Descrizione 1
Patrizia D'Alessandro
Nel 2022, i quantitativi di rifiuti urbani complessivamente smaltiti in discarica ammontano a circa 5,2 milioni di tonnellate, e il numero delle discariche operative è pari a 117 impianti. Si registra una riduzione, rispetto al 2021, delle quantità totali di rifiuti urbani smaltiti in discarica pari al 7,9% (-446 mila tonnellate) e una riduzione del numero degli impianti pari al 3,8% (-9 impianti).
Rappresenta la quantità di rifiuti urbani smaltiti in discarica e il numero delle discariche operative che smaltiscono rifiuti urbani.
Verificare l’applicazione della gerarchia europea sulla gestione dei rifiuti prevista dall’art. 4 della Direttiva 2008/98/CE e successive modificazioni, che prevede lo smaltimento in discarica come forma residuale di gestione. Verificare il raggiungimento dell’obiettivo di riduzione dello smaltimento della frazione biodegradabile dei rifiuti urbani in discarica.
Direttiva 1999/31/CE relativa alle discariche di rifiuti e successive modificazioni.
Decisione 2003/33/CE decisione che stabilisce criteri e procedure per l’ammissione dei rifiuti nelle discariche ai sensi dell’art. 16 e dell’allegato II della Direttiva 1999/31/CE e successive modificazioni.
D.Lgs. 36/2003 attuazione della Direttiva 1999/31/CE relativa alle discariche di rifiuti e successive modificazioni.
D.Lgs. 152/2006 norme in materia ambientale - parte IV e successive modificazioni.
Direttiva 2008/98/CE relativa ai rifiuti e successive modificazioni.
DM 27 settembre 2010 definizione dei criteri di ammissibilità dei rifiuti in discarica, modificato dal DM 24 giugno 2015.
Direttiva 2018/850/UE che modifica la Direttiva 1999/31/CE relativa alle discariche di rifiuti.
Direttiva 2018/851/UE che modifica la Direttiva 2008/98/CE relativa ai rifiuti.
D.Lgs. n. 121/2020 (3 settembre 2020) che recepisce la Direttiva 2018/850/UE.
La Direttiva 1999/31/CE stabilisce, per ciascuno Stato membro, che a partire dalla data di entrata in vigore della stessa: entro cinque anni i rifiuti urbani biodegradabili da collocare in discarica devono essere ridotti al 75% del totale (in peso) dei rifiuti urbani biodegradabili prodotti nel 1995; entro otto anni devono essere ridotti al 50%; ed entro quindici anni devono essere ridotti al 35%. Tale Direttiva è stata recepita, nell’ordinamento nazionale, con il D.Lgs. 36/2003 che stabilisce i requisiti operativi e tecnici per gli impianti di discarica definendo le procedure, i criteri costruttivi e le modalità di gestione di tali impianti al fine di ridurre l’impatto sull’ambiente dei luoghi di raccolta dei rifiuti. Ai sensi del citato decreto le regioni, a integrazione del Piano regionale di gestione dei rifiuti, hanno elaborato un programma per la riduzione della frazione biodegradabile da collocare in discarica, allo scopo di raggiungere gli obiettivi fissati di smaltimento dei rifiuti biodegradabili, per il breve termine (173 kg/anno per abitante entro il 2008), medio termine (115 kg/anno per abitante entro il 2011) e lungo termine (81 kg/anno per abitante entro il 2018).
La Direttiva 2008/98/CE stabilisce i principi cardine in materia di rifiuti individuando un ordine di priorità che dovrà incoraggiare l’opzione di gestione ambientalmente migliore. In questo ordine di priorità lo smaltimento in discarica è l’opzione meno preferibile da utilizzare come forma residuale di gestione.
I criteri di ammissibilità dei rifiuti in discarica sono individuati dal D.Lgs. 36/2003 e, soprattutto, dal DM 27 settembre 2010 che traspone la Decisione 2003/33/CE della Commissione europea.
La Direttiva 2018/850/UE entrata in vigore il 4 luglio 2018, che ha modificato la Direttiva 1999/31/CE, prevede la riduzione progressiva dello smaltimento in discarica dei rifiuti urbani fissando al 2035 l’obiettivo di riduzione di tali rifiuti in discarica al 10% del totale dei rifiuti urbani prodotti.
Il decreto legislativo 3 settembre 2020, n. 121 (che modifica il D.Lgs. 152/2006), definisce i nuovi obiettivi di riciclaggio entro il 2030, il raggiungimento di almeno il 65% e di riduzione dello smaltimento in discarica, entro il 2035, a non più del 10% dei rifiuti prodotti.
Descrizione 2
ISPRA, Rapporto Rifiuti Urbani - Edizione 2023 (Rapporti n. 393/2023, versione integrale)
https://www.isprambiente.gov.it/it/pubblicazioni/rapporti/rapporto-rifiuti-urbani-edizione-2023
Qualificazione dati
ISPRA - Catasto rifiuti (http://www.catasto-rifiuti.isprambiente.it)
Nazionale (I), Regionale (R 20/20)
1997-2022
Qualificazione indicatore
I dati sullo smaltimento in discarica sono stati elaborati a partire dalle informazioni contenute nelle dichiarazioni MUD (Modello unico di dichiarazione ambientale) - 2023, anno di riferimento 2022, per i rifiuti urbani, effettuate dai gestori degli impianti. Successivamente, si è proceduto a un confronto con le informazioni raccolte attraverso l’invio di appositi questionari, predisposti da ISPRA, e inviati a tutti i soggetti competenti in materia di autorizzazioni e controlli (Regioni, Province, Agenzie regionali e provinciali per la protezione dell’ambiente e Osservatori Provinciali sui rifiuti). Nella fase di elaborazione dei dati si riscontrano, spesso, alcune incongruenze che rendono necessarie indagini puntuali sui singoli impianti.
La quota di rifiuti biodegradabili è stimata da ISPRA sulla base dei valori relativi alle diverse frazioni merceologiche presenti nel rifiuto indifferenziato allocato in discarica, accertati attraverso specifiche campagne di indagine.
Analizzando il dato di smaltimento in discarica rispetto alla produzione totale dei rifiuti urbani (circa 29,16 milioni di tonnellate) si rileva che il 17,8% dei rifiuti urbani prodotti viene ancora smaltito in discarica a livello nazionale (Figura 1). Tale percentuale dovrà, secondo quanto prevede la Direttiva 2018/850/UE scendere al 10% entro il 2035.
Nel periodo 2000-2022, la quantità di rifiuti urbani smaltiti in discarica si riduce del 76,4%, delineando un trend positivo (Tabella 1). In particolare, nel 2022 si registra un decremento, rispetto al 2021, pari al 7,9%, e una riduzione del numero di impianti (-9). Nel Nord, infatti, il numero delle discariche passa dai 53 impianti del 2021 ai 50 nel 2022, nel Centro da 28 a 25 e nel Sud da 45 a 42 (Tabella 3).
Dati
Tabella 1: Rifiuti urbani smaltiti in discarica, per macroarea geografica
ISPRA
Tabella 2: Quantità di rifiuti urbani smaltiti in discarica a livello regionale
ISPRA
Tabella 3: Numero di discariche per rifiuti urbani per regione
ISPRA
Nel 2022, i quantitativi di rifiuti urbani complessivamente smaltiti in discarica ammontano a circa 5,2 milioni di tonnellate, pari al 17,8% del quantitativo dei rifiuti urbani prodotti a livello nazionale (circa 29,1 milioni di tonnellate). Il 27% del totale smaltito (circa 1,4 milioni di tonnellate) viene gestito negli impianti situati nel Nord del Paese, il 34% (circa 1,8 milioni di tonnellate) viene avviato negli impianti del Centro, e al Sud, infine, viene smaltito il 39% (2 milioni di tonnellate) del totale nazionale (Tabella 2).
L’analisi dei dati a livello regionale evidenzia un calo tra il 2021 e il 2022, riferibile soprattutto alle regioni dal Sud dove si registra una riduzione di circa 417 mila tonnellate (-17,1%). Al Centro si osserva un incremento di 40 mila tonnellate (+2,4%) e al Nord una diminuzione di circa 70 mila tonnellate (-4,8%).
Al Sud le riduzioni maggiori a livello quantitativo si rilevano in Sicilia (-256 mila tonnellate circa, -22,3%) e in Puglia (-70 mila tonnellate, -13,4%). In queste regioni la diminuzione delle quantità di rifiuti urbani smaltiti in discarica appare correlata all’incremento della raccolta differenziata. In Campania, dove già dal 2021 non sono presenti impianti di discarica operativi, non si smaltiscono rifiuti in discarica ma vengono avviati allo smaltimento fuori dal territorio regionale. Aumentano, invece, le quantità smaltite in Basilicata (+3,9%, pari a 3 mila tonnellate), per effetto di un incremento dei rifiuti pretrattati.Al Centro, come già evidenziato, lo smaltimento in discarica aumenta di 40 mila tonnellate nell’ultimo anno (+2,4%) ascrivibile, in particolare, alle quantità smaltite nel Lazio dove si registra una crescita del 13,3% rispetto al 2021 (circa +53 mila tonnellate). Si osserva, come negli anni precedenti, una capacità impiantistica non sufficiente a garantire la completa gestione all’interno del territorio regionale, con un conseguente conferimento di rifiuti in impianti localizzati in altre regioni.Anche l’Umbria (+4,2%) fa registrare un incremento delle quantità di rifiuti urbani smaltiti in discarica. Si registra, invece, un decremento nelle Marche (-2,9%) dove la percentuale di raccolta differenziata rimane stabile (71,6% nel 2021 e 72% nel 2022), e in Toscana con una diminuzione dell’0,9% (-7 mila tonnellate).Al Nord del Paese si registra una lieve riduzione nelle quantità smaltite pari a -4,8%, corrispondente a circa 70 mila tonnellate. Si evidenziano, in particolare, forti riduzioni in Trentino-Alto Adige (-49,4%) ed Emilia-Romagna (-31,7%), e un notevole incremento in Valle d’Aosta (+58,9%), correlato all’aumento della produzione dei rifiuti urbani (Tabella 2).
Nel 2022, a livello nazionale, sono operative 117 discariche per rifiuti non pericolosi e pericolosi che hanno ricevuto rifiuti di origine urbana. Rispetto al 2021, il censimento ha evidenziato una riduzione di 9 impianti (Tabella 3). Il D.Lgs. 36/2003 e successive modificazioni prevede obiettivi di riduzione progressiva dello smaltimento in discarica dei rifiuti urbani biodegradabili (RUB), da raggiungersi a livello di ambito territoriale ottimale, a breve (173 kg/anno per abitante entro il 2008), medio (115 kg/anno per abitante entro il 2011) e lungo termine (81 kg/anno per abitante entro il 2018). Il pro capite nazionale di frazione biodegradabile in discarica risulta, nel 2022, pari a 53 kg per abitante, al di sotto dell’obiettivo stabilito dalla normativa italiana per il 2018 (81 kg/anno per abitante) (Figura 2).Nel 2022, 11 regioni hanno conseguito l’obiettivo fissato per il 2018 (Piemonte, Lombardia, Trentino-Alto Adige, Veneto, Friuli-Venezia Giulia, Emilia-Romagna, Lazio, Abruzzo, Calabria, Sardegna e Puglia.Le regioni più lontane dall’obiettivo sono la Valle d’Aosta (220 kg/abitante), il Molise (173 kg/abitante) e le Marche (155 kg/abitante) anche a causa dell’incidenza delle quote di rifiuti provenienti da fuori regione, nel caso del Molise e delle Marche (Figura 2).