AGGIORNAMENTO CARTOGRAFIA GEOLOGICA UFFICIALE

Data aggiornamento scheda:

Il Progetto di Cartografia Geologica d’Italia alla scala 1:50.000 (Progetto CARG) prevede la copertura totale del territorio italiano attraverso la realizzazione dei 636 fogli che costituiscono la Carta geologica d'Italia alla scala 1:50.000.

CARBONIO ORGANICO DEL SUOLO E IMPATTO DEL CONSUMO DI SUOLO

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Il sequestro e lo stoccaggio di carbonio costituiscono un servizio di regolazione assicurato dai diversi ecosistemi terrestri e marini grazie alla loro capacità di fissare gas serra, seppur con diversa entità, secondo modalità incrementali rispetto alla naturalità dell’ecosistema considerato (tale regola vale in generale e nel contesto mediterraneo e del nostro Paese). Questo servizio contribuisce alla regolazione del clima a livello globale e gioca un ruolo fondamentale nell’ambito delle strategie di mitigazione e di adattamento ai cambiamenti climatici. Fra tutti gli ecosistemi terrestri, quelli forestali naturali e seminaturali presentano il più alto potenziale di sequestro di carbonio. Nel pool suolo, in particolare, il carbonio organico costituisce circa il 60% della sostanza organica presente e svolge un'essenziale funzione positiva su molte proprietà del suolo. Partendo dalla mappatura realizzata nell’ambito della GSP (Global Soil Partnership- GSOC map) per il serbatoio suolo, dai dati dell'Inventario Nazionale delle Foreste e dei Serbatoi Forestali di Carbonio (INFC) e dalle informazioni sulla copertura e consumo di suolo della cartografia ISPRA, l'indicatore fornisce una stima delle quantità di Carbonio Organico contenuto nei quattro pool per i suoli italiani e la variazione determinata dal consumo di suolo nel periodo 2012-2020 e 2012-2021. Lo stock per il 2012 è stimato essere di oltre 2,6 miliardi di tonnellate, un valore che fino al 2021 è stato intaccato per oltre 3,2 milioni di tonnellate e che è in costante diminuzione e con velocità annuali di perdita che ancora aumentano in otto regioni su venti.

CONSUMO DI SUOLO IN AREA COSTIERA

Data aggiornamento scheda:

L'indicatore quantifica le superfici di suolo consumato entro specifiche distanze dalle linee di costa e l'evoluzione temporale del fenomeno. È ormai artificializzato quasi un quarto del territorio entro i 300 metri, il 19% tra i 300 e i 1.000 metri e l'8,7% tra 1 e 10 km, a fronte di un 6,5% del resto del territorio.

CONSUMO DI SUOLO NELLE AREE SOGGETTE A VINCOLO

Data aggiornamento scheda:

Il D.Lgs. 42/2004 (Codice Urbani) è il principale riferimento normativo per la tutela, conservazione e valorizzazione del patrimonio culturale (beni culturali e paesaggio). L'incremento di suolo consumato tra il 2021 e il 2022, all’interno delle aree vincolate considerate nel loro complesso (cioè quelle identificate ai sensi dell’art. 142 e dell'art.136), è di 1.501 ettari di cui circa un terzo concentrato in tre regioni (Veneto, Sicilia e Campania).

DEGRADO DEL SUOLO

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Il degrado del suolo è una riduzione della capacità produttiva biologica della risorsa del suolo. Spesso, il processo di degrado è indissolubilmente legato alla perdita di biodiversità e agli impatti dei cambiamenti climatici. Per la valutazione del degrado del suolo occorre considerare diversi fattori interdipendenti che concorrono con differente incidenza sul fenomeno. Negli ultimi anni l’Italia ha aderito al progetto pilota sulla Land Degradation Neutrality (LDN), promosso dal Segretariato della Convenzione delle Nazioni Unite per la lotta alla desertificazione e al programma LDN Target Setting lanciato dallo stesso Segretariato per aiutare e affiancare i paesi nell’individuazione dei target volontari di LDN e nella definizione delle misure associate per il raggiungimento del target 15.3 degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile, da valutare attraverso l’evoluzione della "Percentuale di territorio degradato su superficie totale del territorio" (Indicatore di sviluppo sostenibile 15.3.1). Sono stati adottati, per la valutazione dell'indicatore in Italia i tre sub-indicatori proposti dall'UNCCD nell'ambito della politica di LDN (copertura del suolo, contenuto in carbonio organico e indice di produttività del suolo). 

Vengono inoltre considerati ulteriori indici/parametri particolarmente rilevanti nel contesto italiano e disponibili a livello nazionale. I risultati mostrano che nel 2019 la percentuale degradata sull'intero territorio nazionale, escludendo i corpi idrici, secondo la metodologia UNCCD si attesta al 17,4% e quasi  56.000 km2 (circa il 18,5% del territorio nazionale) hanno subito un aumento di degrado tra il 2006 e il 2019.

GEOSITI

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L’indicatore esprime il numero di geositi, siti geologici di importanza tale da determinare un interesse alla loro conservazione e alla loro tutela, che sono stati, ad oggi, individuati, descritti e inventariati nella banca dati Geositi dell'ISPRA. Al 30 settembre 2023 sono poco più di 2.100.

IMPERMEABILIZZAZIONE E CONSUMO DI SUOLO

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L'indicatore quantifica il suolo consumato a seguito di una variazione da una copertura non artificiale a una copertura artificiale, secondo il principio del consumo di suolo netto, ovvero al netto delle trasformazioni da suolo consumato a suolo non consumato (in genere ripristino di cantieri e di altre aree che l’anno precedente rientravano nel consumo di suolo reversibile). Il consumo di suolo netto registrato nel corso del 2022 ha riguardato 7.075 ettari di territorio, causando la perdita spesso irreversibile di aree naturali semi-naturali e agricole e dei loro rispettivi servizi ecosistemici.

POTENZIALE UTILIZZO DELLA RISORSA IDRICA SOTTERRANEA

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L’indicatore, basato sull'invio al Servizio Geologico d'Italia delle comunicazioni previste dalla L464/84, fornisce indicazioni sulla distribuzione degli scavi/pozzi/perforazioni di profondità superiore a 30 m, sulla tipologia d'uso delle acque emunte e sulle falde acquifere maggiormente sfruttate.

SITI CONTAMINATI DI INTERESSE NAZIONALE

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L’indicatore fornisce le informazioni principali sui 42 siti contaminati d’interesse nazionale (SIN). La superficie complessiva a terra dei SIN è pari a 149.052 ettari e rappresenta lo 0,49% della superficie del territorio italiano. L’estensione complessiva delle aree a mare ricomprese nei SIN è pari a 77.733 ettari. La problematica interessa, ad eccezione del Molise, tutte le regioni italiane. L’avanzamento complessivo delle procedure a terra è noto, sia per i suoli sia per le acque sotterranee, per poco più del 60% dell’estensione totale dei 35 SIN considerati; si osserva che a giugno 2021, la caratterizzazione è stata eseguita nel 64% della superficie (66% nel caso dei suoli), gli interventi di bonifica/messa in sicurezza sono stati approvati con decreto nel 14% della superficie (18% nel caso delle acque sotterranee) e il procedimento si è concluso nel 16% della superficie per i suoli e 12% per le acque sotterranee.

SITI DI ESTRAZIONE DI MINERALI DI PRIMA CATEGORIA (MINIERE)

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L'indicatore considera gli insediamenti estrattivi di minerali di prima categoria, come classificati dalla normativa in vigore, con l'esclusione delle fonti energetiche fluide e delle sorgenti di acque minerali e/o termali, presenti sul territorio nazionale dal 1870 ad oggi. Ha la duplice valenza di individuazione dei potenziali giacimenti minerari ancora sfruttabili con tecniche sostenibili e di localizzazione delle potenziali fonti inquinanti legate alle vecchie metodiche estrattive. Dei 3.016 siti che sono stati in produzione negli ultimi 150 anni, solo 94 hanno una concessione ancora in vigore e 76 sono i siti che risultano in produzione nel corso del 2020. 562 siti minerari dismessi o abbandonati presentano un grado di rischio ecologico-sanitario da medio ad alto. Diversi siti minerari musealizzati sono entrati a far parte della Rete nazionale dei musei e parchi minerari - REMI, coordinata da ISPRA.

SITI DI ESTRAZIONE DI MINERALI DI SECONDA CATEGORIA (CAVE)

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Le attività di estrazione di risorse minerarie da cava (come intese dalla normativa vigente) rappresentano un importante settore economico ma anche una fonte di problematiche ambientali che vanno dal consumo di risorse non rinnovabili del sottosuolo e del suolo, al potenziale inquinamento delle acque superficiali e sotterranee, all'impatto negativo sul paesaggio, sulla biodiversità e, in alcuni casi, sulla salute umana. D'altra parte le cave rappresentano il luogo d'origine dei materiali che caratterizzano le città ed i borghi artistici del nostro paese. La crisi economica che ha investito pesantemente il settore a partire dal 2007 ha provocato una drastica riduzione delle attività di estrazione, con un tasso di decrescita in rallentamento negli ultimi anni. Nel 2017, su quasi 4.500 cave con autorizzazione in vigore circa il 60% risulta in esercizio.

SITI DI ESTRAZIONE DI RISORSE ENERGETICHE: GEOTERMIA

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Nell'ottica della riduzione delle fonti fossili e della mitigazione della dipendenza energetica, la geotermia, in quanto fonte energetica rinnovabile, sostenibile e programmabile, può fornire un contributo molto importante. L'Italia è un Paese a elevata vocazione geotermica, culla dello sfruttamento industriale del calore interno della Terra, in cui l'utilizzo della fonte geotermica a fini elettrici e termici è ancora poco considerato. La produzione geotermoelettrica è stabile da quasi 10 anni e limitata alla sola regione, Toscana dove rappresenta il 70% delle fonti energetiche rinnovabili (FER) regionali e copre il 30% fabbisogno energetico regionale. Più diffuse sul territorio sono le applicazioni ad uso diretto dei fluidi geotermici (climatizzazione edifici, termalismo, agroalimentare, acquacoltura). In crescita le pompe di calore geotermiche per climatizzazione degli edifici, ma ancora ben lontane dai numeri dei paesi nordeuropei. In crescita anche le reti di teleriscaldamento urbano, ma anche in questo caso la risorsa geotermica risulta sottoutilizzata.

SITI DI ESTRAZIONE DI RISORSE ENERGETICHE: OLIO E GAS

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L'indicatore quantifica le attività di estrazione di risorse minerarie energetiche fossili (olio e gas) presenti sul territorio nazionale, in termini di ubicazione dei siti, quantità di risorse estratte, riserve disponibili. Indirettamente fornisce indicazioni sulla presenza di potenziali problematiche ambientali. A livello territoriale, la maggiore produzione di idrocarburi si registra in Basilicata per la terra ferma e nella zona “A” - Mare Adriatico settentrionale e centrale per le aree marine.

SITI OGGETTO DI PROCEDIMENTO DI BONIFICA REGIONALE

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L’indicatore fornisce informazioni sui siti d’interesse regionale oggetto di procedimento di bonifica. I dati raccolti, estratti dalle anagrafi/banche dati regionali, sono riferiti a 19 regioni e a 2 province autonome e descrivono un quadro dei siti regionali su tutto il territorio nazionale. Nelle anagrafi/banche dati regionali dei siti oggetto di procedimento di bonifica sono presenti 36.814 siti registrati, di cui 19.474 hanno concluso il procedimento di bonifica. Per il 56% dei siti sono disponibili i dati di superficie. La superficie amministrativa interessata dai procedimenti di bonifica è pari a 43.398 ettari (ed è relativa al 52% dei procedimenti). I dati sullo stato di avanzamento amministrativo dei siti con procedimento in corso mostrano che il 59,5% è in fase di notifica, il 19,4% è nella fase di costruzione del modello concettuale, il 17,7% ha interventi approvati, nel restante 3,4% dei casi, relativi alla Sardegna, l’informazione non è aggiornata. Lo stato della contaminazione è noto per l’84% dei siti con procedimento in corso. Risultano 5.505 siti potenzialmente contaminati, 3.658 siti contaminati e 5.425 siti in attesa di accertamenti analitici. Infine, per quel che riguarda i procedimenti conclusi, solo nel 32,7% dei casi è stato necessario un intervento di bonifica, nel 67,3% il procedimento si è concluso senza intervento.

USO DEL SUOLO

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L'indicatore descrive l'uso del suolo (agricolo, urbano, industriale o commerciale, infrastrutture, ricreativo, naturale e seminaturale, corpi idrici, etc.), riportando le superfici territoriali relative alle diverse classi secondo il sistema di classificazione CORINE Land Cover. Tra il 2012 e il 2018 si continua ad assistere all’incremento generalizzato delle aree artificiali urbane principalmente a scapito delle aree agricole. In Italia, come nel resto d'Europa, le aree coltivate mostrano una contrazione legata anche ai processi di abbandono colturale, oltre che a quelli di urbanizzazione.