criticità del settore (e.g. mancanza di siti, qualità ambientale) e sostenere la crescita della molluschicoltura, come programmato nel PSA e nel PO FEAMP 2014-2020 e nel nuovo FEAMPA 2021-2027 con Reg. (UE) n. 2021/1139. Nel periodo di programmazione comunitaria (2014-2020), l’acquacoltura nazionale è cresciuta dell’8,3% nel periodo 2013-2018, con una crescita su base annua dell’1,7%. Il 2020 tuttavia ha fatto segnare un decremento delle produzioni, fortemente influenzato dalle conseguenze della pandemia da Covid 19. Le stime di crescita riportate nel PSA Italia sono prossime ad essere raggiunte per quanto riguarda il valore delle produzioni, in particolare per un aumento del valore in euro del prodotto allevato, mentre i volumi di produzione hanno fatto segnare un decremento. Tra le varie cause della mancata crescita, tuttavia, vanno considerati anche il ritardo di due anni nell’attuazione del FEAMP 2014-2020 e le difficoltà amministrative incontrate per accedere ai fondi, oltre a uno stanziamento finanziario considerato insufficiente per lo sviluppo del settore a livello nazionale e europeo (Marino et al 2020).

    Allegati
    Titolo

    Tabella 1: L' acquacoltura italiana in numeri: numero di impianti, produzioni e principali specie allevate (2019 e 2020)

    Fonte

    Elaborazione ISPRA su dati MiPAAF-CREA, EUROSTAT

    Legenda

    Nella ripartizione per settore, gli impianti che allevano sia molluschi che pesci sono stati contati due volte

    Titolo

    Tabella 2: Produzioni di specie non indigene

    Fonte

    Elaborazione ISPRA su dati MiPAAF-CREA, EUROSTAT

    Legenda

    simbolo "*" per le specie non in deroga

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    Titolo

    Figura 1: Numero di impianti di acquacoltura in acque dolci, salmastre/marine (2019)

    Fonte

    Elaborazione ISPRA su dati MiPAAF-CREA

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    Titolo

    Figura 2: Numero di impianti di acquacoltura in acque dolci, salmastre/marine (2020)

    Fonte

    Elaborazione ISPRA su dati MiPAAF-CREA

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    Titolo

    Figura 3: Produzioni d' acquacoltura per regione (2019)

    Fonte

    Elaborazione ISPRA su dati MiPAAF-CREA, EUROSTAT

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    Titolo

    Figura 4: Produzioni d' acquacoltura per regione (2020)

    Fonte

    Elaborazione ISPRA su dati MIPAAF-CREA, EUROSTAT

    Thumbnail
    Titolo

    Figura 5: Serie storica della produzione nazionale in acquacoltura di pesci, molluschi e crostacei

    Fonte

    Elaborazione ISPRA su dati MiPAAF-ICRAM (1994-2001), IDROCONSULT (2002-2006), UNIMAR (2007-2014), MIPAAF-GRAIA-API-AMA (2015-2016), MIPAAF-API-AMA (2017-2018), MIPAAF-CREA (2019-2020)