STATO DI CONSERVAZIONE DELLE SPECIE DI DIRETTIVA 92/43/CEE

    Descrizione 1
    Data aggiornamento scheda
    Autori

    Stefania Ercole, Valeria Giacanelli, Alessandra Grignetti, Gabriele La Mesa

    Abstract
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    Abstract

    L'indicatore illustra lo stato di conservazione e le tendenze delle specie italiane tutelate dalla Direttiva 92/43/CEE (Direttiva Habitat) ed è basato sui risultati di sintesi del IV report italiano riferito al periodo 2013-2018 e consegnato alla Commissione Europea nel 2019, relativi a un totale di 349 specie (232 specie animali e 117 specie vegetali) di interesse comunitario presenti sul nostro territorio e nei nostri mari. Nel IV report sono state prodotte complessivamente 337 mappe di distribuzione e 619 schede di reporting (una per ciascuna specie in ogni regione biogeografica di presenza). Le valutazioni del 2019 mostrano che sono in stato di conservazione (SC) sfavorevole (inadeguato o cattivo) oltre la metà delle specie terrestri e delle acque interne, il 54% della flora e il 53% della fauna, e il 22% delle specie valutate in ambito marino. Dal confronto tra i due ultimi periodi di reporting (2007-2012 e 2013-2018), non si rilevano miglioramenti dello SC delle specie, unico segnale positivo è l’aumento delle conoscenze, con una diminuzione dei casi con SC sconosciuto. L’indicatore mostra l’urgente necessità di un maggiore impegno per la conservazione delle specie tutelate dalla Direttiva Habitat, anche in relazione al target della nuova Strategia Europea per la Biodiversità, che stabilisce che almeno il 30% di specie e habitat in SC sfavorevole migliori il suo stato entro il 2030 o mostri almeno un trend di miglioramento.

    Descrizione

    L'indicatore illustra lo stato di conservazione e le tendenze delle 349 specie di interesse comunitario presenti sul territorio e nei mari italiani. Si tratta in particolare di 232 specie animali (di cui 25 marine) e di 117 specie vegetali (di cui 2 marine), incluse negli allegati II, IV e V della Direttiva 92/43/CEE (Direttiva Habitat). L’indicatore è basato sul reporting ex art. 17, che impone agli Stati membri di valutare ogni 6 anni per ciascuna specie in ogni regione biogeografica di presenza sia lo stato di conservazione (indicandolo come: favorevole, inadeguato, cattivo o sconosciuto), sia il trend (indicandolo come: in incremento, stabile, in decremento o sconosciuto) nel periodo di riferimento. L’indicatore mostra i risultati delle valutazioni prodotte dall’Italia nel 2019 per il IV report ex art. 17 della Direttiva, relativo al periodo 2013-2018, confrontandole con quelle precedenti contenute nel III report (2007-2012).

    Scopo

    Mostrare lo stato di conservazione delle specie italiane tutelate dalla direttiva Habitat, indicare il livello di attuazione e successo della Direttiva, misurare i progressi verso i target delle Strategie Europea e Nazionale per la Biodiversità.

    Rilevanza
    È di portata nazionale oppure applicabile a temi ambientali a livello regionale ma di significato nazionale
    È in grado di descrivere il trend senza necessariamente fornire una valutazione dello stesso
    È semplice, facile da interpretare
    È sensibile ai cambiamenti che avvengono nell’ambiente e/o delle attività antropiche
    Fornisce un quadro rappresentativo delle condizioni ambientali, delle pressioni sull’ambiente o delle risposte della società, anche in relazione agli obiettivi di specifiche normative
    Fornisce una base per confronti a livello internazionale
    Ha una soglia o un valore di riferimento con il quale poterlo confrontare
    Misurabilità
    Adeguatamente documentati e di fonte nota
    Aggiornati a intervalli regolari e con procedure affidabili
    Facilmente disponibili o resi disponibili a fronte di un ragionevole rapporto costi/benefici
    Un’ “adeguata” copertura spaziale
    Un’ “idonea” copertura temporale
    Solidità
    È basato su standard nazionali/internazionali e sul consenso nazionale/internazionale circa la sua validità
    Presenta attendibilità e affidabilità dei metodi di misura e raccolta dati
    Comparabilità nel tempo
    Comparabilità nello spazio
    Principali riferimenti normativi e obiettivi

    La Direttiva Habitat è uno dei principali pilastri della politica comunitaria per la conservazione della natura, recepita in Italia nel 1997 con il Regolamento D.P.R. 8 settembre 1997 n. 357 (G.U. 23 ottobre 1997, n. 248, S.O.). Scopo della Direttiva è "salvaguardare la biodiversità mediante la conservazione degli habitat naturali, nonché della flora e della fauna selvatiche nel territorio europeo degli Stati membri al quale si applica il trattato" (art 2). Per il raggiungimento di questo obiettivo stabilisce misure per assicurare il mantenimento, o il ripristino, in uno Stato di Conservazione Favorevole (SCF) degli habitat e delle specie elencati nei suoi allegati. La Direttiva stabilisce anche norme per il monitoraggio e l'elaborazione di rapporti nazionali sull'attuazione delle sue disposizioni (articoli 11 e 17). Anche la nuova Strategia Europea per la Biodiversità al 2030 contiene impegni specifici collegati allo stato di conservazione (SC) delle specie e degli habitat di interesse comunitario, in particolare chiede che non si verifichi un deterioramento dello SC e che almeno il 30 % delle specie/habitat con SC sfavorevole raggiunga entro il 2030 uno SC favorevole, o che almeno mostri un trend di miglioramento.

    DPSIR
    Stato
    Tipologia indicatore
    Descrittivo (tipo A)
    Efficacia delle politiche (tipo D)
    Riferimenti bibliografici

    EC, 2020, ‘EU biodiversity strategy for 2030’ European Commission (https://ec.europa.eu/environment/strategy/biodiversity-strategy-2030_en) EC, 2021, ‘Habitats Directive reporting’ European Commission (https://ec.europa.eu/environment/nature/knowledge/rep_habitats/index_en.htm) EEA, 2020, State of nature in the EU - Results from reporting under the nature directives 2013-2018, EEA Report No 10/2020, European Environment Agency (https://www.eea.europa.eu/publications/state-of-nature-in-the-eu-2020) Ercole S., Angelini P., Carnevali L., Casella L., Giacanelli V., Grignetti A., La Mesa G., Nardelli R., Serra L., Stoch F., Tunesi L., Genovesi P. (ed.), 2021. Rapporti Direttive Natura (2013-2018). Sintesi dello stato di conservazione delle specie e degli habitat di interesse comunitario e delle azioni di contrasto alle specie esotiche di rilevanza unionale in Italia. ISPRA, Serie Rapporti 349/2021. https://www.isprambiente.gov.it/files2021/pubblicazioni/rapporti/rapporto-349_2021_direttive_natura_def.pdf Ercole S., Giacanelli V., Bacchetta G., Fenu G., Genovesi P. (Eds.), 2016. Manuali per il monitoraggio di specie e habitat di interesse comunitario (Direttiva 92/43/CEE) in Italia: specie vegetali. ISPRA, Serie Manuali e linee guida, 140/2016. https://www.isprambiente.gov.it/public_files/direttiva-habitat/Manuale-140-2016.pdf ETC/BD, 2020, State of nature in the EU Methodological paper:Methodologies under the nature directives reporting 2013-2018 and analysis for the state of nature 2000, Technical Paper No 2/2020, European Environment Agency European Topic Centre on Biological Diversity (https://www.eionet.europa.eu/etcs/etc-bd/products/etc-bd-reports/etc-bd-technical-paper-2-2020-state-of-nature-in-the-eu-methodological-paper-methodologies-under-the-nature-directives-reporting-2013-2018-and-analysis-for-the-state-of-nature-2000) La Mesa G., Paglialonga A., Tunesi L., 2019. Manuali per il monitoraggio di specie e habitat di interesse comunitario (Direttiva 92/43/CEE e Direttiva 09/147/CE) in Italia: ambiente marino. ISPRA, Serie Manuali e linee guida, 190/2019. https://www.isprambiente.gov.it/files2019/pubblicazioni/manuali-linee-guida/MLG_190_19.pdf Stoch F., Genovesi P.(Eds.), 2016. Manuali per il monitoraggio di specie e habitat di interesse comunitario (Direttiva 92/43/CEE) in Italia: specie animali. ISPRA, Serie Manuali e linee guida, 141/2016. https://www.isprambiente.gov.it/public_files/direttiva-habitat/Manuale-141-2016.pdf

    Limitazioni

    Le limitazioni sono dovute al permanere di disomogeneità nel livello delle conoscenze nelle diverse regioni italiane, alla scarsità di piani di monitoraggi ad hoc di lungo periodo e alla necessità di ricorrere al giudizio esperto nelle valutazioni, sia talvolta per mancanza di dati, sia per la presenza di parametri di difficile interpretazione e quantificazione (es. valori favorevoli di riferimento).

    Ulteriori azioni

    Implementazione del coordinamento tra tutti i soggetti coinvolti, messa a regime di piani di monitoraggio ad hoc, armonizzazione delle metodologie di campo e miglioramento della qualità dei dati raccolti.

    Frequenza di rilevazione dei dati
    Sessennale
    Fonte dei dati
    ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale)
    MATTM (Ministero dell'Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare)
    MiTE (Ministero della Transizione Ecologica).
    Accessibilità dei dati di base

    Dati e documenti scaricabili dal Central Data Repository dell'Agenzia Europea dell'Ambiente (EEA). Risultati IV report italiano e relativi commenti disponibili nel volume ISPRA, Serie Rapporti 349/2021.

    Copertura spaziale

    Nazionale

    Copertura temporale

    2007-2012, 2013-2018

    Descrizione della metodologia di elaborazione

    Ai sensi dell'articolo 17 della Direttiva Habitat ciascuno Stato membro deve fornire ogni 6 anni una valutazione a livello biogeografico nazionale dello stato di conservazione (SC) di tutte le specie di interesse comunitario presenti nel proprio territorio. In Italia i dati devono essere raccolti da regioni e province autonome secondo metodologie condivise a livello nazionale (Ercole et al., 2016; Stoch e Genovesi, 2016; La Mesa et al., 2019), l’ISPRA coordina la realizzazione del report su mandato del MiTE, che lo trasmette formalmente alla CE alla fine di ciascun ciclo. Lo SC di una specie in una certa regione biogeografica si ricava tramite un processo di valutazione realizzato utilizzando i dati relativi a quattro parametri: range (o areale di distribuzione della specie), popolazione, habitat per la specie, prospettive future. La valutazione si basa sulla combinazione delle valutazioni dei singoli parametri per ogni specie nelle diverse regioni biogeografiche di presenza. Nel nostro paese le regioni sono: alpina (ALP), continentale (CON), mediterranea (MED), marino mediterranea (MMED). Lo SC complessivo (overall conservation status) è indicato come: favorevole (FV), sfavorevole-inadeguato (U1), sfavorevole-cattivo (U2) o sconosciuto (XX). La valutazione del trend complessivo per una specie in una regione biogeografica (overall trend) si basa sul trend dei tre parametri: range, popolazione e habitat per la specie. Il trend è espresso con una delle 4 categorie: incremento, stabile, decremento e sconosciuto. Informazioni complete sulle metodologie per il reporting ex art. 17 sono disponibili nei documenti scaricabili dal sito della Commissione europea. Il reporting prevede una metodologia standardizzata che permette di effettuare confronti tra cicli successivi. I cambiamenti dello SC possono essere in termini di deterioramento, laddove si è avuto un peggioramento dello SC, o di miglioramento nei casi in cui lo SC ha mostrato un avanzamento verso una situazione più positiva (da U1 a FV, da U2 a U1), o di stabilità quando non sono occorse modifiche nello stato di conservazione tra i due cicli di reporting. In alcuni casi non è possibile effettuare confronti a causa di nuove conoscenze e quindi nuovi assessment, revisioni tassonomiche o split intercorsi tra III e IV Report che hanno determinato variazioni nelle checklist delle specie rendicontate.

    Periodicità di aggiornamento
    Sessennale
    Qualità dell'informazione

    I risultati del reporting ex art. 17, insieme a quelli ex art. 12 della Direttiva Uccelli, costituiscono il set di dati prioritario su cui si basano le politiche europee di conservazione della natura, essendo standardizzati a livello europeo e prodotti a intervalli regolari di 6 anni per valutare e seguire nel tempo lo stato di conservazione delle specie d’interesse comunitario. Nonostante nelle regioni italiane permangano lacune di conoscenza e limitazioni dovute alla scarsità di piani di monitoraggi ad hoc di lungo periodo, l’indicatore presenta una buona comparabilità nel tempo e nello spazio, soprattutto se si considerano gli ultimi due report (2013 e 2019) condotti con metodologie comparabili. La rilevanza dei dati è dimostrata anche dall’analogo indicatore sviluppato in ambito europeo (“Conservation status of species under the EU Habitats Directive” Published: 18 Nov 2021 https://www.eea.europa.eu/ims/conservation-status-of-species-under).

    Stato
    Scarso
    Trend
    Negativo
    Valutazione/descrizione dello stato

    Lo stato di conservazione delle specie risulta complessivamente scarso, essendo in stato di conservazione sfavorevole (SC sfavorevole-inadeguato + SC sfavorevole-cattivo, Figura 1): - il 54% della flora terrestre e delle acque interne (di cui il 13% in SC cattivo), - il 53% della fauna terrestre e delle acque interne (di cui il 17% in SC cattivo), - il 22% delle specie marine (di cui il 17% in SC cattivo), per le quali si segnala anche il permanere di un 39% di specie con SC sconosciuto. L’obiettivo fissato dalla Direttiva Habitat del raggiungimento dello Stato di Conservazione Favorevole per tutte le specie presenti sul territorio nazionale è da considerarsi non raggiunto e non raggiungibile a breve termine.

    Valutazione/descrizione del trend

    La tendenza risulta negativa poiché non si rilevano dal 2013 al 2019 miglioramenti dello stato di conservazione delle specie, con percentuali di casi in SC sfavorevole che aumentano tra il III e il IV report sia per la fauna che per la flora terrestre con valori compresi che compresi tra il 50% e il 54% (Figura 2). Inoltre, nei risultati del IV report (2013-2018) non si rilevano percentuali significative di trend complessivo in incremento, che indica un miglioramento dello stato delle specie, registrandosi per lo più trend stabili o in deterioramento (Figura 3, Tabella 2).

    Commenti

    L’indicatore mostra i risultati dell’ultimo report italiano ex art. 17 della Direttiva Habitat riferito al periodo 2013-2018 e consegnato alla Commissione europea nel 2019, nel quale sono state rendicontate le 349 specie animali e vegetali italiane di interesse comunitario, comprendenti 322 specie terrestri e delle acque interne e 27 specie marine (Tabella 1). Per compilare i format di reporting, realizzare la cartografia e le valutazioni dello stato di conservazione (SC) di ciascuna specie in ogni regione biogeografica di presenza, è stata raccolta ed elaborata una grande mole di dati, complessivamente sono state prodotte 337 mappe di distribuzione e 619 schede di reporting (Tabella 1). Il IV report mette in luce condizioni critiche per numerose specie italiane di interesse comunitario, essendo in stato di conservazione sfavorevole (inadeguato + cattivo, Figura 1): - il 54% della flora terrestre e delle acque interne (di cui il 13% in SC cattivo), - il 53% della fauna terrestre e delle acque interne (di cui il 17% in SC cattivo), - il 22% delle specie marine (di cui il 17% in SC cattivo). Questi risultati non si discostano da quanto emerso nel precedente ciclo di reporting (relativo al periodo 2007-2012), con percentuali di casi in stato di conservazione sfavorevole nel IV report di poco superiori al III report, sia per la flora (che passa dal 50% al 54%) sia per la fauna (dal 51% al 53%) terrestri e delle acque interne (Figura 2). In ambito marino, rispetto al III report si registra un miglioramento delle conoscenze con decremento dei casi con SC sconosciuto dal 50% del 2013 al 39% nel 2019, percentuale tuttavia ancora piuttosto elevata; lo SC è risultato inadeguato per la tartaruga comune (Caretta caretta), cattivo per la foca monaca, la pinna (Pinna nobilis) e la magnosa (Scyllarides latus). Non si rilevano quindi significativi miglioramenti dello stato di conservazione delle specie dal 2013 al 2019, unico segnale positivo è il miglioramento delle conoscenze, con una generale diminuzione dei casi con SC sconosciuto, particolarmente evidente per le specie vegetali per le quali i casi con SC XX passano dal 16% nel 2013 al 3% nel 2019. In Figura 3 è possibile analizzare i cambiamenti intercorsi nello stato di conservazione tra III e IV Report. Per le specie vegetali lo SC rimane stabile nel 62% dei casi (Figura 3a) che comprendono sia quelli in cui lo SC rimane favorevole (43 casi), sia quelli in cui lo SC rimane sfavorevole (55 casi, di cui 10 con SC U1 e 45 con SC U2). Si osserva un deterioramento dello SC in 12 casi, la maggior parte dei quali situati nella regione mediterranea, che mostra in generale una situazione più critica rispetto alle altre regioni biogeografiche. Segnali positivi sono l’aumento delle conoscenze che ha portato alla realizzazione di nuove valutazioni nel 23% dei casi e il miglioramento dello SC nell’8% dei casi (13 casi di cui 9 passano da sfavorevole a favorevole, e 4 da U2 a U1, con il permanere di condizioni sfavorevoli seppur meno severe). Per le specie animali, l’analisi del cambiamento nello stato di conservazione (Figura 3b) mostra un’elevata percentuale di casi in cui non vi sono stati cambiamenti (62%) rispetto alla valutazione del precedente periodo 2007-2012. I casi di miglioramento (11%) sono riconducibili soprattutto a invertebrati e mammiferi mentre quelli di deterioramento (11%) riguardano principalmente anfibi e rettili; non sono stati rilevati casi di deterioramento tra i pesci, che tuttavia mantengono uno stato di conservazione sfavorevole. Per la fauna la percentuale dei casi di aumento delle conoscenze è pari al 5% e sono ascrivibili a quelle specie per le quali lo stato di conservazione non era stato valutato o era sconosciuto nel III report. Infine, la percentuale di cambiamenti non valutabili (11%) è dovuta prevalentemente all’introduzione di nuove specie o alle modifiche dello status tassonomico che non hanno permesso di effettuare confronti tra i due cicli di reporting. Per le specie marine confrontando le valutazioni effettuate negli ultimi due periodi di reporting (Figura 3c) si nota che lo SC è cambiato per un terzo delle specie grazie anche, in alcuni casi, ad un aumento delle conoscenze (3 mammiferi, passati da uno stato sconosciuto ad uno favorevole). Per due specie di invertebrati è stato registrato un miglioramento, mentre per Pinna nobilis si è osservato un peggioramento dovuto però ad una moria generalizzata causata da un patogeno specie-specifico che ha colpito la specie in tutto il Mediterraneo. Nelle rimanenti specie, lo stato di conservazione è rimasto stabile (28%) o non è stato possibile effettuare confronti (39%) come per le due specie di alghe, che sono state rendicontate solo nel IV report. Negativa risulta anche la situazione relativa ai trend emersa nel IV report (Tabella 2): per le specie vegetali terrestri e delle acque interne con SC inadeguato in 29 casi il trend è in decremento, in 27 casi è stabile e in 1 solo caso in incremento; per quelle con SC cattivo si registra una netta prevalenza di trend in decremento (16 casi su 21), solo 4 casi con trend stabile e nessuno con trend in incremento (Tabella 2 Sez. 2a); le specie con SC favorevole hanno trend per lo più stabile (67 casi su 69). Situazione analoga si registra per le specie animali terrestri e delle acque interne con SC favorevole che mostrano inoltre l’80% dei casi trend stabili e solo in poco più del 19% dei casi trend in incremento. Prevalgono purtroppo trend in decremento nelle specie valutate con SC inadeguato e cattivo (Tabella 2 Sez. 2b). Per una disamina completa dei risultati del IV report ex art. 17 e per i relativi commenti si rimanda a ISPRA, Serie Rapporti 349/2021. L’indicatore mostra con chiarezza l’urgente necessità di un maggiore impegno per la conservazione delle specie italiane tutelate dalla Direttiva Habitat, anche per il perseguimento del target fissato dalla nuova Strategia Europea per la Biodiversità di assicurare che almeno il 30% delle specie e degli habitat in stato di conservazione non soddisfacente migliori il suo stato entro il 2030 o mostri almeno una netta tendenza positiva (target presente anche nella nuova Strategia italiana per la Biodiversità).

    Allegati
    Titolo

    Tabella 1 - Numero di specie rendicontate nell'ultimo report italiano ex art. 17 e relative schede di reporting e mappe di distribuzione (2019)

    Fonte

    ISPRA, Serie Rapporti 349/2021

    Titolo

    Tabella 2 - Stato di conservazione e trend: numero di casi nelle diverse combinazioni di overall SC e overall trend a livello di regione biogeografica e nazionale (2019) per le specie vegetali (2a) e animali (2b) terrestri e delle acque interne

    Fonte

    ISPRA, Serie Rapporti 349/2021

    Legenda

    Categorie Stato di Conservazione: favorevole, inadeguato, cattivo, sconosciuto e non valutato. Categorie Trend: incremento, stabile, decremento, sconosciuto e non valutato. Regioni biogeografiche: alpina (ALP), continentale (CON), mediterranea (MED)

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    Titolo

    Figura 1: Stato di conservazione (SC) delle specie italiane di interesse comunitario emerso nel IV Report ex art. 17 (periodo 2013-2018, consegna 2019).

    Fonte

    ISPRA, Serie Rapporti 349/2021

    Thumbnail
    Titolo

    Figura 2: Stato di conservazione (SC) delle specie italiane di interesse comunitario: confronto tra III Report (2013) e IV Report (2019)

    Fonte

    ISPRA, Serie Rapporti 349/2021

    Thumbnail
    Titolo

    Figura 3: Cambiamenti dello Stato di Conservazione tra III report (2013) e IV report (2019) per le specie vegetali (3a) e animali (3b) terrestri e delle acque interne e per le specie marine (3c)

    Fonte

    ISPRA, Serie Rapporti 349/2021