Descrizione 1
Luca Congedo, Di Leginio, Anna Luise, Michele Munafò, Nicola Riitano,
Il degrado del suolo è una riduzione della capacità produttiva biologica della risorsa del suolo. Spesso, il processo di degrado è indissolubilmente legato alla perdita di biodiversità e agli impatti dei cambiamenti climatici. Per la valutazione del degrado del suolo occorre considerare diversi fattori interdipendenti che concorrono con differente incidenza sul fenomeno. Negli ultimi anni l’Italia ha aderito al progetto pilota sulla Land Degradation Neutrality (LDN), promosso dal Segretariato della Convenzione delle Nazioni Unite per la lotta alla desertificazione e al programma LDN Target Setting lanciato dallo stesso Segretariato per aiutare e affiancare i paesi nell’individuazione dei target volontari di LDN e nella definizione delle misure associate per il raggiungimento del target 15.3 degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile, da valutare attraverso l’evoluzione della "Percentuale di territorio degradato su superficie totale del territorio" (Indicatore di sviluppo sostenibile 15.3.1). Sono stati adottati, per la valutazione dell'indicatore in Italia i tre sub-indicatori proposti dall'UNCCD nell'ambito della politica di LDN (copertura del suolo, contenuto in carbonio organico e indice di produttività del suolo).
Vengono inoltre considerati ulteriori indici/parametri particolarmente rilevanti nel contesto italiano e disponibili a livello nazionale. I risultati mostrano che nel 2019 la percentuale degradata sull'intero territorio nazionale, escludendo i corpi idrici, secondo la metodologia UNCCD si attesta al 17,4% e quasi 56.000 km2 (circa il 18,5% del territorio nazionale) hanno subito un aumento di degrado tra il 2006 e il 2019.
Il degrado del suolo e del territorio è un fenomeno complesso causato da molteplici fattori che limitano o inibiscono le funzioni produttive, regolative e fruitive nonché i servizi ecosistemici che un suolo naturale è in grado di offrire. Tali fattori sono interconnessi e non vi èun accordo da parte della comunità scientifica su come valutarli.
Il degrado viene oggi valutato attraverso l’indicatore 15.3.1 delle Nazioni Unite come il rapporto tra terreno degradato rispetto alla superficie totale. La UNCCD (2017), organismo internazionale di riferimento per il calcolo dell’indicatore, ha proposto una metodologia finalizzata alla valutazione qualitativa secondo un approccio che prevede l'utilizzo combinato dei seguenti sub-indicatori, lasciando la possibilità di inserirne altri ritenuti importanti a livello di singolo paese:
- la copertura del suolo e i suoi cambiamenti nel tempo,
- la produttività del suolo
- il contenuto in carbonio organico.
Il degrado viene valutato analizzando la variazione dei suddetti indicatori considerando come riferimento temporale una baseline (2000-2015) e un successivo periodo di reporting (2004-2019).
La copertura del suolo è stata analizzata utilizzando i dati del CLC change (sommando per il periodo di baseline i cambiamenti 2000-2006 con quelli 2006-2012 e considerando i successivi cambiamenti 2012-2018 per il periodo di reporting) caratterizzati da una migliore unità minima mappabile (MMU) rispetto all’aggiornamento sessennale proposto dal programma CLC (5 ha vs. 25 ha). I dati relativi alle coperture artificiali sono stati ulteriormente affinati grazie alle informazioni derivate dalla carta a 10 metri del consumo SNPA, aggiornate rispettivamente al 2015 e al 2019.
Per la produttività è stata utilizzata la WUE (Water Use Efficiency), definita come il rapporto tra la produzione primaria lorda(Gross Primary Production, GPP) e la perdita di umidità tramite evapotraspirazione (Tang et alii, 2014).
I cambiamenti di carbonio organico nel suolo sono stati stimati tramite i dati di copertura del suolo visti prima (baseline: 2000-2015 e periodo di reporting: 2004-2019) e la carta nazionale del carbonio organico realizzata nell’ambito delle attività della Global Soil Partnership (Global Soil Organic CarbonMap - FAO and ITPS, 2018), ottenuta dall’analisi di circa 6.700 profili stratigrafici, collezionati dal 1990 al 2013, e accompagnati da una serie di covariate (uso del suolo, dati pluviometrici, DTM, etc).
L’indicatore finale riassume le informazioni relative alla baseline e al periodo di reporting secondo la metodologia proposta dall’UNCCD per il calcolo dell’SDG 15.3.1 e tiene conto sia degli aggiornamenti relativi ai metadati forniti da UNSD (2022) e aggiornati al 31 marzo 2022, sia delle Linee Guida (Good Practice Guidance for SDG Indicator 15.3.1 v. 2.0) prodotte dall’UNCCD.
Per il periodo di baseline è prevista l’individuazione delle aree stabili o degradate, mentre per il successivo periodo di reporting l’indicatore stima anche quelle in miglioramento. In entrambi i casi vale il principio del “One Out All Out” (UNCCD, 2017), secondo il quale basta un solo sub-indicatore in peggioramento per individuare un’area degradata.
Nel contesto italiano sono stati infine analizzati i seguenti ulteriori fattori di degrado valutati nel periodo di reporting (2006-2019) e nel triennio 2019-2022.
- Perdita di qualità degli habitat
- Aumento della frammentazione
- Aree di impatto potenziale (identificate come le superfici potenzialmente impattate con aree di buffer di 60 metri dalla superficie coperta artificialmente)
- Densità delle coperture artificiali (sulla base della definizione prevista nell'ambito del Sustainable Development Goal (SDG 11)
- Incremento degli spazi naturali di dimensioni inferiori a 1.000 m2
- Superfici percorse dal fuoco
Analizzare lo stato e l'aumento del degrado del suolo e del territorio attraverso una serie di indicatori descrittivi e di indicatori proxy del fenomeno.
Il tema del monitoraggio del territorio è presente nell’Agenda Globale per lo sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite e nei relativi Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (Sustainable Development Goals -SDGs), da raggiungere entro il 2030, che dovranno essere integrati nei programmi nazionali a breve e medio termine, così da evitare la coesistenza di agende differenti e incoerenti (UN, 2015). Tra i 169 sotto-obiettivi individuati da raggiungere entro il 2030, di particolare interesse per la tutela del suolo e del territorio, c'è quello di "garantire la lotta alla desertificazione, il ripristino dei terreni degradati e del suolo, compresi i terreni colpiti da desertificazione, siccità e inondazioni". Per monitorare il raggiungimento di questo target è stato universalmente proposto l'indicatore 15.3.1: "Percentuale di suolo degradato/superficie totale di territorio". Non esistono obiettivi fissati dalla normativa, tuttavia l'indicatore vuole contribuire alla misurazione di uno dei target individuati dagli SDGs, ovvero il raggiungimento, entro il 2030, di un “land degradation neutral world”, quale elemento essenziale per mantenere le funzioni e i servizi ecosistemici nel tempo. Agli inizi di novembre 2020 la Commissione europea ha lanciato la roadmap che condurrà alla “New Soil Strategy – healthy soil for healthy life” approvata a novembre 2021 e che dovrebbe portare entro la fine del 2023 a una legge europea sulla salute del suolo. Tra le numerose sfide che la nuova strategia prenderà in considerazione c’è anche il ripristino dei suoli degradatati e il miglioramento del monitoraggio della qualità del suolo, obiettivi che potranno certamente contribuire a rendere l’attuale metodologia più efficiente, robusta e condivisa tra i diversi Stati membri.
Descrizione 2
Ponce-Campos, G. E., Moran, M. S., Huete, A., Zhang, Y., Bresloff, C., Huxman, T. E., ... & Starks, P. J. (2013). Ecosystem resilience despite large-scale altered hydroclimatic conditions. Nature, 494(7437), 349-352.
Schillaci, C., Jones, A., Vieira, D., Munafò, M., & Montanarella, L. (2022). Evaluation of the Sustainable
Development Goal 15.3.1 Indicator of Land Degradation in the European Union. Land Degradation & Development. https://doi.org/10.1002/ldr.4457
Sims, N. C., Green, C., Newnham,G., England, J., Held, A., Wulder, M., ... & McKenzie, N. (2017).Good practice guidance. SDG Indicator, 15(1), 115.
Tang, Xuguang & Li, Hengpeng & Desai, Ankur & Nagy, Zoltán & Luo, Juhua & Kolb, Thomas & Olioso, Albert & Xu, Xibao & Yao, Li &Kutsch,Werner Leo & Pilegaard, Kim & Köstner, Barbara & Ammann,Christof. (2014). How is water-use efficiency of terrestrial ecosystems distributed and changing on Earth?. Scientific Reports. 4. 7483. 10.1038/srep07483.
Trends.Earth. Conservation International. Disponibile online su: http://trends.earth. 2022.
UN(2015), Transforming our World: The 2030 Agenda for Sustainable Development, A/RES/70/1, UnitedNations.
UNCCD (2016), Report of the Conference of the Parties on its twelfth session, held in Ankara from 12 to 23 October 2015. Part two: Actions. ICCD/COP(12)/20/Add.1, United Nations Convention to Combat
Desertification, Bonn. http://www.unccd.int/Lists/OfficialDocuments/cop12/20add1eng.pdf.
UNCCD (2017), Good Practice Guidance SDG Indicator 15.3.1 Proportion of land that is degraded over total land area, https://www.unccd.int/sites/default/files/relevant-links/2017- 10/Good%20Practice%20Guidance_SDG%20Indicator%2015.3.1_Version%201.0
UNCCD (2021), Good Practice Guidance SDG Indicator 15.3.1 Proportion of land that is degraded over total land area, Version2.0. United Nations Convention to Combat Desertification, Bonn, Germany.
UNSD (2022), Indicator 15.3.1 Metadata: Proportion of land that is degraded over total land area. Disponbile al sito: https://unstats.un.org/sdgs/metadata/
Munafò, M. (a cura di), 2023. Consumo di suolo, dinamiche territoriali e servizi ecosistemici. Edizione 2023. Report SNPA 37/2023.
Mancano serie storiche per definire trend più consistenti, oltre a indicatori nazionali su altre minacce e problematiche relative al suolo. La stima finale, risentendo dell’aggiornamento delle cartografie sul consumo di suolo con i nuovi dati satellitari disponibili e sul diverso approccio seguito per il calcolo della produttività non è confrontabile con le percentuali presentate nelle passate elaborazioni (2012-2018 e 2012-2019).
Si cercherà in futuro di integrare l’indicatore con altri parametri che via via si renderanno disponibili.
Qualificazione dati
I sub-indicatori relativi al consumo di suolo sono disponibili al seguente link: https://groupware.sinanet.isprambiente.it/uso-copertura-e-consumo-di-suolo/libraryhttp://54.229.242.119/GSOCmap/
Nazionale; Regionale
2000-2015
2006-2019
2019-2022
Qualificazione indicatore
La metodologia di calcolo per l’indicatore 15.3.1 prevede la sovrapposizione di tre sub-indicatori (produttività, copertura e carbonio organico) per un periodo di baseline (2000-2015) e un successivo periodo di reporting (2016-2019). Per il contesto italiano sono stati selezionati altri fattori di degrado valutati nel periodo di reporting (2016-2019) e nel biennio 2020-2021.
Per il calcolo dei primi tre sub-indicatori è stato utilizzato il modello Trends.Earth in ambiente QGIS (http://trends.earth/docs/en/) che permette di processare serie storiche di indici e variabili da immagini satellitari. L'aggiunta degli altri fattori è avvenuta attraverso operazioni di overlay spaziale con strumenti GIS mentre il degrado complessivo è stato derivato dall’integrazione dei diversi sub-indicatori con il criterio ‘’The One Out, All Out’’ (UNCCD, 2017).
I tre sub-indicatori richiamati nell'indice 15.3.1 sono stati valutati in una baseline e un periodo di reporting. Se quest'ultimo viene considerato come lo "stato" relativo alla baseline iniziale, considerando le linee guida dell’UNCCD, nel bilancio complessivo a livello nazionale, circa il 17,4%è in una situazione di potenziale degrado (Ttabella 1).
L’indicatore 15.3.1 mostra condizioni generali di stabilità nel periodo considerato (baseline + reporting) con peggioramenti localizzati prevalentemente al Centro (Lazio e Umbria) (Tabella 1).
Dati
Tabella 1: Risultati dell'indicatore SDG 15.3.1 per il livello nazionale e regionale
Elaborazione ISPRA su cartografia SNPA
aggiornamento 2019
Tabella 2: Aree in km2 con aumento di degrado nel periodo 2006-2019 e nel periodo 2019-2022 dovuto a una o più cause di degrado
Elaborazione ISPRA su cartografia SNPA
aggiornamento 2022
Utilizzando l'approccio UNCCD per il calcolo dell’indicatore 15.3.1, in Figura 1 è rappresentata la superficie degradata considerando i due diversi intervalli temporali (baseline: 2000-2015 e progress/reporting: 2004-2019). Il calcolo finale al 2019, considerando l’apporto del degrado di baseline e di periodo di reporting (o progress) combinati, stima il degrado per il livello nazionale al 17,4% (Tabella 1).
Valutando lo stesso indicatore al netto dei corpi idrici che possono incidere sulle superfici regionali anche con percentuali superiori al 5%, come nel caso del Veneto, le differenze, anche se di pochi punti percentuali consentono però di confrontare in maniera più coerente territori dalle diverse proporzioni tra suolo e acque interne.
In Tabella 1 sono inseriti i valori in ettari e in percentuale delle quote di territorio classificate come degradate, stabili e migliorate. Limitandosi alla sola parte di degrado appare evidente la diversa condizione delle regioni centrali rispetto alle altre ripartizioni: Il Lazio e l’Umbria sono le regioni che presentano le percentuali di degrado più elevate (rispettivamente 35,4% e 33,8%), mentre la Sardegna è la regione con la superficie degradata maggiore in termini assoluti con 641 mila ettari, di poco superiore al territorio degradato nel Lazio (602 mila ettari). Dal confronto tra i periodi 2006-2019 e 2019-2022 (Tabella 2) si nota come i fattori di degrado considerati influiscano pesantemente sulle stime numeriche, considerando che nel periodo 2019-2022 non sono conteggiati i sub-indicatori SDG 15.3.1 (land cover, produttività e variazione nel contenuto in carbonio organico). Nel periodo di reporting, durante il quale ai tre sub-indicatori previsti dalla metodologia sono stati aggiunti gli altri fattori supplementari, si può vedere chiaramente come il degrado sia maggiormente localizzato nelle aree di pianure e intorno ai centri urbani, in linea con le tendenze evolutive del consumo di suolo (Figura 2).