CARBONIO ORGANICO DEL SUOLO E IMPATTO DEL CONSUMO DI SUOLO

Data aggiornamento scheda:

Il sequestro e lo stoccaggio di carbonio costituiscono un servizio di regolazione assicurato dai diversi ecosistemi terrestri e marini grazie alla loro capacità di fissare gas serra, seppur con diversa entità, secondo modalità incrementali rispetto alla naturalità dell’ecosistema considerato (tale regola vale in generale e nel contesto mediterraneo e del nostro Paese). Questo servizio contribuisce alla regolazione del clima a livello globale e gioca un ruolo fondamentale nell’ambito delle strategie di mitigazione e di adattamento ai cambiamenti climatici. Fra tutti gli ecosistemi terrestri, quelli forestali naturali e seminaturali presentano il più alto potenziale di sequestro di carbonio. Nel pool suolo, in particolare, il carbonio organico costituisce circa il 60% della sostanza organica presente e svolge un'essenziale funzione positiva su molte proprietà del suolo. Partendo dalla mappatura realizzata nell’ambito della GSP (Global Soil Partnership- GSOC map) per il serbatoio suolo, dai dati dell'Inventario Nazionale delle Foreste e dei Serbatoi Forestali di Carbonio (INFC) e dalle informazioni sulla copertura e consumo di suolo della cartografia ISPRA, l'indicatore fornisce una stima delle quantità di Carbonio Organico contenuto nei quattro pool per i suoli italiani e la variazione determinata dal consumo di suolo nel periodo 2012-2020 e 2012-2021. Lo stock per il 2012 è stimato essere di oltre 2,6 miliardi di tonnellate, un valore che fino al 2021 è stato intaccato per oltre 3,2 milioni di tonnellate e che è in costante diminuzione e con velocità annuali di perdita che ancora aumentano in otto regioni su venti.

DEGRADO DEL SUOLO

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Il degrado del suolo è una riduzione della capacità produttiva biologica della risorsa del suolo. Spesso, il processo di degrado è indissolubilmente legato alla perdita di biodiversità e agli impatti dei cambiamenti climatici. Per la valutazione del degrado del suolo occorre considerare diversi fattori interdipendenti che concorrono con differente incidenza sul fenomeno. Negli ultimi anni l’Italia ha aderito al progetto pilota sulla Land Degradation Neutrality (LDN), promosso dal Segretariato della Convenzione delle Nazioni Unite per la lotta alla desertificazione e al programma LDN Target Setting lanciato dallo stesso Segretariato per aiutare e affiancare i paesi nell’individuazione dei target volontari di LDN e nella definizione delle misure associate per il raggiungimento del target 15.3 degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile, da valutare attraverso l’evoluzione della "Percentuale di territorio degradato su superficie totale del territorio" (Indicatore di sviluppo sostenibile 15.3.1). Sono stati adottati, per la valutazione dell'indicatore in Italia i tre sub-indicatori proposti dall'UNCCD nell'ambito della politica di LDN (copertura del suolo, contenuto in carbonio organico e indice di produttività del suolo). 

Vengono inoltre considerati ulteriori indici/parametri particolarmente rilevanti nel contesto italiano e disponibili a livello nazionale. I risultati mostrano che nel 2019 la percentuale degradata sull'intero territorio nazionale, escludendo i corpi idrici, secondo la metodologia UNCCD si attesta al 17,4% e quasi  56.000 km2 (circa il 18,5% del territorio nazionale) hanno subito un aumento di degrado tra il 2006 e il 2019.

EROSIONE IDRICA

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L’indicatore stima la perdita di suolo per erosione idrica espressa in tonnellate/ettaro*anno. Dalle stime europee l'Italia, perde mediamente 8.77 tonnellate/ettaro * anno, ben superiore alla media europea.